Dolce e Gabbana chiudono i battenti, “chiusi per indignazione”

Dolce e Gabbana chiudono i battenti, “chiusi per indignazione”

Questa mattina, i tanti cittadini che volevano fare shopping nelle boutique di Dolce & Gabbana, si sono trovati le saracinesche chiuse in faccia con un grosso cartello bianco con scritte nere in stampatello: “chiuso per indignazione. Closed for indignation” recitava l’avviso. Il tutto è successo dopo i tweet e le dichiarazioni ritenute offensive per i due stilisti da parte dell’assessore al Commercio Franco D’Alfonso.

Questo aveva dichiarato ieri che “non bisognerebbe concedere spazi simbolo della città a personaggi famosi e marchi vip che hanno rimediato condanne per fatti particolarmente odiosi in questo momento di crisi economica come l’evasione fiscale” (Corriere.it, 19/07). Prontissima è arrivata la risposta dei due stilisti che dopo aver postato sul proprio profilo twitter un sonoro “Comune, fate schifo” (cit. Stefano Gabbana), hanno deciso di chiudere i battenti davanti all’incredulità dei proprio clienti.

Ieri, D’Alfonso aveva anche cercato di chiarire dichiarando che la sua affermazione non era contenuta in un’intervista ma “estrapolata da una conversazione informale”. Sulla questione oggi sono intervenuti anche le due più importanti figure del panorama politico lombardo: il sindaco Pisapia e il Presidente della Regione Maroni. Il primo ha accusato i due stilisti di aver proferito “offese inaccettabili” mentre il secondo ha appoggiato Dolce & Gabbana assicurandoli che la Regione metterà in ogni momento “a disposizione gli spazi per le sfilate” e sulla questione ha invitato tutti “al dialogo”.

Probabilmente, questa è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso dopo un periodo di sofferenza comprensibile per i due stilisti che proprio un mese fa si erano visti condannare in primo grado dal Tribunale di Milano per un’evasione di circa 200 milioni di euro per “omessa dichiarazione dei redditi”. Nelle carceri italiane non ce n’è un solo colletto bianco condannato per evasione fiscale, ed ora proprio loro. Si capisce il nervosismo. E poi, gli “indignati” non dovremmo essere noi che, probabilmente, abbiamo pagato 200 milioni di euro in più di tasse anche per loro?

Giacomo Salvini