Quei finanziamenti alla fondazione di Brunetta

Nelle ultime settimane il problema dell’“agibilità politica” di Silvio Berlusconi ha riempito (e continuerà a farlo) le colonne cartacee e digitali di tutte le testate nazionali. Ma da quando Renato Brunetta si è fatto largo tra le stanze di Montecitorio e all’interno del suo partito, ogni sua affermazione desta polemiche quotidiane tra l’opinione pubblica e di palazzo.

L’ultima vicenda che coinvolge direttamente il capogruppo Pdl alla Camera è però extraromana. Nell’amena cornice della costiera amalfitana, a Ravello (Salerno), ha sede l’omonima fondazione culturale, alla cui testa si trova proprio l’ex ministro della Funzione pubblica.

Tuttavia non è il solo esponente politico presente nel “consiglio generale d’indirizzo”: infatti basta dare un’occhiata al sito della Fondazione Ravello per notare che tutte le poltrone (ufficialmente “incarichi”) sono occupate da onorevoli e senatori (Edmondo Cirielli, Vincenzo Demasi, Adriano Bellacosa), da vecchi vertici di Confindustria (l’ex presidente Antonio D’Amato), ma anche da illustri nipoti (Giuseppe De Mita, erede di Ciriaco) e presidenti di società calcistiche (Aurelio De Laurentiis). Non mancano però noti esponenti del governo Letta, come il sottosegretario alla presidenza Filippo Patroni Griffi.

Ora, a parte i dubbi sui criteri di scelta utilizzati per nominare la rappresentanza di una fondazione culturale (chi tra i consiglieri è esperto di gestione dei beni culturali?) e sulla scelta di Brunetta in qualità di presidente (notoriamente veneziano e residente a Roma, cosa ci fa a capo di un istituto culturale campano?), l’opposizione di centrosinistra al Consiglio regionale della Campania ha denunciato un uso improprio dei fondi europei, quelli che la maggior parte delle regioni meridionali non spende per progetti mirati e d’interesse comune.

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Il 12 luglio scorso, la giunta Caldoro (Pdl – Nuovo Psi) ha stanziato 4 milioni di euro alla Fondazione Ravello.

Secondo il segretario provinciale del Pd, Nicola Landolfi, si tratta di un “furto”, mentre il capogruppo regionale dem Raffaele Topo ha annunciato che prossimamente verrà depositata un’interrogazione in Regione, assieme agli alleati di Sel, per cercare di fare chiarezza sulla decisione.

Dall’altra parte, invece, gli esponenti di maggioranza (nonché compagni di partito di Brunetta) difendono la loro scelta, in quanto il finanziamento alla Fondazione Ravello rientra nella direttiva Pac (Piano azione coesione), il documento regionale che prevede l’impiego dei fondi europei sbloccati da tempo. La giunta regionale ha erogato 66 milioni di euro a enti d’interesse turistico-culturali e al comune di Napoli.

Una nota di Palazzo Santa Lucia – sede del governo regionale – fa sapere che “i quattro milioni sono stati solo assegnati e verranno materialmente messi in campo solo dopo le valutazioni e i controlli di efficacia ed efficienza, e saranno spalmati in almeno due anni, cioè, in proporzione meno degli anni passati”.

Stefano Caldoro

Ma il segretario regionale di Sel Arturo Scotto non ci sta: “Se Brunetta (cittadino onorario del comune costiero) tiene davvero allo sviluppo di Ravello, deve fare un passo indietro, almeno fino a quando fa il capogruppo Pdl a Montecitorio”. Per Scotto, il conflitto d’interessi dell’ex ministro anti-fannulloni è palese: “Cosa accadrà quando l’ex ministro avrà a che fare con la pubblica amministrazione?”.

La mission della Fondazione è quella di “tutelare e valorizzare, in termini culturali ed economici, i beni di interesse artistico e storico situati nell’area del Comune di Ravello”, anche se la nota della Regione parla di fondi per la gestione di tre beni patrimonio Unesco che si trovano fuori dai confini comunali.

Brunetta “il mecenate”, per ora, non ha rilasciato alcuna dichiarazione in difesa della fondazione da lui presieduta, mentre l’ente stesso ha dato mandato ai suoi avvocati di mettere in campo ogni iniziativa legale volta per tutelarsi, compresa la querela a Landolfi per aver parlato di “furto”. Dopo il tentativo di rivoluzionare la Pubblica amministrazione, l’ex ministro si occupa adesso delle persone giuridiche di diritto privato – la fondazione. Con soldi pubblici.