Carrozza: “Facilitare donazioni di Pc alle scuole”

Tra gli ultimi annunci del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, colpisce leggere uno dei suoi tweet di oggi: “Faremo una norma per facilitare le donazioni di computer e di strumenti informatici alle scuole”.

Quell’intenzione non viene manifestata a caso ed è lo stesso ministro a spiegarlo: “Ho letto l’appello del liceo Mamiani di Roma e so bene che l’agenda digitale intanto va attuata con Computer e Rete in ogni aula“.

Non è stato l’unico annuncio di oggi della Carrozza, che sempre sul social network ha annunciato la visita a tutti gli uffici scolastici regionali (“per conoscere meglio e da vicino tutte le nostre realtà sul territorio”) e ha confermato che domani saranno rese note le tabelle per determinare i punteggi del “bonus maturità” nei test di ingresso alle facoltà a numero chiuso (provocando la reazione negativa della Rete Studenti, che ritengono questo istituto molto discriminatorio). La questione dell’informatica a scuola, tuttavia, è quella che ha riscosso maggior interesse.

Maria Chiara Carrozza

In effetti, la dirigenza del Mamiani, storico liceo della Capitale, in questi giorni ha pubblicato sul suo sito una lettera con cui annuncia ai genitori degli alunni che  la scuola “è stata cablata, resa più adeguata alle nuove tecnologie”: il riferimento è ai computer, ma anche a quella meraviglia tecnologica costituita dalle Lim, le lavagne interattive multimediali che da qualche anno sono entrate in uso in alcune scuole. “Ora però – continua la lettera – abbiamo necessità di implementare il parco macchine di cui disponiamo e Vi chiediamo di collaborare con la Scuola, donando computer, monitor, portatili, stampanti, scanner… in buono stato ovviamente!”

Il problema dell’ammodernamento tecnologico delle strutture scolastiche, a ben guardare, è annoso. Bisogna andare indietro non poco per ricordare le “tre I” che Silvio Berlusconi, nel suo programma elettorale del 2001, aveva dedicato alla scuola: inglese, imprese e internet. Per la prima occorre(va) studiare di più le lingue, per la seconda servi(va) soprattutto buona volontà per collegare la scuola al mondo del lavoro. Per la terza I, però, occorrevano prima di tutto strumenti. E risorse per comprarli.

Di denari dallo Stato, in verità, ne sono sempre arrivati pochini, un po’ perché la scuola è quasi sempre stata la “Cenerentola” di ogni esecutivo, un po’ perché le necessità erano davvero molte (in alcuni istituti i computer erano limitati agli uffici, quando andava bene). Negli anni, così, le scuole si sono arrangiate come potevano, chiedendo finanziamenti a enti locali, club di servizio, associazioni di industriali o approfittando delle iniziative promosse da alcune catene commerciali, il tutto per attrezzare laboratori di informatica in cui gli studenti potessero accedere durante le lezioni.

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Ora che anche quei canali sembrano essersi inariditi – la crisi si fa sentire soprattutto lì – le scuole non cessano di battere quelle strade, ma iniziano a rivolgersi all’unica altra fonte rimasta, la stessa che paga le tasse di iscrizione a inizio anno: le famiglie degli studenti.

Certamente non è affatto scontato che l’appello trovi qualcuno disposto a raccoglierlo: le famiglie sono spesso in difficoltà (e, se devono acquistare un computer, magari lo tengono a casa, se non ne hanno uno).

Le agevolazioni di cui parla la Carrozza dovrebbero essere soprattutto burocratiche (per non creare problemi alla scuola che accetta una donazione) e, magari, economiche (riconoscendo, ad esempio, piccoli incentivi o sgravi a chi dona uno strumento), per convincere qualche famiglia in più ad aprire il portafogli per donare qualcosa che servirà alla scuola anche dopo che i figli avranno finito i loro studi.

L’agenda digitale ricordata dal ministro potrebbe consentire altri traguardi (è sempre la Carrozza, ad esempio, ad accogliere l’idea di “stimolare l’utilizzo di software aperti”), ma certamente va perseguita con strumenti idonei: “Si dovrebbero donare anche computer NUOVI o semi NUOVI e non vecchi, la scuola non è una discarica” mette in guarda la titolare dell’istruzione, magari stoppando sul nascere le velleità di qualche azienda o famiglia, pronta a rifilare a qualche istituto catorci informatici vecchi di una decina di anni, dopo aver rinnovato le proprie macchine, magari facendo anche la figura del benefattore.

L’idea della Carrozza non accontenta tutti: per Alesssandro Capocchi (Direttore Scientifico Fondazione Campus), “il tema è incentivare le imprese a avere rapporti con le scuole come accade in altri Paesi: basterebbe la leva fiscale. Mi sono occupato a lungo di eGov – cinguetta su Twitter, rispondendo direttamente al ministro – e le garantisco che oltre agli strumenti è necessario alfabetizzare gli insegnanti e non solo”.

Il problema sollevato da Capocchi, in effetti, è reale: non sono pochi gli insegnanti che, a tutt’oggi, hanno bisogno di un aggiornamento informatico, a volte perfino di nozioni di base (e si vergognano, magari, di chiedere aiuto a colleghi, compagni, consorti e figli).  Se il computer è nuovo, ma chi dovrebbe insegnarlo non lo sa usare a dovere (o continua a insegnare programmi magari utili per la logica, ma poco presenti nella vita quotidiana), rischia di rimanere spento e, magari, di prendere polvere.