Da democratico a democratico D’Alema a Obama “sulla Siria sbagli”

Massimo D’Alema, già ministro degli Esteri, è tra i politici italiani il più attivo sul fronte internazionale.

Secondo D’Alema Obama sbaglierebbe in caso di intervento degli Stati Uniti in Siria.

D’Alema, esponente democratico e fondatore di Italianieuropei, è dell’idea che “in Siria non servono bombardamenti mirati, ma una forte iniziativa politica internazionale che costringa le parti al cessate-il-fuoco, dispieghi una forza di interposizione sotto l’egida delle Nazioni Unite e promuova una conferenza di pace che metta fine alla guerra in corso”.

Secondo l’ex premier “al di là della comprensione verso la giusta esigenza di Barack Obama e Francois Hollande di fare qualcosa di fronte alla tragedia dell’uso delle armi chimiche, questa operazione militare si presenta come non risolutiva e probabilmente molto rischiosa”.

Per Massimo D’Alema “un attacco punitivo ‘mirato’ nei confronti del regime di Bashar al-Assad non consente di procedere verso la soluzione del conflitto”.

L’ex presidente del consiglio aggiunge: ”sarebbe una iniziativa inutile e dannosa, perché rischierebbe di alimentare tensioni con la Russia e altri Paesi della regione”.

D’Alema respinge poi il paragone con il Kosovo: ”Li c’era un obiettivo politico chiaro che qui manca”.

”Gli eventi di questi ultimi due anni – prosegue D’Alema – inducono a riflettere su una drammatica carenza di analisi e di visione da parte degli Stati Uniti, per non parlare dell’assenza o, nel migliore dei casi, della debolezza dell’Unione europea per le divisioni fra i suoi Stati membri”. Quindi conclude: ”Non avendo le giuste chiavi culturali interpretative e muovendosi in ordine sparso l’Occidente non ha saputo e non sa come intervenire”.

 

D’ALEMA SULL’UNIONE EUROPEA

La sfida a cui devono rispondere le grandi famiglie politiche europee è quella di “un’accelerazione democratica dell’integrazione. Non per creare il temuto super stato europeo ma per evitare che le decisioni siano nelle mani di una reale e potente ‘supertecnocrazia’ che finisce per dipendere quasi esclusivamente dai governi degli Stati più forti. Occorre una svolta” e l’occasione “potrebbero essere le prossime elezioni europee”.

D’Alema cita quindi la proposta dei Socialisti di “presentare al voto popolare il candidato alla presidenza della commissione”.

Una proposta per “cambiare dal basso le istituzioni e dare un senso nuovo ai partiti. Questo trasformerebbe le elezioni europee in un pronunciamento sul futuro governo dell’Europa”.