Nessun accordo a Ginevra: l’Iran non rinuncia all’arricchimento dell’uranio

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Iran non rinuncia all’arricchimento dell’uranio. Ancora lunga e incerta la strada che porta all’accordo tra l’Iran e gli stati del “5+1”, sul programma nucleare di Teheran: sembra procedere in salita.

Il numero due della delegazione iraniana, Abbas Aghracì, ha dichiarato che non ci sono possibilità che si giunga ad un’intesa a breve: l’Iran non è disposto a rinunciare all’arricchimento dell’uranio e, ha poi aggiunto il vice del ministro degli Esteri Zarif, “per domani non si può prevedere nulla”.

La mattinata, è stata quasi interamente dedicata al “faccia a faccia” tra Mohammad Zarif e Lady Catherine Ashton, responsabile esteri e sicurezza dell’UE e rappresentante dei 5+1: il rappresentante di Teheran ha ribadito che l’arricchimento dell’uranio per l’Iran “non è negoziabile”, ancor di più, è una “linea rossa” invalicabile.

Pochi giorni fa si era già sfiorato un accordo: il ministro degli esteri di Parigi, Laurent Fabius, aveva bloccato le trattative proprio per la rigidità della Francia riguardo all’arricchimento dell’uranio iraniano.

Fabius vuole un accordo che si basi sulla “fermezza” e critica l’atteggiamento schizofrenico dell’Iran che, da una parte, per voce del presidente Rohani apre al dialogo con gli Usa e sul programma nucleare, dall’altra invece, si dimostra intransigente sullo stesso programma e definisce Israele un “cane rabbioso”, come qualche tempo fa ha dichiarato l’ayatollah Khamenei.

Dietro il “no” della Francia, infatti, è chiaro che ci sia il paese del Presidente Nethanyahu. Quest’ultimo ha sempre invitato l’Occidente a non fidarsi dell’Iran, soprattutto ha sempre messo in guardia, i vertici delle potenze mondiali, dal concedere a Teheran un accordo troppo conveniente sul nucleare: riferendosi maliziosamente alle aperture di Obama a Rohani degli ultimi tempi.

Lo stesso Obama, da parte sua, invita le potenze europee e lo stesso Israele a concedere spazio alle vie diplomatiche di Ginevra, senza cedere alla tentazione di sanzionare ulteriormente l’Iran, e dunque aspettare di giungere a un accordo che potrebbe concretizzarsi nei prossimi mesi.

Confermando la sua posizione “morbida” e “diplomatica” nei confronti dell’Iran, il Presidente USA, ha confermato l’apertura di una grave crisi con lo storico alleato mediorientale, l’ultima si era verificata 30 anni fa quando Israele accusò gli Usa di vendere aerei radar ai sauditi.

Nethanyahu, ma anche molte organizzazioni ebraiche statunitensi, ritengono che concedere all’Iran lo sviluppo della centrale di Arak, nella quale gli israeliani pensano che si arricchisca uranio per scopi militari, sia particolarmente pericoloso visto che, nel caso in cui l’accordo di Ginevra diminuisca di 20 miliardi di dollari (100 totali) le sanzioni all’Iran come previsto, il governo di Rohani avrebbe in mano una quantità di risorse che gli permetterebbe di produrre armi atomiche molto più velocemente.

Obama che d’altronde ha sempre saputo che Israele gli preferiva Mitt Romney, non si aspettava di ricevere uno schiaffo sulla questione iraniana anche in casa: Harry Reid, capo democratico al Congresso, ha dichiarato che a Dicembre sosterrà l’approvazione di una legge che allarghi le sanzioni petrolifere, ma anche in altri settori dell’economia, nei confronti dell’Iran.