Expo 2015: 13 arresti tra Lombardia e Calabria

13 arresti per associazione di stampo mafioso connessa all’ Expo 2015. Un fil rouge che collega la Lombardia alla Calabria. Sono infatti queste due le regioni di provenienza dei 13 indagati della Procura distrettuale antimafia di Milano.  Tra gli arrestati anche Luigi Addisi. Il consigliere comunale del Pd di Rho si era dimesso in primavera.

L’accusa mossa dalle indagini procuratore aggiunto Ilda Boccassini sarebbe di associazione di stampo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di danaro dall’illecita provenienza, abuso d’ufficio, favoreggiamento e minacce. Nessun pentito e nessuna soffiata. Gli inquirenti si sono serviti di pedinamenti e microspie, come nel caso di Emilio Pizzinga, ex consigliere comunale del Pdl di Cesano Maderno. Pizzinga sarebbe stato intercettato mentre si recava a casa del padrino ottantenne Salvatore Moscatello. L’ex consigliere aiutava il boss a risolvere le pratiche Inps, quest’ultimo si impegnava a trovare voti per un amico di Pizzinga.

L’associazione aveva dunque contatti con esponenti del mondo politico, istituzionale, imprenditoriale e bancario. Contatti che consentivano di poter ottenere vantaggi vari, dai finanziamenti alle informazioni riservate.

I Ros dei carabinieri sarebbero partiti da due gruppi della ‘ndrangheta radicati nella provincia di Como e con contatti nel tessuto economico per arrivare alle speculazioni immobiliari e ai subappalti di grandi opere connesse all’Expo 2015. Sarebbero proprio questi gli interessi delle cosche della ‘ndragheta emersi dalle indagini. È stata infatti, ancora una volta, una speculazione edilizia a fare luce, agli occhi degli inquirenti, sui movimenti interni delle cosche. Per rendere edificabile un terreno di Rho, i boss hanno fatto pervenire una mazzetta di 300 mila euro al costruttore Franco Monzini. Nel passaggio di danaro compare Luigi Addisi che nel consiglio comunale  cerca di favorire la cosiddetta cooperativa Quadrifoglio.

L’organizzazione ha potuto avvalersi  dell’aiuto di un agente della polizia penitenziaria, di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, di un imprenditore immobiliare e di vari consiglieri comunali della provincia di Milano. Nelle intercettazioni si parla anche dell’uso di armi a scopo intimidatorio. Nel modus operandi della cosca numerose azioni atte ad intimidire chiunque avesse cercato di mettergli il bastone tra le ruote: incendi d’auto, pestaggi, recapito di buste contenenti proiettili. A farne le spese anche gente comune come un vigile ed un benzinaio. Colpevole il primo di aver effettuato dei normali controlli sulla strada. Il secondo invece non ha accettato il pagamento con bancomat da parte della figlia di un boss.

A rischiare grosso anche due aziende edili  che sarebbero di proprietà di Giuseppe Galati e gestite, per suo conto, da familiari. Le due aziende avrebbero preso alcuni subappalti per i lavori della Tangenziale Est Esterna di Milano. È quest’ultima una delle grandi opere collegate a Expo 2015.