Debito pubblico, Washington Post: Italia bomba ad orologeria d’Europa

debito pubblico

Il vero problema è l’Italia”. Poche parole, concetto chiaro. Lo ha scritto venerdì scorso il Washington Post, quinto quotidiano più venduto negli States, fucina di una gloriosa generazione di reporters sotto la guida editoriale della famiglia Graham (Katharine in particolare) e di Ben Bradlee, deceduto lo scorso ottobre. Il post di Matt O’Brien analizza l’andamento del debito pubblico europeo che, secondo i dati di Eurostat riferiti al terzo trimestre del 2014, è calato dello 0,4% (86,6%) rispetto all’87% del trimestre precedente. Anche quello italiano ha subito una seppur lieve riduzione: rispetto al secondo trimestre del 2014 il calo è stato del 2% fino al 131,8% ma su base annua il debito pubblico italiano è salito del 4%. Non proprio dati invidiabili. “Italy isn’t recovering at all” sottolinea il Wp: l’Italia non si sta riprendendo affatto.

Dicono di noi

La stampa straniera, e in particolare quella anglosassone, non ha mai risparmiato niente al Belpaese. E così deve essere. Negli Usa e in Gran Bretagna l’informazione è una cosa seria (“il cane da guardia del potere”) mentre da noi è una barzelletta, altrimenti Reporter Sàns Frontieres non ci avrebbe relegato al 73° posto per libertà di informazione tra Moldavia e Nicaragua. Perciò non è la prima volta che la stoccata arriva dai quotidiani stranieri. Proponiamo qui una breve antologia solo dell’anno passato. Dopo gli arresti per corruzione del maggio scorso nello scandalo riguardante l’Expo di Milano il Financial Times fa notare che “le accuse di corruzione paiono normali nella politica e negli affari italiani” (14-05), mentre La Vanguardia di Barcellona individua nella corruzione “un problema cronico italiano che produce scandali quasi quotidiani” (14-05). Ma la maggior parte dei quotidiani esteri guarda soprattutto alla deficitaria economia italiana e all’insufficiente spinta riformista dei governi succeduti dal 2011 in poi. Dopo la straripante vittoria alle europee il FT vede in Renzi l’uomo “che promette un ambizioso programma di riforme e può conquistare la fiducia dell’elettorato” (02-06). Tiepida fiducia. Ma, dopo un mese, partono le bordate. Mentre il governo si arrabatta sulle riforme costituzionali cangurando gli emendamenti prima di ferragosto, il Wall Street Journal scrive che se non si faranno le riforme economiche “ci saranno pochi motivi per essere ottimisti” (06-08). Il giorno dopo, anche il quotidiano della city londinese critica il governo a cui “manca un piano originale e coerente per l’economia” (07-08). Intanto il Pil cala ancora: -0,4%. Ma la sintesi completa arriva dal quotidiano di Wall Street, il 3 novembre scorso: “La terza economia dell’Eurozona sta soffrendo per una combinazione tossica di crescita anemica e un debito pari al 135 per cento del pil. L’economia italiana– si legge– è cresciuta meno dell’1 per cento in media negli anni precedenti la crisi e ora è probabile uno scivolone in recessione per la terza volta in sei anni. Le condizioni del credito continuano a deteriorarsi”. Buio totale.

Situazione debito

Oggi l’Italia, secondo il WP, è “la bomba ad orologeria d’Europa”. Negli ultimi 16 anni, dalla nascita dell’euro, infatti “è cresciuta solo del 4% facendo peggio anche della Grecia”. Inoltre, in termini comparativi, “Grecia e Portogallo hanno entrambi molti debiti ed entrambi sono stati salvati” dalla Troika ma almeno “hanno cominciato a riprendersi e sono piccoli abbastanza da consentire all’Europa di rimandare quello che devono a un domani da definire”. L’Italia invece, sottolinea O’Brien, ha un debito “troppo grande per essere ignorato” e quindi “deve iniziare a crescere più dello 0,25% all’anno”. Conclusione: gli italiani lasceranno che questo declino continuo “avvenga all’interno dell’euro”?

 

Giacomo Salvini