Export: bene l’Italia nei mercati extra UE, le prospettive future

Buone notizie per l’economia italiana, che provengono sempre dalla stessa fonte, gli aggiornamenti ISTAT sul commercio internazionale.

Ebbene, migliora ulteriormente la bilancia commerciale con i Paesi extra-UE, come vediamo anche dal grafico ISTAT di seguito, con l’export a febbraio 2015 in aumento del 7,1% rispetto a un anno primo e le importazioni in calo del 4,1%.

Al netto dell’energia, che ha visto cali superiori al 20% (a causa del crollo dei prezzi), l’aumento delle esportazioni grezze in un anno è del 9,1%, ancora maggiore, e la parte del leone con un progresso del 20%, la fanno una delle colonne della manifattura italiana, ovvero i beni strumentali.

Anche considerando per un confronto maggiormente realistico sia gennaio che febbraio in ogni caso l’export aumenta del 3,9% rispetto a gennaio-febbraio 2014, e del 13,7% i beni strumentali.

 Vediamo di seguito la differenza rilevante tra i prodotti, e appunto il contributo preponderante dei beni strumentali:

Export: bene USA e Turchia, meno sbocchi in Cina e Russia

Si fanno sentire sia la crisi in Russia, con le sanzioni che colpiscono duramente l’interscambio con l’Italia, che il rallentamento cinese, che portano le esportazioni verso questi Paesi a un calo del 23,2% e del 7,7% rispettivamente. Tuttavia si tratta di valori più che compensati da un aumento dell’export verso gli Stati Uniti in primis: ben il 49,3% in più se prendiamo come riferimento solo il mese di febbraio. Verso oltreoceano l’avanzo di biancia commerciale ha superato i 2 miliardi di euro in un solo mese, e più di 3 prendendo in considerazione anche gennaio.

Certamente la svalutazione dell’euro, uno dei fattori esterni da cui l’Italia dovrebbe trarre vantaggio per il 2015, ha già dato il suo contributo.

Un altro sbocco prezioso per l’export che ha dato segni di ripresa dopo le tensioni politiche ed economiche degli ultimi anni è la Turchia, che presenta instabilità valutaria e una inflazione ancora elevata, ma una struttura manifatturiera e una rete bancaria solida che mantengono in crescita la domanda. +10,7% per l’export verso la Turchia a febbraio 2015 rispetto a un anno prima.

Vediamo di seguito i saldi commerciali tra l’Italia e altri Paesi: oltre gli Stati Uniti al di fuori della UE rimane fondamentale il ruolo della Svizzera, ma anche ormai quello dei Paesi EDA, ovvero le Economie Dinamiche Asiatiche (Thailandia, Malesia, Taiwan, Hong Kong, Singapore e Corea del Sud)

L’Export del futuro: agganciare l’aumento della domanda globale

Il report del 2014 di SACE sull’export sottolinea le caratteristiche della struttura industriale italiana orientata alle esportazioni, i punti di forza che lo hanno caratterizzato durante la crisi e come possono essere utili in futuro.

Negli anni di crisi più duri, tra il 2007 e il 2012, solo le esportazioni hanno frenato la caduta del PIL italiano, in particolare l’export oltre la UE, che ha addirittura superato il potenziale, dato dalla domanda dell’area, il che vuol dire che ci sono state anche delle conquiste di nuove quote di mercato. Lo vediamo nel seguente grafico del SACE

 

Da un lato vi sono stati alcuni elementi di debolezza rispetto ad alcuni competitors, come la stretta bancaria che ha colpito le piccole tantissime aziende esportatrici, e la prosecuzione dell’aumento del costo del lavoro, mentre per esempio in Spagna questo diminuiva in modo rilevante, dall’altro l’Italia ha saputo mettere in campo un aumento di competitività in elementi non di prezzo spesso difficili da rilevare e descrivere ma presenti, e dimostrati dagli aumenti dell’export anche negli anni di crisi.

Per il futuro SACE prevede una prosecuzione degli aumenti, in particolare nei beni di investimento che risentiranno della ripresa soprattutto nei Paesi avanzati e in particolare nella meccanica strumentale, n cui l’Italia gioca un ruolo centrale. Come vediamo dal seguente prospetto SACE un altro settore fondamentale sarà quello agro-alimentare, con una previsione di un +8,9% annuo contro una media del +6,9% per tutto l’export. Il Made in Italy, importantissimo nel settore food dovrebbe essere il traino centrale anche per la crescita dei beni di consumo

Come si vede in alcuni settori la crescita 2014-2017 appariva inferiore a quella 2010-2013, ma deriva dal fatto che il 2010 rappresenta il primo anno di recupero dopo il crollo del commercio mondiale del 2009.

Export: settore food vitale, obiettivo 2020

In particolare per il food l’obiettivo è di arrivare a 50 miliardi di export per il 2020, dopo aver raggiunto i 40 miliardi nel 2018. Eravamo a 33 miliardi nel 2013.

La strada appare lunga, Paesi come la Germania o Stati Uniti hanno le quote di mercato maggiori, ma gli incrementi maggiori, anche superiori a quelle dei competitor, sono venute per l’Italia proprio dai mercati emergenti extra UE, dove si concentrerà l’aumento di domanda maggiore. Lo vediamo nel seguente prospetto.

E’ in Paesi come Cina, Hong Kong, Corea del Sud, Filippine, Indonesia, Colombia o Polonia che si concentra la strategia di sfruttare l’immagine del made in Italy soprattutto per quei prodotti in cui vi è un crescente vantaggio competitivo come pasta, vino, olio.