Venturini: c’è un algoritmo per influenzare l’indicizzazione Google

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Robert Epstein e Ronald Robertson, psicologi dell’American Institute for Behavioral Research and Technology, sono sicuri: è possibile influenzare l’andamento elettorale – le elezioni, sostanzialmente – attraverso un algoritmo su Google.

L’algoritmo impone un ordine, quello che colloca un sito più in evidenza (ovvero più in alto) rispetto ad un altro. In campagna elettorale sono molti i cittadini che si informano attraverso internet (in Italia quasi un quarto) sui candidati e questa indicizzazione influenza notevolmente la decisione di votare qualcuno rispetto ad un altro.

La tesi di Marco Venturini, blogger de Il Fatto Quotidiano, è quella secondo la quale i soldi fanno la differenza: “se sei il candidato di un grande partito per un’elezione importante, l’apparato ti metterà a disposizione budget e risorse per creare anzitempo un buon sito e blog collegati. Se hai poco tempo e soldi e se non sei il candidato principale del tuo schieramento, hai comunque una possibilità”. Puro cinismo o sana verità?

Poi c’è il rapporto col social network. Facebook, ad esempio. Google tende a sottostimare Zuckerberg, ma qualora fosse una pagina estremamente attiva, allora questa viene posta in cima ai risultati Google. Wikipedia, invece, è sempre al top dei risultati.

Quindi i giornali online. Google non pone l’ordine cronologico come fondamentale. Viceversa sono le notizie più importanti (ad esempio quelle riguardanti un candidato politico) e più condivise in cima alla ricerca. Le notizie più rilevanti incidono più delle ultime, cronologicamente parlando.

E’ per tutto questo che Venturini espone la sua tesi finale, secondo la quale “la rete può influenzare il voto, ma influenzare la rete è molto meno semplice di quanto lo sia coi media tradizionali. Anche se si hanno milioni a disposizione. L’unico modo per avere una buona reputazione online è quello di avere una buona reputazione offline”. In sostanza il candidato in questione deve cercare di essere una brava persona: “se hai la coscienza a posto Google può essere un’opportunità, non una minaccia”, conclude Venturini.

Daniele Errera