Riforme, trattativa in bilico

Pier Luigi Bersani Matteo Renzi PD

L’accordo sulle riforme che sembrava ad un passo venerdì sembra essere naufragato nel weekend, almeno ascoltando le parole dei protagonisti. Che alla fine della fiera sono sempre gli stessi da un mese a questa parte: Renzi e governo da una parte, Bersani e minoranza Pd dall’altra. L’ex segretario Pd, in un’intervista al Corriere della Sera, ha ribadito le sue istanze, ovvero: l’articolo 2 si deve modificare “Io non rompo. Ho solo detto una cosa che pensavo fosse chiara da tempo e cioè che devono essere i cittadini a eleggere i senatori. E da qui non ci si scosta. Devo anche dire che sono un po’ sorpreso – aggiunge Bersani – perché leggo di intese che si fanno e che si rompono, quando invece io non ho avuto nessun contatto diretto. Mi pareva di aver percepito la disponibilità a lavorare sul comma 5 dell’articolo 2 e che la questione si potesse risolvere lì. Se ho capito male, sarebbe interessante saperlo”.

Il dietro front dell’ex segretario non preoccupa più di tanto il premier Matteo Renzi: “Io voglio chiudere un accordo, e ci lavorerò fino alla fine ma se gli altri cercano pretesti per rompere che si accomodino, vorrà dire che al referendum del 2016 lo spiegheranno agli italiani in modo diverso dal Pd”. La sensazione che si respira è che il governo abbia i numeri per chiudere la partita. Ne è convinta il ministro Maria Elena Boschi: “Al 90 per cento la riforma è condivisa -spiega Boschi – c’è ancora qualche punto da definire, siamo al lavoro e nei prossimi giorni definiremo i confronti. Ma credo sia giusto che non ci siano veti. Sono assolutamente fiduciosa che alla fine si arriverà all’approvazione delle riforme costituzionali entro il 15 ottobre. Lo abbiamo visto anche nei giorni scorsi, c’è un’ampia maggioranza in Senato. “.

Maggioranza dovuta anche all’appoggio incondizionato dei verdiniani e di alcuni senatori di Forza Italia nonostante il capogruppo al Senato di Fi Paolo Romani smentisca le illazioni: “Smentisco categoricamente. Se non ci saranno le modifiche che chiediamo, noi voteremo no. E persino Franco Carraro e Bernabò Bocca, amici personali di Matteo Renzi, mi hanno detto che rispetteranno la disciplina di partito”.

Ma le trattative tra i corridoi di Palazzo Madama vanno avanti e lo scilipotismo, a detta dello stesso Scilipoti, è ormai una prassi consolidata e legale. Intanto Roberto Calderoli prepara le sue armi: “Se il governo non mostra la volontà di cambiare la riforma, sarà sommerso da milioni di emendamenti, cifre a 7 zeri”. E Boschi avverte: “Non credo che il rischio sia tanto che fallisca questo tentativo di riforma ma se il Pd perde questa sfida il rischio è perdere credibilità come partito, il rischio è consegnare paese a Movimento 5 Stelle e alla Lega”.