Delitto Biagi, Procura di Bologna riapre le indagini

marco biagi

Omicidio per omissione. L’ipotesi di reato su cui la procura di Bologna ha riaperto il caso sulla morte dell’ex giuslavorista Marco Biagi, è grave. Gravissima. Il 19 marzo 2002, un commando di brigatisti lo colì con sei colpi di proiettile vicino casa. Rivendicazione: Nuove Brigate Rosse. L’indagine, però, è stata riaperta dopo il sequestro di molti documenti riservati dell’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola nell’ambito di un’inchiesta che riguarda il porto d’Imperia. Successivamente, giovedì 8 maggio, i pm calabresi hanno deciso di sequestrare tutto l’archivio per sostenere le accuse di favoreggiamento al latitante Matacena.

Il pm Antonio Guastapane aveva chiesto la riapertura delle indagini. I documenti sequestrati sarebbero stati sequestrati il 9 luglio 2013 a casa di Luciano Zocchi, ex segretario di Scajola. Un quaderno rosso e altri fascicoli che riguardavano il Sismi, il G8 di Genova e anche il delitto Biagi. Secondo le prime indiscrezioni, risulta dalle indagini che Scajola sarebbe stato informato da un altro giuslavorista vicino a Biagi della pericolosità di non rinnovargli la scorta. Lo dimostrerebbe una lettera sequestrata dai magistrati in cui l’ex ministro dell’Interno viene informato della situazione emergenziale. Circa 10 anni dopo, Scajola è diventato il maitre-à-pensier dell’insaputismo nostrano.

Dopo l’omicidio fecero anche scalpore alcune dichiarazioni dello stesso ministro dell’Interno: “A Bologna hanno colpito Biagi che era senza protezione ma se lì ci fosse stata la scorta i morti sarebbero stati tre. E poi vi chiedo: nella trattativa di queste settimane sull’articolo 18 quante persone dovremmo proteggere? Praticamente tutte”. Ma, soprattutto: “Biagi era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza”. Chapeau.

Oggi intanto Scajola ha parlato per più di due ore con il suo avvocato Giorgio Perroni a Regina Coeli. ” Sta bene, abbiamo parlato principalmente del processo e poi del più e del meno – ha dichiarato Perroni Sull’archivio e sulla lettera di cui parlano tanto i giornali io non so niente. Noi conosciamo le vicende che ci sono state contestate a Roma e per le quali si è già svolto l’interrogatorio. Quella lettera non è stata sequestrata a noi e quindi non siamo in grado di fare nessun commento”.