La crisi economica non è finita, da mesi fatturato dell’industria ancora in calo, che succede?

crisi economica, curve del fatturato e degli ordinativi

La crisi economica non è finita, da mesi fatturato dell’industria ancora in calo, che succede?

C’è qualcosa che non torna.

Questo viene spontaneo da pensare osservando gli ultimi dati sul fatturato e gli ordinativi dell’industria.

E’ vero, sono sempre più i servizi a produrre PIL, e strutturalmente non siamo più agli anni ’70 con le fabbriche da migliaia di operai, le ciminiere, o con i capannoni a perdita d’occhio nella pianura quei capannoni su cui oggi è scritto “vendesi” e che con un po’ di fortuna il proprietario riesce a liquidare con pochi euro.

Tuttavia siamo coloro che si vantano ancora di essere i secondi produttori industriali in Europa, ovviamente dopo la Germania, quindi nel caso dell’Italia l’industria conta, eccome. E per questo conta la sua crisi.

Che c’è, si è ripresentata anche  e soprattutto con gli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT e risalenti a marzo

Crisi economica di fatto con un calo del 3,6% del fatturato dell’industria in un anno

Cosa dicono gli ultimi dati? Che nel mese di marzo, se consideriamo il calendario e il fatto che quest’anno proprio a marzo cadeva la Pasqua, il fatturato nell’industria è calato del 3,6%. Se pensiamo agli ordinativi invece, la diminuzione, con dati destagionalizzati, è stata del 3,3%.

Questo solo considerando il confronto marzo 2016 – marzo 2015. Se prendiamo i dati dei trimestri, come in effetti è più coerente, e paragoniamo il primo trimestre 2016 e il primo del 2015 il calo è del 1,5% nel fatturato. E tuttavia si tratta di un trend piuttosto inquietante, soprattutto se lo osserviamo in un grafico:

 

In particolare quello relativo al fatturato appare un calo tipico da recessione, iniziato a giugno 2015 e proseguito a fase alterne fino a oggi. Meno sfumato ma presente il decremento negli ordinativi, che di solito come è ovvio seguono i trend dei fatturati in ritardo.

Sì dirà, ma si tratta delle conseguenze del crollo del prezzo del petrolio e quindi della diminuzione del fatturato delle raffinerie e di tutte le industrie legate al greggio. E’ vero, ma solo in parte.

Infatti anche volendo togliere la componente energia il calo nel fatturato di marzo è del 2%, mentre è zero la crescita considerando i trimestri

Questo prospetto ci dice anche quali settori sono i più fragili, quali industrie.

Quello che se la cava meglio è l’industria per la produzione di beni di consumo durevoli, leggi FCA, ex FIAT, che da sola trascina buona parte della ripresa del Paese come abbiamo già visto.

Sappiamo infatti che nell’ultimo mese di cui vi sono tutti i dati, aprile, FCA ha visto una crescita delle immatricolazioni del 12,15%, più della media italiana del 11,53%, con un aumento della quota di mercato che sfiora il 30%.

La riattivazione di alcune fabbriche in precedenza chiuse, la fine della cassa integrazione per migliaia di operai sono stati come una luce nei chiaroscuri di una ripresa troppo flebile.

Negli altri settori industriali infatti è calo, soprattutto nei beni intermedi, -3,4% di fatturato a marzo. Sono quei beni per cui si fa molto sentire la concorrenza dei Paesi emergenti, per esempio.

Allo stesso tempo calano del 1,1% i beni strumentali, quelli in cui la nostra industria eccelle, per esempio nella meccanica di precisione, e che soprattutto compongono tanto del nostro export.

Giù anche il fatturato nei beni di consumo non durevoli, per esempio nel campo alimentare. Di ben il 2,2%

Per la produzione industriale invece la crisi economica sembra finita, allora cosa succede?

Vi è un fatto strano, su cui è bene farsi delle domande.

Contemporaneamente a questi cali dal lato invece della produzione industriale invece vi è un lentissimo ma più o meno costante aumento, come vediamo:

Cosa succede? La cosa più probabile ora è che il modo per fare coincidere i due trend, ovvero un aumento in volume e una diminuzione in fatturato, sia un calo del valore di ciò che viene prodotto, un effetto della deflazione, che certo da tempo colpisce duramente nei prezzi alla produzione, ed era stata in questo ambito presa molto positivamente, ma che ora evidentemente si ripercuote anche sul prodotto finale dell’industria italiana. A parità di volume prodotto il prezzo cala e di conseguenza anche il fatturato.

Ma attenzione, si tratta anche di un sintomo di un male più grande ed insidioso: la produttività stagnante, che ci vede in fondo alle classifiche internazionali, come si vede da un grafico twittato da Oscar Giannino, che sottolinea come sia un argomento di cui nessuno parla, un elefante nella stanza.

E’ un problema antico, che risale a più di 20 anni. Qui vi è solo la produttività del lavoro, ma chiaramente il discorso non cambia molto per la produttività generale.

Un elefante nella stanza gigantesco, se si osserva il confronto con gli altri Paesi, anche europei, non solo emergenti, e che rischia di schiacciarci se non ci accorgiamo di lui.