Stefano Rodotà è morto dopo una malattia, politica in lutto

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Stefano Rodotà è morto dopo una malattia, politica in lutto

Si è spento ieri sera intorno alle ore 21 all’età di 84 anni il noto giurista Stefano Rodotà dopo una lunga malattia. La camera ardente, come fa sapere l’Ansa, sarà allestita nella Sala Aldo Moro alla Camera dei Deputati. Sarà possibile rendere omaggio al giurista, domenica dalle 10 alle 19.

Calabrese di Cosenza, Rodotà è ricordato per il suo impegno in diversi campi della cultura e della società italiana. Innanzitutto come giornalista. Come sottolinea Repubblica, quotidiano del quale è stato uno dei più illustri collaboratori, è stato “uno dei primi professori a scrivere regolarmente sui giornali. Ha cominciato sin dai primi anni Settanta, quando le tribune dei giornali erano scansate dagli accademici”. Suoi erano alcuni editoriali usciti sul Mondo di Mario Pannunzio, su Panorama, sull’Unità e sul Manifesto e sul Giorno.

Stefano Rodotà: giurista e politico per la tutela delle libertà

Rodotà è stato un illustre giurista ed accademico. Docente ordinario di Diritto civile alla Sapienza, ha insegnato anche a Genova e a Macerata. Fuori dall’Italia, ha avuto cattedre in Francia, Stati Uniti, India, Canada, Australia ed America Latina. È stato uno dei primi, a parlare del rapporto tra libertà personale ed informatica. Come ricorda il Corriere della Sera, già dal 1973, infatti, esaminò le possibili conseguenze sulla società dell’avvento degli elaboratori elettronici. A tal proposito aveva pubblicato un saggio, denominato Elaboratori elettronici e controllo sociale, edito dal Mulino. Quindi, in tempi più recenti, ha focalizzato i suoi studi sul rapporto tra società informatizzata e privacy. Proprio in questo contesto, dal 1997 al 2005, Rodotà è stato il primo Garante per la protezione dei dati personali.

La libertà e la tutela dei diritti di tutti hanno caratterizzato il suo impegno politico, così come la bioetica e la laicità dello Stato. Figlio di un maestro calabrese iscritto al Partito d’Azione, l’unica tessera posseduta da Rodotà è stata quella del Partito Radicale. I suoi trascorsi in Parlamento, però, sono nelle fila del Partito Comunista Italiano e del Partito Democratico della Sinistra. Proprio della Quercia è stato anche presidente. Nel 1994 aveva abbandonato la politica per tornare ai suoi studi. Era riapparso sulla scena nel 2013. Rodotà, infatti, era stato il nome proposto dal Movimento Cinque Stelle e Sel per il Quirinale.

Scomparsa Stefano Rodotà: il cordoglio della politica

Trasversale è il cordoglio della politica per la sua scomparsa. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si dice “profondamente colpito”. Ricorda “le alte doti morali e l’impegno di giurista insigne, di docente universitario, di parlamentare appassionato e di prestigio e di rigoroso garante della Privacy”.

“Una vita di battaglie per la libertà” scrive su Twitter il premier Gentiloni, parlando di un “grande giurista, intellettuale di rango e straordinario parlamentare”. Un “uomo delle istituzioni, intellettuale che ha dato moltissimo al nostro Paese” posta il presidente del Senato Grasso. Che, poi, sottolinea “l’intelligenza vivace e la straordinaria capacità di affrontare con linguaggio semplice temi profondamente complessi” . “Con Rodotà perdiamo uno straordinario giurista, che si è battuto per il diritto di avere diritti anche nell’età digitale” dice, invece, la presidente della Camera, Laura Boldrini.

Messaggi di ringraziamento al professore da parte del Movimento Cinque Stelle. Roberto Fico sottolinea “le tante battaglie in nome della Costituzione e la difesa dei diritti di persone e beni comuni”. A fargli eco, Danilo Toninelli, Nicola Morra e la sindaca di Roma Virginia Raggi. Cosenza “piange soprattutto un suo figlio che ha dato lustro al territorio di origine diffondendone i valori culturali più positivi e profondi” scrive il sindaco.

“Un gigante della Sinistra”, aggiunge il deputato di Mdp Arturo Scotto. Nicola Fratoianni, invece, ne ricorda “il suo pensiero coraggioso e originale”. Nota di cordoglio anche dal Pd. Dal Nazareno, ricordano “l’uomo delle istituzioni con il quale non sono mancate divisioni, ma mai la consapevolezza della sua passione civile. Fondamentale la sua idea di un Paese più moderno e più giusto” scrivono dal Nazareno.

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