Emilia Romagna, partita aperta per il dopo Errani: tre i nomi papabili

Le dimissioni di Vasco Errani da presidente della regione Emilia Romagna aprono la partita per la sua successione alla guida della presidenza della Regione. Errani si è dimesso dopo la condanna della Corte d’Appello di Bologna a un anno per falso ideologico nel processo Terremerse. Condanne a un anno e due mesi anche per due dirigenti regionali. Si tratta del processo collegato alla presunta truffa sul finanziamento da un milione alla coop agricola Terremerse presieduta nel 2006 dal fratello del governatore, Giovani Errani. Nel Pd iniziano a trapelare i primi nomi per il dopo Errani: Matteo Richetti, Stefano Bonaccini e Giuliano Poletti. Civati ricorda a tutti i democratici la necessità di scegliere il candidato del centrosinistra tramite primarie.

 

Errani “Sentenze si rispettano anche politicamente” – Errani il giorno dopo le dimissioni: “Dove ho sbagliato? Non lo so, non chiedetemelo oggi. So però che c’è una sentenza di condanna in appello, e so che le sentenze si rispettano, anche politicamente. Quindi, me ne vado. Con enorme amarezza, penso possiate capirlo, ma me ne vado”. Così Vasco Errani, presidente dimissionario dell’Emilia-Romagna, parla – in un colloquio con la Repubblica – della sua decisione di lasciare la Regione dopo la condanna in appello a un anno per “falso ideologico”. Le dimissioni, in caso di condanna, erano già pronte: “L’unica certezza che avevo in questi giorni – dice – era che da condannato non potevo restare. E infatti non resterò. Della poltrona non mi interessa nulla, dell’onore delle istituzioni e del mio, invece sì”. Errani torna anche sulla decisione di segnalare lui stesso il proprio comportamento alla Procura: “Da un punto di vista strettamente processuale è chiaro che se io non avessi spedito quella lettera per dimostrare la mia estraneità ai fatti, non sarei mai stato coinvolto in questa vicenda processuale”. Un errore? “Resta il fatto – aggiunge – che io rifarei tutto dalla a alla zeta, e questo vorrei che fosse chiaro. Perchè un conto è la strategia, un conto sono io, la mia rispettabilità, il mio senso del dovere. E io, per senso del dovere, ho ritenuto giusto inviare quel testo ai giudici”. Infine precisa che “in tutto questo processo non è mai stato dimostrato, dico mai, che una mia decisione o un mio atto abbia influito sull’erogazione di fondi alla cooperativa Terremerse presieduta da mio fratello. Io sono accusato di altro, sono accusato di aver ricostruito in modo mendace la procedura seguita dalla Regione. Ma siccome continuo a pensare che non sia vero, mi appellerò” con il già annunciato ricorso in Cassazione.

Rughetti (Pd) “Errani bravo amministratore, giusto difenderlo” – “Dire che sono rimasto sorpreso dalla sentenza di condanna in appello è poco. In primo grado Errani fu assolto dopo un processo molto approfondito”. Lo dice Angelo Rughetti, deputato Pd e sottosegretario alla Funzione Pubblica, in un’intervista al Messaggero sulla condanna e le successive dimissioni di Vasco Errani da presidente dell’Emilia-Romagna. Rughetti definisce Errani un amministratore “rigoroso, essenziale, molto attento a separare la finanza pubblica da esigenze personali, ha l’attitudine alla gestione da buon padre di famiglia come prevede la legge”. “È un fatto – aggiunge – che a quel territorio viene sottratto un bravo amministratore. Aspettiamo la Cassazione ma intanto vorremmo evitare danni ai cittadini”. Al giornalista che gli domanda se sia possibile che Errani ritiri le dimissioni, come chiesto dalla segretarie del Pd, Rughetti risponde secco: “Conoscendolo no. Ma penso che il partito abbia fatto benissimo a proporglielo”. “Quando vediamo un bravo amministratore condannato ingiustamente non lo nascondiamo”, conclude “Rispettiamo le sentenze ma non è che tutte le sentenze sono di per sé infallibili”.

Renzi: “Non contesto magistratura, ma io garantista” –  “Non è vero, finchè non c’è sentenza passata in giudicato un cittadino è innocente. Si chiama garantismo, ricordi?”. Così Matteo Renzi, su twitter, replica a chi sostiene che il Pd con il caso Errani abbia fatto quello che ha sempre contestato al centrodestra, ovvero contestare una sentenza della magistratura.