Emiliano Mondonico è morto dopo un tumore. La storia della sedia alzata

Emiliano Mondonico è morto: la storia della sedia

Emiliano Mondonico è morto dopo un tumore. La storia della sedia alzata.

Se si digita Emiliano Mondonico, il primo suggerimento della ricerca automatica di Google è il seguente: Emiliano Mondonico Sedia. Un’immagine simbolo dell’allenatore, dell’uomo, ma anche della storia sempiterna della rivalsa dei deboli contro i più forti. Purtroppo Emiliano Mondonico non ce l’ha fatta e si è spento oggi, giovedì 29 marzo 2018, dopo 7 anni di battaglia serrata contro un tumore. A nulla è valsa l’abilità tecnico-tattica dell’allenatore di Rivolta d’Adda. Prima o poi quella battaglia sarebbe stata persa e quel “prima o poi” si è tradotto nella mattinata di oggi. Ma quell’immagine della sedia alzata al cielo di Amsterdam resta lì, immortale come un quadro. A ricordare Mondonico, certamente; ma non solo. Non ci resta quindi che omaggiare l’ex allenatore di Atalanta e Torino ricordando quella straordinaria scena scolpita negli annali del calcio.

Emiliano Mondonico: profilo biografico e carriera

Emiliano Mondonico nasce a Rivolta d’Adda, nel cremonese, il 9 marzo del 1947. Da giocatore iniziò proprio nella squadra locale del suo paese di nascita, per poi andare alla Cremonese. Mentre il suo esordio in A lo ebbe indossando la maglia del Torino. Chiusero la sua carriera da giocatore Monza, Atalanta e quindi il ritorno alla Cremonese. L’aneddoto più curioso riguardante la sua carriera di giocatore? Quando si fece espellere con la Cremonese per non perdersi, al turno successivo, il concerto dei Rolling Stones, previsto l’8 aprile del 1967 al Palalido di Milano. Un esempio forse non calzante di professionalità, ma di passione verace, quella sì. La stessa che poi si portò in panchina, stavolta nel ruolo di allenatore.

Cremonese, Atalanta e Torino le squadre che ha guidato di più nella sua carriera. E proprio a Bergamo e Torino ha vissuto due esperienze europee esaltanti. Ingaggiato quando i bergamaschi erano in serie B nella stagione 1987-88, il Mondo riuscì subito a portarli in massima categoria; per poi portarla alle semifinali di Coppa delle Coppe, che purtroppo perse contro la squadra belga del Mechelen.

All’inizio degli anni Novanta fu la volta del Torino; nel capoluogo piemontese trovò l’apice della sua carriera. Nel 1992 il Torino chiuse il campionato al terzo posto e arrivarono in finale di Coppa Uefa, giocando contro l’Ajax (e qui ci sarà il famoso episodio della sedia di cui parleremo a breve). Il trofeo perso contro gli olandesi (peraltro senza mai perdere) fu compensato dalla Coppa Italia vinta contro la Roma nel 1993. Altra esperienza importante fu con la Fiorentina, nella stagione 2003-2004, quando riuscì a riportare i viola in A. Conquistando il secondo posto nella classifica degli allenatori con più promozioni; in compagnia di Nedo Sonetti ed Eugenio Fascetti, ma dietro Gigi Simoni. La degna rappresentanza di un calcio verace e passionale come oggi non ce n’è forse più.

Emiliano Mondonico e la lotta contro la malattia

Nel 2011, “la Bestia” come la chiama lui, gli fa visita, presentandosi sotto forma di un tumore all’addome. Mondonico lascia temporaneamente l’Albinoleffe per sottoporsi alle cure necessarie, poi ritorna in panchina e infine si dedica alle cure lasciando definitivamente l’incarico. A fine anno annuncia di aver sconfitto il male. Quello stesso male che si ripresenterà quest’anno, causandogli il decesso all’età di 71 anni appena compiuti.

Emiliano Mondonico: la storia della sedia alzata

È il 13 maggio del 1992. Il Toro è in finale di Coppa Uefa contro l’Ajax. Dopo aver battuto in semifinale il Real Madrid. La squadra olandese in quell’anno schiera tutti i pupilli di una nazionale spettacolare, ma poco concludente. C’è Edwin Van Der Sar, c’è Frank De Boer in difesa; Aron Winter a centrocampo; Bergkamp, Jonk… In panchina? Louis van Gaal. Il Torino peraltro gioca bene e quell’anno arriverà terzo in Serie A. La finale è insomma alla portata. Il match di andata si era concluso 2-2, quindi al ritorno bisognava fare punteggio. Superate le emozioni della finale di andata, tocca quindi alla finale di ritorno. Ma purtroppo la sfortuna si mette di mezzo e il Torino conta più pali che occasioni subite. La tensione cresce e l’arbitro sembra sfavorire i granata, soprattutto quando nega un rigore al capitano del Toro, Cravero.

Ed eccola là, l’immagine di un Mondonico imbufalito, che brandisce una sedia sollevandola verso il cielo di Amsterdam. Come a volerla quasi scagliare contro i torti e le ingiustizie subite, se solo, per una benedetta volta, si personificassero; trovassero sostegno in un corpo qualunque, materializzato; fossero, una volta per tutte, scardinabili.

Il Torino aveva giocato bene e avrebbe potuto vincere quella partita, se solo le porte fossero state leggermente più larghe. E se l’arbitro non avesse negato quel rigore. Probabilmente, in questo momento, staremmo commentando un’altra immagine. Quella di un pugno alzato nel cielo, in segno di trionfo. E invece eccola lì, la sedia alzata in cielo; il simbolo di una vittoria particolare, ma pura, morale, umana.

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