Sondaggi elettorali Spagna: il governo Sanchez spinge in alto i socialisti

sondaggi elettorali Spagna - intenzioni di voto a fine giugno 2018

Sondaggi elettorali Spagna: il governo Sanchez spinge in alto i socialisti

Il cambio alla guida del governo sembra piacere agli elettori. È ciò che emerge dall’analisi del trend dei sondaggi elettorali condotti dai principali istituti demoscopici in Spagna, ad un mese dalla dipartita dell’esecutivo guidato da Mariano Rajoy.

Sondaggi elettorali Spagna: socialisti primo partito

L’ascesa alla premiership di Pedro Sanchez, leader del Partito Socialista (PSOE) spinge in alto il consenso elettorale del suo partito. Secondo Electograph, che traccia una media dei vari sondaggi elettorali, il PSOE sarebbe accreditato del 25.6%, oltre 4 punti in più rispetto al dato registrato a fine maggio, alla vigilia del voto di sfiducia nei confronti del governo Rajoy. Un dato che quindi premia le prime mosse di un esecutivo chiamato a scelte delicate, a partire dalla vicenda Aquarius e la gestione dei flussi migratori. Un dato paradossale, che vede quindi il PSOE in ascesa proprio nel momento in cui gli converrebbe tornare alle urne, anziché ereditare la guida del Paese senza una forte legittimazione elettorale.

Curiosamente, il cambio alla guida del governo sembra favorire anche i principali “sconfitti”. Dopo aver tocccato il punto più basso con lo scandalo corruzione e il conseguente voto di sfiducia che ha posto fine all’esecutivo Rajoy. Il cambio di governo e il ritiro (definitivo?) dell’ex premier dalla vita politica sembrano aver portato una nuova fiducia da parte dell’elettorato. Pur restando il terzo partito in termini di consenso, il Partito Popolare (PP) è dato al 22.5%, un punto e mezzo in più dell’ultimo dato dell’era Rajoy. Un valore che certifica paradossalmente il buon momento dei pilastri del vecchio sistema bipartitico, cioè PP e PSOE. All’interno di un contesto odierno completamente stravolto ed ormai solidamente quadripartitico.

Sondaggi elettorali Spagna: il centro-destra perde la maggioranza

A fare da contraltare ai vecchi partiti c’è il nuovo che (non) avanza. Stando agli ultimi dati, infatti, arretrano sia i centristi di Ciudadanos (C’s) che la sinistra di Podemos. La formazione di Albert Rivera sembra particolarmente danneggiata dalla scelta di non tornare subito alle urne. C’s è infatti accreditata del 23%, subendo il sorpasso socialista e cedendo oltre 4 punti rispetto a fine maggio, quando la Spagna era al bivio tra nuovo esecutivo e ritorno al voto. Più contenuto il passo indietro di Podemos, che perde circa un punto ed arretra poco sotto al 17%, confermandosi il quarto partito del Paese.

Sistema solidamente quadripartitico, si diceva. E perciò ampiamente incapace di costruire maggioranze di governo monocolore. Con il PSOE, partito di maggioranza relativa, che al momento si fermerebbe a 103 seggi, oltre 70 in meno del quorum. Non bastano nemmeno i 49 seggi di Podemos per creare un esecutivo di coalizione di sinistra. Le cose non cambiano spostandosi nell’altra “metà campo”. Se un mese fa c’era la possibilità concreta di costituire un governo di centro-destra, ad oggi anche questa opzione sembrerebbe da escludere. Il passo avanti del PP (92 seggi, +15) controbilancia solo parzialmente l’arretramento di C’s (79 seggi, -26). E così l’asse PP-C’s, alla base dell’ultimo esecutivo Rajoy, scenderebbe a 171 seggi complessivi. Ovvero, 11 in meno rispetto all’ipotesi di immediato ritorno alle urne ipotizzato a fine maggio. Ma soprattutto, 5 in meno della maggioranza assoluta.

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