Tempo determinato, come e tra chi crescono questi contratti

Tempo determinato, come e tra chi crescono questi contratti
Tempo determinato, come e tra chi crescono questi contratti

Probabilmente dopo i primi effetti del decreto dignità vi è stato uno stop. Ma guardando in prospettiva i dati degli ultimi anni è innegabile che il ricorso al tempo determinato in Italia sia stato sempre più massiccio.

Soprattutto nella fase di crescita dell’occupazione successivo alla fine o al ridimensionamento delle decontribuzioni, quindi dal 2016 in poi. La necessità di nuovi lavoratori è stata soddisfatta quasi solo dall’assunzione di personale a tempo determinato.

Ma è dal 2007 che, al netto di variazioni stagionali, il ricorso al lavoro a termine è stato sempre più deciso. Con delle pause solo durante i periodi di crisi e decontribuzioni, appunto. Ma soprattutto l’aumento è sempre stato più incisivo di quello verificatosi nella UE.

Se distinguiamo per istruzione vediamo che il gap è andato aumentando un po’ per tutti i titoli di studio, ma nell’ultimo periodo soprattutto per i laureati. Infatti se fino al 2017 in fondo chi aveva fatto l’università in Italia e nella UE subiva il maggior ricorso ai contratti a termine nello steso modo, nel 2018 vi è stata un’impennata in Italia. Oggi i contratti a tempo determinato in Italia sono il 67,3% in più rispetto al 2007 tra i laureati.

Non c’è stato lo stesso aumento tra i diplomati, anche se siamo sempre a un +51,8%, con una divergenza dalla UE esplosa soprattutto dal 2016.

Tra chi ha i titoli di studio minori in Europa il ricorso ai contratti a termine nel tempo è addirittura calato. Mentre tra gli italiani è cresciuto, anche se meno di quanto accaduto con diplomati e laureati. Anche per le meno assunzioni generali per chi ha studiato meno.

Tempo determinato, crescono soprattutto i contratti più brevi

Un altro dato interessante è quello relativo a quali sono le tipologie di contratto per cui i lavoratori a termine sono cresciuti di più dal 2007 a oggi.

Sia tra chi ha meno che tra chi ha più di 40 anni sono cresciuti più di tutti coloro che sono stati assunti con contratti tra 1 e 3 mesi, del 110,9% tra i più giovani, del 180,4% tra i più anziani.

Grande incremento anche per i contratti tra i 4 e i 6 mesi, in particolare tra gli ultra 40enni. Invece vi è stata una diminuzione degli assunti con una scadenza di più di un anno.

Accade l’opposto nella UE, dove più di tutti sono aumentate le assunzioni con scadenza tra 13 e 18 mesi, anche del 117,1% tra gli over 40. Mentre c’è un certo equilibrio e un aumento più limitato, soprattutto se guardiamo ai più giovani, per i contratti con altre scadenze.

Insomma, il dato di fondo degli ultimi anni è che le maggiori novità nel mercato del lavoro riguardano la grande crescita dei laureati assunti a tempo determinato, e un tempo determinato limitato soprattutto a contratti di pochi mesi, 6 o meno.

Oltre al fatto che ci stacchiamo sempre più dal trend europeo.

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