Aspettativa di vita e blocco requisiti pensione fino al 2026, quanto costa

Aspettativa di vita e blocco dei requisiti pensionistici fino al 2026: a quanto ammonta il costo totale della misura? Ecco cosa potrebbe accadere.

Aspettativa di vita e blocco requisiti pensione fino al 2026, quanto costa

Aspettativa di vita con il blocco dei requisiti pensionistici fino al 2026: si tratta di una misura che ha un costo piuttosto ingente, il cui valore complessivo ammonta a circa 18 miliardi in 10 anni. L’intenzione del governo, a fronte di questi numeri, è quella di tornare al vecchio sistema e farlo già in occasione dalla Legge di Bilancio che sta per essere redatta. Pertanto, potrebbero tornare in auge i vecchi meccanismi. Ne ha parlato la giornalista Silvia Ciufolini in un servizio per DiMartedì su La7.

Aspettativa di vita e pensione anticipata: i requisiti

Si vive più a lungo e per questo motivo i requisiti di accesso all’età pensionabile sono adeguati agli incrementi della speranza di vita. Il governo precedente ha però bloccato questo meccanismo, ma solo per la pensione anticipata. I requisiti contributivi per accedere a questo tipo di pensione nel 2019 sono:

E tale requisito sarebbe dovuto restare bloccato fino al 2026, mentre nel 2027 sarebbe ripartito l’adeguamento.

Congelamento requisiti pensione: quanto costa

Stando a quanto afferma Andrea Carbone, economista di Progetica, “il blocco riguarderà 739 mila lavoratori, con un costo complessivo per i prossimi 10 anni di 18 miliardi di euro”.

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I lavoratori più penalizzati

Risorse che però allo Stato fanno comodo, e per questo motivo il nuovo esecutivo potrebbe tornare al vecchio sistema, ripristinando gli adeguamenti 2021, 2023 e 2025 che erano stati congelati.

“Guardando la media degli ultimi 40 anni”, spiega Carbone, “la speranza di vita su base biennale è cresciuta mediamente di 3,3 mesi. Quindi 1, 2 o 3 adeguamenti potrebbero avere un impatto tra i 3 e i 9 mesi”. I più colpiti sarebbero ovviamente tutti i lavoratori che decidono di accedere alla pensione anticipata, che hanno iniziato a lavorare entro i 21 anni o i nati negli anni Sessanta che hanno iniziato a lavorare a partire da 24 anni”. Questa categoria di soggetti potrebbe così essere penalizzata, perché accederebbe alla pensione solo più tardi, rispetto al meccanismo di congelamento attualmente vigente.  

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