Pensioni ultima ora: previsioni Nadef, perché i conti non tornano

Pensioni ultima ora: le previsioni Nadef sulla spesa previdenziale in Italia per i prossimi decenni. Gli scenari e gli elementi presi in considerazione.

Pensioni ultima ora: previsioni Nadef, perché i conti non tornano

Pensioni ultima ora: il tema della previdenza ha risvolti di lungo termine che influiscono direttamente sull’economia nazionale. Non a caso spesso si ribadisce il concetto per il quale la spesa pensionistica deve sempre rispettare l’equilibrio tra entrate ed uscite per garantire la sostenibilità economica.

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Nelle settimane in cui si discute dei provvedimenti che porteranno all’approvazione della legge di bilancio, nell’analisi a cura di Maurizio Sgroi pubblicata su econopoly.ilsole24ore.com (sito del gruppo Il Sole 24 Ore) si fa il punto della situazione sulla spesa nei prossimi anni.

Il giornalista scrive che “la pubblicazione della Nadef da parte del governo risulta sempre molto utile a chi voglia capire qualcosa di più sul nostro paese. Fra le righe si trovano molte informazioni utili, come ad esempio quelle relative alla nostra spesa pensionistica, i cui andamenti contribuiscono a formare il giudizio sulla sostenibilità del nostro debito pubblico”.

Oltre a rilevare la spesa “leggermente in salita, dopo l’approvazione di quota 100” Sgroi si richiama alle parole della Nadef secondo cui “le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano vengono presentate, a normativa vigente, nell’ipotesi dello scenario nazionale base”.

Gli scenari

Pensioni ultima ora – In sostanza si prendono due dati di riferimento: un primo sullo scenario e sull’andamento economico nazionale ed un secondo sullo scenario demografico. Le previsioni portano ai seguenti risultati: una spesa pensionistica che rimane sino al 2045 sui livelli attuali sino dopo il 2045 “quando poi inizia a contrarsi fino ad arrivare al 13% del prodotto dopo un ventennio. Questa proiezione è la base della sostenibilità della nostra spesa pensionistica”.

Una ipotesi fondata su “un tasso di crescita del PIL reale che si attesta attorno all’1,2 per cento medio annuo nel corso dell’orizzonte previsivo”, spiega la Nadef. Le stesse previsioni partono dal presupposto di un notevole miglioramento dei tassi di occupazione per gli anni a venire. Così come dal punto di vista demografico le previsioni Istat che giungono sino 2065 considerano una ipotesi del tasso di fecondità che “dall’1,34 del 2017 passi all’1,59 del 2065 “con una progressione pressoché lineare”.

Tutto ciò, al netto di ulteriori modifiche normative, dovrà chiaramente trovare conferma in ciò che realmente accadrà nei prossimi anni. Tuttavia il giornalista Sgroi conclude scrivendo che “se tutto va storto l’Italia del 2065 sarà molto diversa da quella sostenibile che vediamo oggi”.

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