Aumento stipendi statali 2020: fasce importi, a chi aumenta e quanto

Si parla di aumento stipendi statali 2020: gli incrementi previsti, gli importi e le fasce interessate. Quanto aumenta lo stipendio dei dipendenti pubblici?

Aumento stipendi statali 2020
Aumento stipendi statali 2020: fasce importi, a chi aumenta e quanto

Il rinnovo del contratto dei dipendenti statali porterà loro un aumento stipendi nel 2020: con le risorse stanziate per l’occasione, gli aumenti previsti non dovrebbero discostarsi troppo dall’ultima tornata di rinnovi, laddove gli incrementi ammontavano al +3,48%.

Anche per il prossimo anno dovrebbe esserci un aumento del genere (+3,5%), sebbene inizialmente si pensava a qualcosa di più, corrispondente ad una cifra di circa 90-96 euro lordi. Gli aumenti, però, non sarebbero per tutti i dipendenti statali e sarebbero paradossalmente escluse le fasce di reddito più basse. Andiamo a vedere perché.

Aumento stipendi statali e taglio cuneo fiscale

Nella Manovra 2020, oltre alla lotta all’evasione fiscale, ci sarà spazio anche per il taglio del cuneo fiscale, che andrà ad assottigliare la differenza tra il lordo e il netto percepito, riducendo le tasse sul lavoro. Questa misura partirà però soltanto da luglio 2020, entrando a pieno regime a partire dal 1° gennaio 2021.

Aumento stipendi statali: gli importi

In un primo momento, il ministro della Pubblica Amministrazione aveva parlato di un aumento di 96 euro lordi. Stando però a simulazioni elaborate da Unsa-Confsal riportate dal quotidiano Il Messaggero, gli aumenti sarebbero solo di 87 euro, con un rialzo della busta paga del 3,5%, per l’appunto. Resterebbe così invariato l’aumento fornito dallo scorso governo Renzi per il rinnovo contratto statali 2016-2018. Con 3,17 miliardi di euro stanziati come risorse, ci sarebbe spazio per il rinnovo del contratto statali, ma anche per quello dei comparti non contrattualizzati, come le Forze dell’Ordine.

Che fine ha fatto l’elemento perequativo?

Tuttavia c’è un problema, o meglio, una mancanza ancora da definire: l’elemento perequativo. Che fine ha fatto? Questo elemento (una ventina di euro in più) permetteva alle buste paga più basse di respirare un po’. Ma adesso questa perequazione non sembra essere menzionata. Per il quotidiano romano le ipotesi sono due: o si trovano all’interno dei 3,17 miliardi di euro di risorse (ma gli aumenti scenderebbero allora a 79 euro), oppure il discorso è in sospeso e potrebbe essere previsto un rifinanziamento (servirebbero 240 milioni in più) in seguito. Insoddisfatto il segretario generale di Unsa-Confsal Massimo Battaglia: “Anche se l’aumento fosse di 87 euro, ne mancherebbero ancora 44, visto che soltanto per adeguare gli stipendi alla perdita di potere di acquisto dovuta all’inflazione sarebbe necessario un aumento del 5,2%”.

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