Gennaio caldo per Berlusconi

Le sfide che attendono il governo a gennaio

Anno nuovo, vita nuova: così potrebbe essere il 2011 per il governo Berlusconi all’indomani del voto di fiducia del 14 dicembre scorso. Ma è facile prevedere che l’anno nuovo sarà caratterizzato da diverse difficoltà, legate alla crisi economica e non solo.

Di fatto, se la maggioranza di governo reggerà e la prospettiva di un governo Berlusconi fino al 2013 si concretizzerà, lo si potrà capire già dallo svolgimento dei lavori parlamentari calendarizzati per le prossime settimane di gennaio. La tenuta della maggioranza governativa sarà messa alla prova alla riapertura dei lavori parlamentari, quando in almeno tre Commissioni chiave non sarà possibile per il Cavaliere “mettere in campo” quei nuovi acquisti che gli hanno fatto coronare con successo la giornata del 14 dicembre e si creerà dunque uno scenario da guerra ad armi pari, in cui i possibili escamotages sembrano essere ben pochi.

Si tratta in particolare della Commissione bicamerale per il federalismo, della Commissione Bilancio alla Camera e della Commissione Finanze e Tesoro al Senato, dalle quali dipendono i decreti attuativi del federalismo fiscale ed il decreto Milleproroghe, atto quasi contestuale alla legge di stabilità ed ad essa strettamente connesso. Così, mentre il Presidente della Commissione Finanze di Palazzo Madama e componente della bicamerale, Mario Baldassari (ora esponente di punta di FLI) decide al momento di non esprimersi e di attendere il 10 gennaio, ovvero la ripresa dei lavori parlamentari, il Presidente della bicamerale Enrico La Loggia già si appella all’onestà intellettuale dello stesso Baldassari e richiama l’“eccellente collaborazione” che finora si è sviluppata con il senatore.

Uno dei palcoscenici fondamentali dello svolgimento dei prossimi appuntamenti parlamentari è quindi la Commissione bicamerale per il federalismo, nell’ambito della quale, entro il 28 gennaio, dovranno essere vagliati i decreti attuativi del federalismo fiscale ed espressi i relativi pareri, da tempo attesi dalla Lega ed oggi divenuti più che mai arma di ricatto in merito alla continuazione della stessa legislatura. Al momento attuale, nella Commissione non c’è una maggioranza, dal momento che Pdl e Lega contano insieme 14 parlamentari, mentre Pd, Idv, Fli, Api ed Udc insieme ne contano 15: scacco matto e stallo micidiale dei lavori parlamentari se Helga Thaler dell’Svp decidesse di votare con la maggioranza. Helga Thaler diventa ago della bilancia anche nella Commissione Finanze del Senato dove maggioranza e opposizione si confrontano con 12 voti ciascuno, in piena parità. Similmente, nella Commissione Bilancio della Camera gli schieramenti si confrontano alla pari: 24 tra Pdl, Lega e Catone e Cesario del gruppo misto, e 24 tra Pd, Idv, Fli, Udc, Mpa ed Api.

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Ad ogni modo, tappa fondamentale di questo gennaio “caldo”, e pericoloso per il futuro stesso del governo, sembra essere quella dell’11 gennaio, data in cui, oltre ad essere atteso il giudizio della Consulta sulla costituzionalità del legittimo impedimento è previsto l’incontro tra il Ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, ed i relatori di maggioranza, Enrico La Loggia (Pdl), e di minoranza, Massimo Barbolini (Pd), al fine di trovare un accordo sul decreto attuativo del federalismo fiscale che assegna ai sindaci il gettito dei tributi immobiliari, crea un’imposta municipale unica sulla casa e si introduce la tanto discussa “cedolare secca” sugli affitti. Se nella bicamerale dovesse verificarsi un pareggio, ciò significherebbe sì una bocciatura del provvedimento, ma non tale da impedire al governo di portare il decreto in Consiglio dei Ministri per il via libera definitivo, dopo aver presentato una relazione motivata in Parlamento: questa determinerebbe uno slittamento di uno o due mesi, probabilmente “insopportabile” per la Lega. In attesa degli sviluppi futuri, si ricordi che, a differenza di quanto avvenuto per i primi due decreti già approvati in via definitiva (ovvero quello sul federalismo demaniale e quello su “Roma capitale”) anche a fronte del ricatto sulle elezioni anticipate della Lega, non è detto che il governo riesca questa volta ad ottenere l’astensione, e dunque l’“appoggio”, di Pd ed Idv, che in effetti hanno votato contro quando si è trattato del decreto legislativo sui fabbisogni standard di Comuni e Province.