Arrigo Levi è morto: causa morte e chi era il giornalista

Arrigo Levi è morto nella sua casa dopo un ricovero: aveva 94 anni. Ecco chi era il giornalista e scrittore modenese in questo breve profilo biografico.

Arrigo Levi è morto
Arrigo Levi è morto: causa morte e chi era il giornalista

Arrigo Levi è morto oggi, lunedì 24 agosto 2020: aveva 94 anni. Lo scrittore era tornato a casa dopo essersi sottoposto a un lungo ricovero per alcuni problemi di salute legati all’età. Ecco chi era il giornalista modenese, di famiglia ebraica, tra le più importanti e autorevoli firme della stampa italiana, in questo breve profilo biografico.

Arrigo Levi è morto: biografia e carriera

Arrigo Levi nasce a Modena il 17 luglio 1926, appartenente a una famiglia della Comunità ebraica della città emiliana. Il padre Enzo, avvocato, redisse l’accordo che decretò la nascita della Rossa, la Scuderia Ferrari. La madre, Ida Donati, aveva un fratello, Pio, antifascista, esiliato in Belgio (dove morì nel 1927) a causa della sua opposizione al regime.

Arrigo Levi, nel 1942, emigrò in Argentina con la famiglia per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei e nella capitale, Buenos Aires, si iscrisse all’università e iniziò poi la carriera giornalistica, esordendo nel giornale del Partito d’Azione, L’Italia Libera. Finita la guerra, tornò nella sua città natale, dove si laurerò in Filosofia e proseguì la sua carriera lavorando per il giornale Unità Democratica. Quindi si trasferì in Israele e si arruolò come volontario nelle brigate del Negev, partecipando poi alla prima guerra arabo-israeliana anche in veste di corrispondente giornalistico per alcune riviste e quotidiani.

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Terminata quest’ultima esperienza si trasferì a Londra: nel Regno Unito lavorò a Radio Londra, presso la BBC, dopodiché fu corrispondente per il quotidiano Gazzetta del Popolo, oltre che per il Corriere d’Informazione, la versione pomeridiana del Corriere della Sera. Dal 1960 al 1962 fu corrispondente per il Corriere da Mosca, mentre dal 1962 al 1966 scrisse per Il Giorno. Nel 1966 tornò in Italia e lavorò alla Rai dove condusse il telegiornale fino al 1968. Per la televisione il suo nome è legato anche a molte trasmissioni importanti, da Tam Tam a Punto sette, una vita, passando per I giorni dell’infanzia, Gli archivi del Cremlino e C’era una volta la Russia. Dopo l’esperienza al telegiornale tornò al giornalismo su carta, lavorando per La Stampa fino al 1973, anno in cui diventò direttore del quotidiano torinese. Tra le fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta collabora per il Times, mentre alla fine degli anni Ottanta scrive per il Corriere della Sera e dal 1998 al 2013 diventò consigliere per le relazioni esterne del Quirinale, affiancando i presidenti Ciampi e Napolitano.

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