Congresso PD 2009: studio statistico Provincia per Provincia

Congresso PD 2009: studio statistico Provincia per Provincia

 

Dopo aver analizzato il Congresso del PD a livello regionale, incluse le termomappe di consenso ed affluenza, e dopo aver pubblicato le termomappe di affluenza e di consenso per la mozione Bersani, mozione Franceschini e mozione Marino a livello provinciale, vogliamo qui dedicare uno studio dettagliato al voto provinciale (sollecitati anche dalla richiesta di un nostro lettore).

Dividiamo lo studio in due sezioni: un’analisi semi-quantitativa ed un’analisi quantitativa.

Ricordiamo ai lettori che tutti i dati possono essere consultati tramite il file .xls che abbiamo creato.

GUARDA TUTTE LE ANALISI STATISTICHE, PROVINCIA PER PROVINCIA

ANALISI SEMI-QUANTITATIVA

Prendendo anche in questo spunto dall’articolo di Andrea Mollica, presentiamo tutti gli istogrammi relativi al rapporto tra Iscritti/Voti al Congresso PD ed i voti che il PD ha ricevuto durante le ultime Elezioni Europee. Per ogni regione, segnaliamo la situazione in ogni sua provincia. Ricordiamo inoltre che secondo una regola ufficiosa della politica, il numero di iscritti ad un partito non dovrebbe mai essere superiore al 20% rispetto al numero di voti presi da quel partito in una data tornata elettorale: in pratica, per ogni iscritto, non ci dovrebbe mai essere meno di 4-5 voti. Quando questo rapporto supera il valore critico del 20%, possono insorgere situazioni ambigue e/o dubbiose, soprattutto in quelle province in cui il PD ha raggiunto percentuali di voto inferiori al dato nazionale (26,13%) rispetto alle Europee 2009.

Di seguito, per ogni provincia, indichiamo anche il dato percentuale del PD alle Europee 2009. Facciamo notare che, poiché utilizziamo la ripartizione geografica del sito ufficiale del PD, alcune province sono state suddivise in sottolocazioni a volte non simili alle province ufficiali, mentre per Roma e Palermo si fa riferimento sia al dato cittadino che a quello provinciale. In grassetto indichiamo le province con un rapporto superiore al 20% (barre blu verticali nei vari istogrammi).

ABRUZZO

Chieti: 20,57%, L’Aquila: 22,12%, Pescara: 22,67%, Teramo: 24,1%

BASILICATA

Matera: 28,53%, Potenza: 29,77%

CALABRIA

Catanzaro: 25,82%, Cosenza: 24,59%, Crotone: 22,98%, Reggio Calabria: 25,1%, Vibo Valentia: 33,74%

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CAMPANIA

Avellino: 23,79%, Benevento: 20,81%, Caserta: 19,8%, Napoli: 24,5%, Salerno: 23,52%

EMILIA ROMAGNA

Bologna: 41,12%, Cesena: 41,55%, Ferrara: 38,97%, Forlì: 37,96%, Imola: 46,94%, Modena: 41,27%, Parma: 32,32%, Piacenza: 25,54%, Ravenna: 41,57%, Reggio Emilia: 43,19%, Rimini: 33,56%

FRIULI VENEZIA GIULIA

Gorizia: 31,37%, Pordenone: 22,14%, Trieste: 25,83%, Udine: 25,91%

LAZIO

Frosinone: 24,18%, Latina: 19,91%, Rieti: 25,43%, Roma (città): 31,64%, Roma (prov): 30,26%, Viterbo: 26,55%

LIGURIA

Genova: 32,87%, Imperia: 18,4%, La Spezia: 34,57%, Savona: 25,98%

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LOMBARDIA

Bergamo: 16,74%, Brescia: 19,64%, Como: 16,27%, Cremona: 23,25%, Lecco: 22,12%, Lodi: 22,83%, Mantova: 29,67%, Milano: 25,56%, Monza: 21,61%, Pavia: 21,23%, Sondrio: 14,19%, Varese: 18,08%

MARCHE

Ancona: 32,82%, Ascoli Piceno: 25,71%, Fermo: 26,38%, Macerata: 25,35%, Pesaro: 34,01%

MOLISE

Campobasso: 12,99%, Isernia: 10,7%

PIEMONTE

Alessandria: 24,83%, Asti: 22,72%, Biella: 24,12%, Cuneo: 18,31%, Novara: 21,4%, Torino: 27,66%, Verbano-Cusio-Ossola: 22,16%, Vercelli: 21,48%

PUGLIA

Bari: 22,28%, Barletta-Andria-Trani: 17,96%, Brindisi: 20,58%, Foggia: 22,45%, Lecce: 22,49%, Taranto: 21,62%

SARDEGNA

Cagliari: 32,2%, Carbonia-Iglesias: 32,93%, Medio Campidano: 40,91%, Nuoro: 45,14%, Ogliastra: 34,22%, Olbia Tempio: 28,49%, Oristano: 33,09%, Sassari: 40,29%

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SICILIA

Agrigento: 24,61%, Caltanisetta: 31,26%, Catania: 18,75%, Enna: 29,03%, Messina: 20,19%, Palermo (città): 20,77%, Palermo (prov): 19,39%, Ragusa: 26,42%, Siracusa: 24,13%, Trapani: 22,65%

TOSCANA

Arezzo: 37,19%, Empoli: 46,6%, Firenze: 43,13%, Grosseto: 35,4%, Livorno: 43,07%, Lucca: 28,47%, Massa Carrara: 30,37%, Piombino: 49,46%, Pisa: 38,62%, Pistoia: 35,02%, Prato: 37,59%, Siena: 45,51%

TRENTINO ALTO ADIGE

Bolzano: 7,22%, Trento: 27,92%

UMBRIA

Perugia: 33,9%, Terni: 33,91%

VALLE D’AOSTA

Aosta: 12,84%

VENETO

Belluno: 19,93%, Padova: 21,05%, Rovigo: 26,97%, Treviso: 18,04%, Venezia: 25,88%, Verona: 16,96%, Vicenza: 17,72%

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Notiamo perciò il caso piuttosto clamoroso della regione Calabria, in cui TUTTE le province evidenziano un rapporto tra iscritti vs. votanti superiore del 20%, con Crotone addirittura al 41,98% (la più alta) e Cosenza al 20,94% (la più bassa). Il dato di Crotone poi è ancora più clamoroso se si confronta l’abnorme rapporto con il dato percentuale del PD in quella provincia alle passate Europee, che è stato di solo 22,98%, 3,15% in meno rispetto al dato nazionale (26,13%). A Vibo Valentia, sebbene il rapporto sia altissimo (34,04%), quantomeno è in linea con l’alto valore percentuale del PD, pari a 33,74%. In tutte le altre province, il PD è stato sottostimato di almeno un punto percentuale rispetto al dato nazionale.

A Matera (Basilicata), alto rapporto ed alto valore percentuale del PD.

In Campania, Benevento e Napoli con rapporti superiori al 20%. Napoli registra il più alto numero di iscritti provinciali in tutta Italia. A Benevento, il PD non è andato oltre il 20% (circa 6 punti percentuali in meno rispetto al dato nazionale). A Napoli, circa 2 punti percentuali in meno.

L’Emilia Romagna, Cesena ed Imola con rapporti iscritti vs. voti PD superiori al valore critico. Questa regione è piuttosto atipica: è la regione con il più alto numero di iscritti, la regione con la più alta percentuale media di voti al PD, sebbene sia risultata la regione con la più bassa partecipazione congressuale (circa il 35% di affluenza).

In Sicilia, Enna e Messina superano il 20%, ma mentre ad Enna il PD ha preso il 29,03%, e perciò superiore al dato non solo nazionale, ma superiore al dato regionale, a Messina il caso è diametralmente opposto, in quanto il PD si è attestato solo al 20,19%

In Sardegna, solo Carbonia-Iglesias supera il valore critico di rapporto, benché il dato del PD alle Europee in tutta la regione sia stato estremamente alto, in linea con i dati dell’Emilia Romagna. Da non sottovalutare però la bassissima affluenza alle Europee in Sardegna (40,93%, la più bassa d’Italia), che potrebbe certamente aver influito positivamente sul dato provinciale.

In Toscana, Massa Carrara, Empoli e Piombino registrano altissimi rapporti, sebbene il dato percentuale del PD in queste aree sia stato ben al di sopra del dato nazionale.

Nelle regioni del Nord rapporti sempre molto bassi, con La Spezia (12,76%) che si discosta da questa tendenza.

Di seguito presentiamo invece il dato congressuale di 6 province italiane: Torino, Milano, Bologna, Roma, Napoli e Palermo

Iscritti PD Affluenza Congr Perc. PD Eur09
Torino 11747 56,7% 27,66%
Milano 12281 68,98% 24,56%
Bologna 35860 29,93% 42,12%
Roma 60698 63,09% 30,26%
Napoli 69919 26,34% 24,5%
Palermo 12487 63,45% 19,39%

Emergono chiaramente alcuni dati contrastanti: le province di Torino e Milano, con un peso demografico ben più alto di Palermo, hanno meno iscritti rispetto alla provincia di Palermo. Non solo, a Torino e Milano si sono registrate percentuali di voto ed affluenze per il PD alle Eur09 ben più alte che a Palermo. Napoli è la provincia italiana con il più alto numero di iscritti (circa 70 mila); segue staccata di 9 mila unità Roma. Tuttavia a Napoli si è riscontrata una bassissima affluenza congressuale (26,34%), più bassa che a Bologna (29,93%) e la più bassa  in tutta la regione Campania (46,13% a livello regionale. E’ stata proprio la provincia di Napoli a far calare il dato di affluenza grazie al suo enorme peso demografico, poiché in tutte le altre province la percentuale di affluenza è stata superiore al 70%). Notiamo poi come la provincia di Salerno abbia registrato un numero di iscritti superiore a Milano e Torino, ovvero 23264 iscritti, la quarta in Italia dopo Roma, Napoli e Bologna, con un’affluenza congressuale del 70,47%, e con 23,52% per il PD alle passate Europee.

In questa tabella, le province con un numero di iscritti superiore alle 10 mila unità

Provincia # Circoli # Iscritti Iscr/Circolo
CAMPANIA NAPOLI 112 69919 624
EMILIA R. BOLOGNA 146 35860 245
LAZIO ROMA CITTA’ 146 31451 215
LAZIO ROMA PROVINCIA 127 29247 230
CAMPANIA SALERNO 141 23264 164
EMILIA R. MODENA 87 22397 257
CALABRIA COSENZA 141 19608 139
EMILIA R. REGGIO EMILIA 55 18888 343
UMBRIA PERUGIA 161 17090 106
EMILIA R. RAVENNA 74 14611 197
CALABRIA REGGIO CALABRIA 87 13267 152
SICILIA MESSINA 169 13144 77
PUGLIA BARI 47 12917 274
TOSCANA SIENA 133 12805 96
LOMBARDIA MILANO 169 12281 72
TOSCANA FIRENZE 103 12009 116
PIEMONTE TORINO-IVR 94 11747 124
EMILIA R. FERRARA 60 11619 193
BASILICATA POTENZA 98 11217 114
PUGLIA LECCE 105 10027 95

Anche in questo caso, si noti l’elevato numero di province meridionali/insulari a discapito delle più popolose province settentrionali. Toscana ed Emilia fanno discorso a sè, per ragioni storiche di elevata partecipazione popolare alla vita di partito. Altro dato interessante da segnalare è il rapporto medio tra iscritti vs. circoli (arrotondato a valori interi), ovvero il numero medio di iscritti per circolo in ogni provincia. Spicca su tutti il dato della provincia di Napoli, con 624 iscritti per circolo, un numero francamente troppo alto se confrontato con la media nazionale (114) e con il dato nazionale medio, esclusa la provincia di Napoli (106).

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ANALISI QUANTITATIVA

Presentiamo ora una serie di analisi statistiche più tecniche, per tentare di trovare il legame tra le 3 mozioni congressuali (Bersani, Franceschini, Marino) ed il dato di affluenza, allo scopo di individuare eventualmente una tendenza non solo matematica, ma soprattutto politica.

Il primo grafico che presentiamo rappresenta l’andamento di affluenza e consenso percentuale in ogni provincia (incluso i circoli all’estero): possiamo da questi 4 sottografici apprezzare l’andamento stocastico (e sotto alcune condizioni, browniano). Analisi stocastiche possono quindi essere applicate per valutare il grado di autocorrelazione cross-correlazione, come mostreremo successivamente. In prima battuta, potrebbe risultare difficile apprezzare la relazione tra affluenza e consenso: tuttavia facciamo notare un dato su tutti, facilmente individuabile. L’affluenza globale è stata di 56,4%, mentre il consenso per la mozione Bersani è stato di 55,13%. Questo ci porta subito ad affermare che, globalmente, il consenso della mozione Bersani dovrebbe essere equiparabile all’affluenza congressuale. Ne segue che le altre due mozioni (36,95% per Franceschini e 7,92% per Marino) dovrebbero essere, sempre in termini globali, parzialmente correlate con l’affluenza. In pratica, se l’affluenza globale si correla con la mozione Bersani con un rapporto di 0,98, la mozione Franceschini si dovrebbe correlare con un rapporto 0,66 mentre la mozione Marino con un rapporto di 0,14.

Tra le 116 province che il PD considera nella sua ripartizione di voto, nel 32% dei casi la mozione Bersani supera il rapporto di 0,92, nel 36% dei casi la mozione Franceschini supera il rapporto di 0,66 e nel 46% dei casi la mozione Marino supera il rapporto di 0,14. Questo dato non è indicativo di per sè, in quanto tale correlazione può dipendere da tanti fattori, tuttavia è un parametro semi-quantitativo di quanto l’affluenza possa aver influito largamente sul consenso finale per le 3 mozioni. Notiamo infatti che nelle province in cui la mozione Bersani ha superato il rapporto di 0,92, l’affluenza media è stata di 50,33%, per Franceschini 55,10% e per Marino 56,29%. Poiché l’affluenza media globale è stata di 56,4%, allora la mozione Marino risulta estremamente correlata con tale dato, mentre le altre due mozioni appaiono negativamente correlate (se cresce l’affluenza, diminuisce il consenso, almeno all’interno delle province sotto esame. A livello globale o tale tendenza non è valida, oppure valida solo localmente).

Se correliamo questi dati con il rapporto medio di iscritti vs. voti PD in tali province, osserviamo che per la mozione Bersani abbiamo un valore medio di rapporto pari a 11,53, per la mozione Franceschini 11,85 e per la mozione Marino 7,19. Questo vuol dire perciò che mentre le prime due mozioni aumentano consenso laddove il rapporto tra iscritti vs. voti PD alle Europee 2009 è decisamente alto e sostanzialmente simile, nel caso della mozione Marino capita esattamente l’opposto: più basso è questo rapporto, maggiore sarà il consenso.

Se invece correliamo le province in cui le varie mozioni hanno registrato un consenso superiore alla media nazionale con il rapporto iscritti vs. voti PD alle Europee 2009, otteniamo dati ancora più interessanti.

Per la mozione Bersani, nel 49% (a fronte del 32% nel caso precedente) delle province si è avuta una percentuale superiore alla media nazionale (55,13%), ed in queste province il rapporto tra iscritti ed elettori medio è stato di 11,3% (a fronte di 11,53% nel caso precedente). Nel 51% rimanente, il rapporto medio è pari a 8,14%.

Per la mozione Franceschini, abbiamo lo stesso numero di casi rispetto al caso precedente (ovvero il 36%), con un dato medio di rapporto pari a 9,79%, quindi due punti percentuali in meno rispetto all’11,85%.  Nel restante 64% dei casi, il rapporto è sostanzialmente lo stesso, ovvero 9,57%.

Per la mozione Marino, il 51% dei casi a fronte del 46% precedente, con un rapporto medio pari a 7,27%, esattamente in linea con il 7,19%. Nel restante 49% dei casi, il rapporto medio risulta di 12,97%.

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Emerge da questi conti come la mozione Bersani sia favorita nei circoli in cui vi siano molti iscritti rispetto ai votanti del PD durante le Elezioni Europee 2009. La mozione Marino invece è favorita nei circoli in cui capita esattamente l’opposto. La mozione Franceschini si colloca in una via di mezzo. Ed ancora, l’idea di correlare il consenso ad ogni mozione con l’affluenza da una parte ed il consenso con il rapporto iscritti/elettori PD è risultata avvalorata dai nostri conti, a dimostrazione di come analisi semi-quantitative in politica spesso abbiano senso, statisticamente parlando.

Per convalidare ulteriormente questa tendenza politico-statistica, andiamo a considerare altri indicatori: di seguito la matrice 4*4 di distribuzione e correlazione tra affluenza e consenso per tutte le province

Notiamo in particolare la correlazione negativa tra la mozione Bersani e la mozione Franceschini, nelle celle (3,2) e (2,3), mentre la mozione Marino mostra una correlazione allineata sulla verticale (o orizzontale), segnale di come sia largamente piccata. Notiamo ancora la somiglianza nella distribuzione di probabilità tra la mozione Bersani/Franceschini, celle (2,2) e (3,3) rispettivamente, e la distribuzione di affluenza, cella (1,1).

Ne consegue che il grafico di distribuzione riferito al dato di affluenza vs. consenso dovrà rispecchiare per le prime due mozioni un andamento a nuvola, quindi molto disperso, mentre per la mozione Marino un andamento più focalizzato. Questo infatti è ciò che si nota dal seguente grafico

Infine, per poter stabilire in modo quantitativo la correlazione tra affluenza e consenso, dobbiamo far uso di due indicatori statistici, quali l’autocorrelazione e la cross-correlazione: l’autocorrelazione, se verificata, dovrebbe mostrare un andamento decrescente dolce. Questo vuol dire che la variabile sotto esame mostra valori in stretta relazione tra loro. La cross-correlazione, invece, correla due variabili tra loro e ne stabilisce il grado di interdipendenza/interferenza (a destra e sinistra di un punto centrale, lo zero nel nostro caso). Tutti e due questi indicatori sono valutati entro una banda di confidenza estratta da una distribuzione normale (gaussiana), .

Questo il grafico di autocorrelazione, compresa tra -1 ed 1, secondo 20 cosiddette gambe di correlazione. Queste gambe, o intervalli, servono per stabilire entro un dato numero di eventi il grado di correlazione.

e questo per la cross-correlazione, compresa tra -0,5 e 0,5, sempre su 20 gambe di correlazione a destra e sinistra del valore centrale.

dove sono stati indicati da due barre orizzontali i limiti di confidenza previsti da una distribuzione normale.

Nel grafico di autocorrelazione, come annunciato precedentemente, si notano gli andamenti simili, ma autoescludenti, tra la mozione Bersani e la mozione Franceschini, mentre la mozione Marino segue l’andamento dell’affluenza. Sono tuttavia andamenti decrescenti molto intensi, a dimostrazione di come un’analisi globale sia difficile da effettuare. Quindi, l’andamento di correlazione tende molto velocemente al valore nullo, laddove non si presenta alcuna correlazione.