Legge elettorale accordo lontano tra i partiti

Porcellum, accordo lontano tra i partiti. Sfuma l’ipotesi di ddl governativo. I grillini: “l’iniziativa resti al Parlamento”

A parole tutti si dichiarano pronti a cambiarlo, o perfino a seppellirlo definitivamente. Appena venti giorni fa era stato lo stesso presidente del consiglio Enrico Letta a rilasciare una dichiarazione sulla legge elettorale.

Nei fatti, però, il tanto esecrato Porcellum di “calderoliana” memoria è ancora vivo e vegeto, e allo stato attuale, gli italiani, nella neanche troppo remota ipotesi di fine anticipata delle larghe intese, tornerebbero a votare con una legge su cui pende concreto il rischio di azzoppamento per incostituzionalità da parte della Consulta.

L’ultima iniziativa, in ordine di tempo, per provare a uscire dalla perdurante impasse in cui è precipitato il dibattito su una possibile riforma del sistema, è quella del deputato democratico vicino a Renzi, Roberto Giachetti, già reduce da uno sciopero della fame per sensibilizzare l’opinione pubblica e i partiti, sempre più remissivi sulla questione.

Proprio ieri, il vicepresidente della Camera, spalleggiato da tre referendari della prima ora e protagonisti dell’operazione vincente del 1993, Mario Segni, il prodiano Arturo Parisi e l’ex ministro della difesa Antonio Martino, ha presentato le firme raccolte tra gli scranni di Montecitorio per assegnare alla proposta di abolizione del Porcellum e conseguente ritorno immediato al Mattarellum ( sistema misto con il 75% dei seggi assegnati tramite collegi maggioritari uninominali e restanti con il classico proporzionale di lista) l’etichetta della procedura d’urgenza.

Sulla strategia-Giachetti dovrà adesso pronunciarsi la conferenza dei capigruppo ed eventualmente l’Aula.

Se verrà trovato l’accordo, il provvedimento potrà essere calendarizzato e portato in Assemblea già a settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la sospensione agostana.

Sulle voci circolate ieri tra i corridoi dei palazzi romani su un possibile ddl di iniziativa governativa per costituzionalizzare il Porcellum, sembra invece frenare il premier Letta che dalla Grecia, pur confermando che la modifica della legge elettorale rimane una priorità del paese, ribadisce la centralità del Parlamento per qualsiasi ipotesi di revisione del sistema elettorale.

Non appare, comunque, del tutto tramontata la prospettiva di elaborare un testo a Palazzo Chigi quantomeno per fungere da pungolo nei confronti dei partiti e delle forze parlamentari. Fissazione di una soglia minima (40%) per aggiudicarsi il premio di maggioranza, innalzamento della soglia di sbarramento (attualmente al 4% alla Camera), riduzione delle dimensioni delle circoscrizioni con conseguenti effetti semi-maggioritari e allineamento dei sistemi di Camera e Senato per scongiurare il rischio, già peraltro verificatosi più volte, di nascita di maggioranze diverse tra i due rami del Parlamento: questi i punti centrali del progetto su cui si starebbe lavorando nelle stanze del governo.

L’intesa tra i partiti appare, però, per il momento ancora lontanissima. Se il Pd, pur tra mille titubanze e passi indietro, appare disponibile a ragionare su eventuali modifiche immediate al sistema vigente o a reintrodurre le regole in vigore prima del 2005, il Pdl si mostra ancora irremovibile sulla posizione di tenere uniti i progetti di riforma dell’assetto istituzionale e quello di definizione del nuovo impianto elettorale.

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Tesi ribadita dal ministro delle riforme Gaetano Quagliariello e da Francesco Paolo Sisto, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, per il quale “la nuova legge elettorale deve essere successiva, e non antecedente, rispetto all’individuazione del futuro assetto istituzionale del Paese.”

Se questa dovesse essere la strada imboccata per riformare il Porcellum, i tempi inevitabilmente si allungherebbero in maniera sensibile, data la natura costituzionale del processo di riforma della forma di governo e dell’architettura istituzionale.

Ma con un governo che viaggia sempre sul filo del burrone e con la strana maggioranza pronta a esplodere alla notizia della condanna di Berlusconi i tempi per una riforma costituzionale potrebbero essere non sopportabili.
Sulla questione riforma elettorale, intanto, anche il M5s, finora silente in merito, si dichiara pronto a presentare la propria proposta per tentare di fuoriuscire dall’attuale stallo. Il capogruppo grillino in Senato Morra, insieme a Crimi ed altri esponenti del gruppo, starebbe limando un testo da presentare a stretto giro.

La formula a 5 stelle prevede un ritorno al passato, con la riesumazione del proporzionale condito dal voto di preferenza, ma con un premio di maggioranza identico per Camera e Senato e abolizione di qualsiasi meccanismo di favore per le forze coalizzate.

Intervistato da Repubblica, Morra non risparmia, poi, una stoccata agli avversari del Pd e del Pdl rei di “fare soltanto finta di azzuffarsi, quando in realtà vogliono tenere in piedi un sistema che gli fa comodo garantendo loro un Parlamento di cooptati e nominati”