4 nuovi senatori a vita: salveranno Letta?

Da oggi il Senato avrà quattro membri in più: il Quirinale, infatti, ha reso nota la nomina, da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di quattro senatori a vita in base all’articolo 59, comma 2 della Costituzione. Le nomine di oggi arrivano dopo la scomparsa, nel giro di un anno, di Sergio Pininfarina, Rita Levi Montalcini, Giulio Andreotti ed Emilio Colombo, già titolari del seggio senatoriale vitalizio.

Napolitano, in particolare, ha nominato persone di notorietà internazionale indiscussa, come il direttore d’orchestra Claudio Abbado, l’architetto Renzo Piano e il fisico e premio Nobel Carlo Rubbia, cui si aggiunge la professoressa Elena Cattaneo, docente universitaria specialista nel campo delle malattie neurodegenerative.

Si tratta di persone che, a norma della citata disposizione costituzionale, “hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo scientifico, artistico e sociale“. Di particolare valore la nomina della Cattaneo, 51 anni, certamente la meno nota dei quattro neosenatori: Napolitano infatti ha dichiarato che la sua scelta “ha anche il valore di un forte segno di apprezzamento, incoraggiamento e riferimento per l’impegno di vaste schiere di italiane e italiani di nuove generazioni dedicatisi con passione, pur tra difficoltà, alla ricerca scientifica“.

Dai nuovi senatori a vita (che, assieme a Mario Monti, completano il quadro delle nomine parlamentari che competono al Quirinale) “verrà un contributo peculiare, in campi altamente significativi, alla vita delle nostre istituzioni democratiche, e – in assoluta indipendenza da ogni condizionamento politico di parte – all’attività del Senato e dell’intero Parlamento”. Sono sempre parole del Presidente, ma l’inciso è forse la parte più delicata di questa frase.

Poco prima, infatti, nelle sue dichiarazioni Napolitano aveva sottolineato di avere applicato i criteri che ispirarono le nomine di senatori a vita della presidenza Einaudi, marcando una presa di distanza da prassi seguite da alcuni suoi predecessori, che avevano portato alla nomina di vari esponenti politici (l’ultimo dei quali fu proprio Napolitano). Vari costituzionalisti si erano espressi contro la possibilità di fondare una nomina sull’attività politica, anche se poi la prassi aveva accettato di ricomprenderla nel “campo sociale”: questa volta, la Presidenza della Repubblica ha voluto evitare del tutto il problema.

La scelta, naturalmente, non è priva di conseguenze e implicazioni. Lo stesso Napolitano dice di essere “consapevole del valore di non poche altre personalità”, ma non si può non considerare che nei giorni scorsi più di qualcuno aveva ventilato la possibilità che tra le nomine potessero rientrare anche Silvio Berlusconi (come potenziale via d’uscita allo scenario di “inagibilità politica” creato dalla condanna definitiva dell’ex premier) oppure Gianni Letta, come sorta di “garanzia” per lo stesso Berlusconi.

Ora, le nomine di oggi non lasciano spazi per la designazione di altri senatori a vita: verrebbe dunque meno un ulteriore “salvacondotto” per Berlusconi, così come la possibilità di introdurre una sua persona di stretta fiducia in Senato. Le conseguenze, peraltro, potrebbero non esaurirsi in tutto questo.

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Qualche nomina non sembra particolarmente gradita a certi ambienti del Pdl:si pensi alle posizioni della Cattaneo in favore della libertà della ricerca scientifica e contro il divieto all’uso nelle attività di ricerca delle cellule staminali embrionali.

L’indipendenza da condizionamenti di parte, soprattutto, potrebbe avere effetti diretti sul futuro del Governo o, per lo meno, della legislatura.

Il “contributo peculiare alla vita delle nostre istituzioni democratiche”, infatti, potrebbe essere il sostegno al governo di servizio attualmente in carica, qualora ve ne fosse il bisogno. Allo stesso modo, nel caso l’esecutivo fosse costretto alle dimissioni per i postumi del voto sulla decadenza di Berlusconi, non è affatto escluso che i quattro nominati contribuiscano alla nascita di un nuovo governo, magari guidato ancora da Letta, assieme a potenziali transfughi di Pdl e M5S.

Lo scenario ovviamente è futuribile, ma nient’affatto improbabile: la decisione di quale sia il “bene del paese” in questo caso spetterebbe soltanto a loro. In ogni caso, la via delle elezioni sembra allontanarsi, dopo le nomine di oggi.