Congresso Pd, si tratta ancora sulle regole

Le tappe del congresso del Pd dovrebbero essere decise tra domani e sabato all’interno dell’Assemblea nazionale già convocata, ma  i nodi sulle regole sono durissimi da sciogliere.

Affrontare quei nodi spetta alla Commissione del congresso che ieri ha discusso fino a tardi, ma la trattativa (iniziata ancora prima della riunione delle 18) non è finita e si spera di raggiungere oggi un accordo soddisfacente per le varie tesi che si fronteggiano, in modo che in Assemblea possa esserci almeno una bozza di accordo.

Il problema più grave, tra quelli ancora sul tavolo (la commissione si riunirà alle 21, dopo vari slittamenti nel tentativo di trovare accordi), è dato dalla collocazione temporale dei congressi regionali: per il segretario Guglielmo Epifani dovrebbero svolgersi dopo le primarie per il segretario nazionale, ma per qualcuno l’operazione potrebbe cozzare con le elezioni europee (e, forse, non solo quelle) della prossima primavera.

Subito dopo viene il ben noto problema della data delle “primarie” per il segretario nazionale: i renziani vorrebbero tenere ferma la data del 24 novembre, mentre è più probabile che la consultazione slitti di uno o due fine settimana. Senza accordi, in ogni caso, si dovrebbe rispettare quanto previsto dallo statuto del Pd attualmente in vigore: questo ha fatto sì che, all’ultimo congresso, per completare l’intero percorso siano stati necessari quattro mesi. Il che porterebbe all’elezione del segretario nazionale a febbraio (troppo in là soprattutto per Matteo Renzi e sono gli stessi ex bersaniani, in parte oggi sostenitori di Cuperlo, a notarlo).

Allo stesso tempo, però, i renziani rivendicano pure la coincidenza tra segretario del partito e figura candidata alla Presidenza del Consiglio alle elezioni politiche; chi aveva sostenuto Bersani, invece, ricorda come proprio in virtà di quella regola l’ex segretario Pd avrebbe potuto escludere Renzi dalla corsa alla premiership evitando le primarie.

Difficile dunque il compito dell’europarlamentare Roberto Gualtieri, che ha avuto l’incarico dal segretario Epifani di cercare una sintesi in vista dell’Assemblea che parte domani (anche su altri punti, compresa la protezione della “genuinità” delle primarie, evitando di ammettere al voto potenziali turbatori del risultato). Mancherebbe l’accordo pure sul quorum per cambiare lo statuto del Pd e potrebbero riproporsi polemiche sul numero legale dell’Assemblea: è infatti a rischio la presenza della metà dei delegati e, se qualcuno chiedesse la conta (magari perché insoddisfatto per un mancato accordo), tutto potrebbe bloccarsi.