Lega Nord, Bossi e famiglia verso il rinvio a giudizio

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Lega Nord, Bossi e famiglia verso il rinvio a giudizio

Si chiude l’indagine sulle spese pazze di Umberto Bossi e di quel che fu il cosiddetto “cerchio magico” della Lega Nord. Oggi infatti i procuratori della Repubblica di Milano hanno depositato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, concludendo l’inchiesta relativa alla truffa dei rimborsi elettorali operata da alcuni membri della Lega.

Nell’occhio del ciclone, oltre allo stesso Senatur, anche i figli Riccardo e Renzo, quest’ultimo meglio conosciuto come “il Trota”, l’ex vicepresidente della Camera Rosi Mauro e l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito.

Il quadro che ne viene fuori non è dei più incoraggianti per il Carroccio, visto  che, come emerge dalla carte processuali, dentro la voce “rimborsi” è stato fatto rientrare di tutto: multe per eccesso di velocità, cartelle esattoriali, pigiami, ristrutturazione delle case di Gemonio e di Roma, leasing della BMW, costi dell’ospedale, gioielli, per finire con l’ormai famigerata laurea in Albania del Trota.

Che poi non è l’unica, visto che dalle indagini è emerso come anche Rosi Mauro abbia utilizzato circa 77 mila euro per comprare la laurea al suo capo scorta, Pierangelo Moscagiuro.

Francesco Belsito e Rosi Mauro

Un duro colpo per lo stesso Bossi, che in questi giorni si sta cimentando nella dura battaglia per la segreteria della Lega contro il lanciatissimo Matteo Salvini.

Le indagini della Procura si sono concentrate sui rimborsi elettorali percepiti dal Carroccio nelle tre annualità 2008-2010, per un totale di 57 milioni di euro, contestando ai dirigenti leghisti il reato di “appropriazione indebita per 40 milioni”.

Nello specifico, si apprende come a farla da padrone nella distrazione dei fondi sia l’ex tesoriere Belsito, al quale viene contestata l’appropriazione di 8 milioni tra il 2009 e il 2011. Con questa montagna di denaro, Belsito avrebbe fatto investimenti in Tanzania e acquistato di tutto, dagli articoli sportivi, ai fiori, alle armi e munizioni.

Una cifra sensibilmente inferiore è imputata a Renzo Bossi: circa 150.000 euro utilizzati per pagare una dozzina di multe, alcune riparazioni d’auto in carrozzeria, videogiochi e perfino l’abbonamento a Sky.

Non indagato invece un altro big leghista, Roberto Calderoli, per il quale i pm chiedono l’archiviazione.

Da via Bellerio non arrivano dichiarazioni ufficiali, se non quelle di fonti vicine al segretario Roberto Maroni che parlano di una Lega Nord “parte lesa nella vicenda”.