Caso Electrolux, Zanonato: gli stipendi non saranno tagliati del 40%

Electrolux, commento di una crisi aziendale annunciata da tempo

Mentre continua la mobilitazione dei lavoratori della Electrolux davanti agli stabilimenti di Porcia e Susegana, anche la politica sembra muoversi. Come al solito, con molto ritardo. Oggi, infatti, è previsto un tavolo di confronto al ministero dello Sviluppo economico che ha come padrone di casa il ministro Pd Flavio Zanonato, messo già da qualche giorno nel mirino dei renziani (in particolare da Deborah Serracchiani). “Mi impegno personalmente a fare in modo che tutta la produzione Electrolux resti in Italia e lo faremo senza aiuti di Stato” ha cercato di rassicurare il ministro anche se in contrasto con il sottosegretario all’economia Pierpaolo Baretta: “Il piano Electrolux è inaccettabile per come è formulato, per modalità e per il merito, ma o noi tutti insieme – Governo, sindacati, enti locali – abbiamo delle controproposte oppure anche l’azione democratica diventa inutile”.

Zanonato ha anche cercato di smorzare i toni e attenuare la tensione dichiarando che “sono state date notizie false che hanno creato allarme. Non ci sarà un taglio degli stipendi del 40%”. Continuano comunque, le trattative con il colosso svedese che- secondo i sindacati- portrebbe ad una riduzione del 40%-50% del salario attuale dei lavoratori della Eletrolux: dai 1400 euro attuali a 700-800 euro mensili. Altrimenti? Delocalizzazione. Secondo il ministro “oggi il quadro è più chiaro. Stiamo cercando di comprendere come mantenere la produzione in Italia. Ci possono essere accordi di solidarietà come si è fatto in altri casi. Ma un taglio del 40% non lo vedo”.

Zanonato “Piano Electroulux non ci ha convinto” – Al termine dei colloqui ha parlato il ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato: “La proposta di riorganizzazione di Electrolux non ci ha convinto”, aggiungendo che l’azienda “ha accettato di aprire un tavolo negoziale” e che ci sarà un incontro nei prossimi giorni. “Faremo un incontro con il premier Letta” ha aggiunto. Ciò che non ha convinto del piano dell’azienda, ha quindi spiegato il ministro, è che è stato tutto impostato sul costo del lavoro mentre l’esecutivo vuole una discussione sul piano industriale. Rispondendo a una domanda, il ministro ha detto che l’azienda non ha parlato esplicitamente della chiusura dello stabilimento di Porcia ma non ha presentato una proposta. Il ministro ha quindi spiegato che se si dovesse “far riferimento agli stipendi degli operai polacchi chiuderebbero tutte le imprese italiane”.

Il caso ha dato adito anche a parecchie polemiche di ogni genere. Prima è intervenuto il leader della Cgil Susanna Camusso che ha definito “sbagliata” la discussione “perché si parla di tagli ai salari il che vuol dire che non si è fatto nulla da parte dell’azienda che colpisce i lavoratori finanziandosi, praticamente, con i loro salari. In altri Paesi il governo avrebbe già convocato l’azienda”. Poi, al fianco del colosso svedese, si sono collocati due economisti vicino a Matteo Renzi: Davide Serra (finanziere) e Pietro Ichino (senatore di Scelta Civica). Il primo su twitter ha definito “razionale, per salvare posti di lavoro” la proposta del colosso svedese, mentre il secondo non crede ad un ricatto della Elecrolux: “I problemi sono il costo del lavoro, un livello medio troppo basso di produttività e la chiusura del nostro sistema agli investimenti esteri”.

 

Giacomo Salvini