Governo Renzi: le reazioni dei ministri uscenti

marò, ministro degli esteri emma bonino

Mentre il governo Renzi si insedia ed affronta l’esame della fiducia, continuano a fioccare le reazioni dalle stanze della politica. Tra esse, anche quelle dei componenti dell’esecutivo uscente. A partire dallo stesso Enrico Letta, sul quale già si inseguono voci di un clamoroso addio al PD. D’altronde, l’ex premier pare aver notevolmente accusato il colpo, dal gelo mostrato nella cerimonia per il passaggio di consegne sino ai tweet delle ultime ore.

Letta non è l’unico elemento dell’esecutivo uscente ad aver commentato l’insediamento del governo Renzi. Oltre alla deflagrante intervista concessa dall’ex Guardasigilli Cancellieri al “Corriere della Sera”, tra gli interventi di cui si è più parlato spicca quello di Emma Bonino, ex responsabile della Farnesina. L’esponente radicale ha smentito le voci che parlavano di un siluramento appreso direttamente dai media, “prendendo atto” della scelta comunicatale “direttamente da Renzi” – pur se avrebbe preferito essere avvisata “con più anticipo” – sottolineando di non avere “sassolini da togliersi” ed assicurando “piena collaborazione” al nuovo ministro Mogherini. Un’altra esclusione poco digerita è quella di Mario Mauro, ex responsabile della Difesa sostituito dal suo ormai ex sottosegretario, Roberta Pinotti. Nonostante le dichiarazioni di rito del diretto interessato – con un augurio di “buon lavoro” indirizzato alla Pinotti – la formazione dei “Popolari per l’Italia” non cela il malumore, lasciando trapelare tramite Andrea Olivero che la mancata conferma di Mauro rende meno scontato il voto di fiducia nei confronti dell’esecutivo Renzi. Reazione quantomeno “criptica” invece per Flavio Zanonato, ex Ministro per lo Sviluppo Economico, che ha utilizzato twitter per lanciare messaggi sibillini – scomodando addirittura Dante Alighieri – mostrando il suo scarso entusiasmo riguardo al cambio di governo.

 

Pacato il commiato di Gaetano Quagliariello, che ha preferito utilizzare direttamente il portale del suo ex dicastero per le Riforme per fare un corposo sunto del suo operato, rivendicandone la validità e chiedendo al nuovo governo Renzi di proseguire sulla strada già intrapresa, lottando contro chi “lavorerà per portare indietro le lancette dell’orologio”. Reazione con stile anche per Saccomanni che, nel presentare un documento di 13 pagine in cui si riassume il “contributo del Ministero per l’Economia e le Finanze alla politica economica del governo Letta”, sottolinea che – sebbene “il terreno è stato dissodato e seminato” – è ancora “troppo presto per il raccolto”, augurando buon lavoro al suo successore Padoan.

Particolarmente attivo su twitter l’ex ministro per l’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, soddisfatta per la firma “last minute” sul decreto che sancisce la nazionalizzazione dei concorsi per quanto riguarda le specializzazioni in Medicina. Parole dolci anche nei confronti di Enrico Letta – che l’ha voluta nell’esecutivo – e verso il suo successore, Stefania Giannini. Particolarmente commosso Massimo Bray (ex responsabile alla Cultura) che ha ringraziato i cittadini ed il suo staff per il lavoro svolto.

L’ex ministro per il Lavoro Enrico Giovannini, intervenuto ad un seminario a Salerno, ha rivendicato il successo di ben due dei tre pilastri del suo mandato – la creazione di un’unica piattaforma informatica per i Centri per l’Impiego e la concessione di fondi per il sostegno alla povertà – esprimendo rammarico riguardo al problema esodati, terzo caposaldo per il quale non è stato possibile dare attuazione ad uno strumento (già pronto e definito) atto a risolvere il problema.

Nessuna reazione particolare da Giampiero D’Alia – ministro uscente per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione – negli ultimi giorni forse più concentrato sulle vicende interne all’UDC – con la sua corsa per la segreteria persa contro Cesa per soli quattro voti di scarto – che non su quelle relative al governo. Silenzio, ad oggi, anche da ex ministri come Moavero (Affari Europei), Trigilia (Coesione territoriale) e Kyenge (Integrazione), i cui dicasteri sono stati cancellati nel nuovo esecutivo.

Emanuele Vena