Cgil a Renzi “Basta insulti, discutiamone” Bonanni (Cisl)

“Mandare tutti in serie B non è estendere i diritti e le tutele”. Così, in un tweet, la Cgil torna sulla polemica sul Jobs Act, coniando un nuovo hashtag, #fattinonideologia con cui replica alle accuse del premier, Matteo Renzi, di ieri, secondo il quale il sindacato difende le ideologie e non le persone.  Il premier in serata ha replicato con un video alle critiche contro il Governo della Camusso.

In un altro tweet la Cgil ha scritto: Basta insulti al sindacato: guardiamoci negli occhi e discutiamone”. E poi ancora una serie di messaggi, un collage di tweet con cui delineare la posizione del sindacato rispetto all’emendamento al testo del Jobs Act presentato dal governo in Senato, tutti ‘targatì rigorosamente con l’hastag fattinonideologia. Così: “stesso lavoro, stessa retribuzione. No al demansionamento” mentre per quel che riguarda il contratto a tutele crescenti, la Cgil dice “sì, se si cancellano i tanti contratti che producono precarietà”. E se in generale, suggerisce ancora il sindacato via tweet, “la regola più semplice: garantire la dignità di chi lavora”, a maggior ragione sull’articolo 18 ribadisce : “non vogliamo che chi lavora possa essere licenziato senza una ragione” perché “mandare tutti in serie B non è estendere i diritti e le tutele”.

MADIA “ART. 18 È FALSO PROBLEMA, NON È PRIORITÀ GIOVANI” – “Noi abbiamo sempre detto che l’articolo 18 è un falso problema”. Così il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia ha risposto a chi le chiedeva di commentare l’invito rivolto al governo dal presidente delle Acli a mettere da parte la questione dell’articolo 18, nel corso del convegno delle Acli a Cortona. “Io ho 34 anni – ha aggiunto il ministro – Se chiediamo a ragazzi e ragazze della mia generazione quanto abbia importanza l’articolo 18 nessuno dirà che sia la priorità della loro vita o di quello che chiedono al governo. In questo senso confermo che l’impianto del disegno di legge Poletti è giusto perchè parte da una visione complessiva e dal fatto che intere generazioni che per vent’anni non hanno avuto nulla devono poter avere dei diritti”.

Dal Pd si levano le voci di Gianni Cuperlo e Matteo Orfini: il primo ha conteso a Renzi la segreteria in occasione del congresso mentre il secondo, dopo aver sostenuto Cuperlo alle primarie, ha accettato la carica di presidente del Partito Democratico dopo le dimissioni di Gianni Cuperlo.

SCONTRO RENZI-SINDACATI, CUPERLO “ART. 18 È PRINCIPIO DI DIGNITÀ  – “L’abolizione della reintegra sarebbe un totem? Dietro quella norma molto banalmente c’è un principio. Colpendo quel principio si vuole un mercato del lavoro diverso, col sacrificio di una quota di dignità per un’efficienza priva di riscontro”. Così l’onorevole Pd Gianni Cuperlo, intervistato dal Sole 24 Ore, torna sulla riforma del lavoro e sottolinea: “non è l’articolo 18 la leva da smuovere, metterlo al centro è il cedimento a un’ideologia che non guarda ai nostri limiti veri: investimenti sul capitale umano, ricerca, un piano per il lavoro alle donne”. “La legge delega sulla riforma del lavoro contiene misure indispensabili”. “Occorre riorganizzare gli ammortizzatori. Estendere i diritti di maternità. Aggredire il nostro vero ritardo con serie politiche attive per il lavoro”. “Quindi – continua Cuperlo – io dico di innovare, ma i diritti come le responsabilità non sono un optional, una regalia”. Il rischio scissione nel Pd? “Quel termine non voglio neppure sentirlo. Io dico discutiamo e magari coinvolgiamo la nostra base”. Torna anche sulle parole del premier Renzi, che ha accusato i sindacati di aver difeso le ideologie e non le persone: “chi guida il Paese in un momento come questo – dice Cuperlo – deve cercare il dialogo e la coesione sociale. Pensare che si possa salvare l’Italia contro le imprese o i sindacati è un’illusione”.

ORFINI “SINDACATI SI SONO VOLTATI DALL’ALTRA PARTE” – “La politica in questi vent’anni, sinistra compresa, ha la responsabilità di aver precarizzato la vita di milioni di giovani. Il sindacato, quella di essersi voltato dall’altra parte”. Lo afferma il presidente dell’Assemblea Pd Matteo Orfini, in un’intervista al Corriere della Sera. E al giornalista che gli chiede se sarà in piazza con la Cgil dice: “guarderò la manifestazione in tv”. “Trovo curioso convocarla contro una legge che ancora non c’è”. Quanto alla riforma, “non è solo questione di abolire o meno l’articolo 18. È che non si possono introdurre il diritto al demansionamento e i controlli a distanza dei lavoratori, senza peraltro disboscare la giungla dei contratti precari”. “Il compromesso raggiunto con il Ncd – continua Orfini – non è accettabile, servono modifiche consistenti”. “Bisogna che la delega sia più precisa”. “Dobbiamo dettagliare meglio i punti più delicati, per evitare margini di interpretazione eccessivi”. Le critiche alla riforma avanzate da Fassina e Bersani? “Dobbiamo tutti abbassare i toni. L’articolo 18 – spiega il presidente – è già stato modificato durante il governo Monti, ed è stato un errore”. “Più che scomunicarci a vicenda dobbiamo capire come cambiare questa legge e renderla davvero di sinistra, così da aumentare le tutele invece di restringerle”. E alla domanda se il Pd, nel caso non trovi un accordo, possa votare con Berlusconi Orfini risponde: “non è lontanamente immaginabile che su una materia del genere si arrivi a una spaccatura del Pd e al ricorso di voti sostitutivi da parte dell’opposizione. Si troverà un accordo”.

Ci pensa Raffaele Bonanni a rompere il fronte sindacale. Duro l’attacco del leader CISL alla collega della CGIL, secondo le parole riportate da ‘Huffington Post’: “La Camusso dovrebbe astenersi a dire quello che dice, a fare quei commenti sulla Thatcher e via discorrendo. Il premier è Renzi, e volenti o nolenti, ci stia simpatico o meno, è con lui che dobbiamo confrontarci”. E quindi apre al dialogo, bollando prima la querelle PD-CGIL come una “faccenda di partito” e poi aprendo all’argomento chiave della vicenda, la modifica dell’articolo 18: “è ormai diventato un’ossessione. Per noi va bene rimettere mano, rivedere l’articolo 18. E va bene discutere di tutele crescenti, a patto che vengano inclusi e garantiti i co.co.co, le false partite Iva e i tanti associati in partecipazione”.

In giornata arriva anche un nuovo messaggio di Matteo Renzi, sotto forma di lettera rivolta agli iscritti del PD. Il premier scrive: “A me hanno insegnato che essere di sinistra significa combattere un’ingiustizia, non conservarla. C’è chi trova soluzioni provando a cambiare e chi organizza convegni lasciando le cose come sono. Anche nel Pd c’è chi vuole cogliere la palla al balzo per tornare agli scontri ideologici e magari riportare il Pd del 25%. Noi no”.

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