Istat: 714 euro di risparmi alle famiglie più povere

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L’Istat analizza il Decreto Economico e Finanziario, esponendo proprio alla Camera dei Deputati i dati: tagli all’Irpef ed all’Irap. Incidenza delle misure della scorsa legge di stabilità. Tutto questo dovrebbe portare ad un risparmio fiscale di 11,3 miliardi di euro.

Le famiglie più povere (reddito lordo sotto i 25.000 euro) risparmieranno 714 euro all’anno. Anche le famiglie più ricche saranno detassate per 451 euro circa. Arriva qui la denuncia della Banca d’Italia: con la sola spending review di Carlo Cottarelli mancano le coperture. La composizione dovrebbe essere questa: misure attuali (taglio Irpef e taglio Irap per 9,5 miliardi) e risorse della scorsa Finanziaria (1,8 miliardi). La prima parte, come più volte detto, si comporrà anche delle tasse sulle imprese, l’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive). Parla Antonio Golini, presidente dell’Istat, nell’audizione a Montecitorio: “l’elevata presenza di imprese con base imponibile negativa o nulla a fini Irap restringe la platea degli interessati al provvedimento”. Praticamente 620mila imprese . Il 72,2% (circa due terzi) delle società considerate. Il presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica ha affermato come sia possibile “sostenere la crescita del Pil di 0,2 punti percentuali su base annua. Al netto degli interventi di copertura delle maggiori spese e minori entrate previste nel Def, l’effetto positivo della crescita potrebbe essere ridotto a circa 0,1 punti percentuali”. I dati di Bankitalia dicono, invece, +0,2% per questo e i successivi trimestri. Crescita modesta, insomma. C’è da dire in controtendenza con i segni negativi degli ultimi anni. Dall’istituzione diretta da Ignazio Visco arrivano due consigli: privatizzazioni e saldo dei debiti della Pubblica Amministrazione. Così, tra 2014 e 2017, si crescerà di “0,7 punti di Pil”.

Ma è da più parti che viene chiesto a Renzi il coraggio di cambiare tutto. E subito. Di “sfida per la crescita come un momento senza prove d’appello” parla Raffaele Squitieri, presidente della Corte dei Conti. Antonio Marzano, direttore del Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), afferma come bisogni “perseguire obiettivi di valorizzazione e privatizzazione del patrimonio pubblico ancora più ambiziosi di quelli contenute nel Def”. Chiude il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, chiedendo un “rapido e deciso programma di dismissioni”.

Daniele Errera