“A Melfi si lavora troppo”: venti neoassunti da Marchionne lasciano la Fiat

E’ già terminata, dopo poche settimane, l’esperienza lavorativa di una ventina di neoassunti allo stabilimento Sata San Nicola della Fca a Melfi. I lavoratori, tutti sotto i 30 anni, rientravano nel massiccio piano assunzioni (mille nuovi dipendenti, più il ritorno di 500 cassintegrati) voluto da Sergio Marchionne per il polo produttivo lucano, che è ormai specializzato nella produzione dei nuovi modelli Jeep Renegade e 500X e prossimo a diventare la più grande fabbrica di vetture in Italia. “I neoassunti si aspettavano un lavoro all’altezza delle loro qualifiche, ma dopo una settimana di formazione sono finiti a lavorare in linea”, dichiara al sito Today Emanuele De Nicola, segretario della Fiom Basilicata. Assunti dopo una selezione lunga e scrupolosa – diplomati con una valutazione non inferiore a 85/100 o laureati – i giovani dipendenti “sono passati dalla rappresentazione della fabbrica modello, ai ritmi infernali della catena di montaggio”, prosegue De Nicola: ed è questa la ragione che li ha spinti a interrompere il rapporto lavorativo con la multinazionale dell’auto. Troppo frenetici i ritmi di lavoro alla Fiat, secondo il rappresentante del sindacato: “I lavoratori anziani ci dicono che non ce la fanno più: negli anni ’70 c’erano i così detti fattori di riposo, con la nuova metrica di lavoro i ritmi sono insostenibili”. La responsabilità, secondo De Nicola, è da attribuire al taglio delle pause, che “ha auto effetti disastrosi sul fisico e sulla salute dei lavoratori” dello stabilimento di Melfi, dove in un solo turno vengono prodotte oltre 500 automobili. Insomma: le festose danze dei dipendenti di Melfi sulle note della canzone “Happy”, immortalate in un video dell’anno scorso, sarebbero già uno sbiadito ricordo.

Il mercato dell’auto torna a ruggire

Intanto, il mercato dell’auto – in America così come nel vecchio Continente – festeggia la sua nuova primavera dopo anni di vacche magre. Il fatturato dell’industria in Italia è tornato a salire e la sola Fca, da inizio anno, ha aumentato il suo valore in Borsa del 30%. Il Suv Jeep, fiore all’occhiello della scuderia Fiat-Chrysler, ha registrato un +23,8 negli acquisti di gennaio. L’auto, insomma, è tornata in cima ai desideri e alle spese delle famiglie, benestanti e non. Le nuove esigenze produttive, sollecitate dalla rediviva domanda, sono il motivo che ha indotto Marchionne ad ampliare il numero dei dipendenti di Melfi: gesto salutato da Renzi come il primo, prodigioso effetto del suo Jobs Act.

Marchionne: “Renzi non si preoccupi degli insulti”

“Renzi continui a fare il suo lavoro. Ho preso parecchi insulti anch’io, non se ne preoccupi”. Così Marchionne, a Ginevra. “Vedo tanta gente che urla sul palcoscenico della politica, mi viene quasi da ridere – aggiunge – La disoccupazione sta scendendo, il Pil dicono sia positivo, lo spread è sceso. Quale altro obiettivo abbiamo?”.

La precisazione di Ferdinando Uliano (Fim Cisl)

I neoassunti che hanno deciso di rinunciare all’impiego presso lo stabilimento Fiat di Melfi sono otto e non venti, come inizialmente era stato riferito dalla Fiom e riportato nell’incipit dell’articolo. E’ Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim Cisl, a fornire il numero esatto dei dipendenti dimissionari.