“A Melfi si lavora troppo”: venti neoassunti da Marchionne lasciano la Fiat

Pubblicato il 3 Marzo 2015 alle 11:07 Autore: Antonio Atte

E’ già terminata, dopo poche settimane, l’esperienza lavorativa di una ventina di neoassunti allo stabilimento Sata San Nicola della Fca a Melfi. I lavoratori, tutti sotto i 30 anni, rientravano nel massiccio piano assunzioni (mille nuovi dipendenti, più il ritorno di 500 cassintegrati) voluto da Sergio Marchionne per il polo produttivo lucano, che è ormai specializzato nella produzione dei nuovi modelli Jeep Renegade e 500X e prossimo a diventare la più grande fabbrica di vetture in Italia. “I neoassunti si aspettavano un lavoro all’altezza delle loro qualifiche, ma dopo una settimana di formazione sono finiti a lavorare in linea”, dichiara al sito Today Emanuele De Nicola, segretario della Fiom Basilicata. Assunti dopo una selezione lunga e scrupolosa – diplomati con una valutazione non inferiore a 85/100 o laureati – i giovani dipendenti “sono passati dalla rappresentazione della fabbrica modello, ai ritmi infernali della catena di montaggio”, prosegue De Nicola: ed è questa la ragione che li ha spinti a interrompere il rapporto lavorativo con la multinazionale dell’auto. Troppo frenetici i ritmi di lavoro alla Fiat, secondo il rappresentante del sindacato: “I lavoratori anziani ci dicono che non ce la fanno più: negli anni ’70 c’erano i così detti fattori di riposo, con la nuova metrica di lavoro i ritmi sono insostenibili”. La responsabilità, secondo De Nicola, è da attribuire al taglio delle pause, che “ha auto effetti disastrosi sul fisico e sulla salute dei lavoratori” dello stabilimento di Melfi, dove in un solo turno vengono prodotte oltre 500 automobili. Insomma: le festose danze dei dipendenti di Melfi sulle note della canzone “Happy”, immortalate in un video dell’anno scorso, sarebbero già uno sbiadito ricordo.

WE ARE HAPPY FROM MELFI PLANT

Il mercato dell’auto torna a ruggire

Intanto, il mercato dell’auto – in America così come nel vecchio Continente – festeggia la sua nuova primavera dopo anni di vacche magre. Il fatturato dell’industria in Italia è tornato a salire e la sola Fca, da inizio anno, ha aumentato il suo valore in Borsa del 30%. Il Suv Jeep, fiore all’occhiello della scuderia Fiat-Chrysler, ha registrato un +23,8 negli acquisti di gennaio. L’auto, insomma, è tornata in cima ai desideri e alle spese delle famiglie, benestanti e non. Le nuove esigenze produttive, sollecitate dalla rediviva domanda, sono il motivo che ha indotto Marchionne ad ampliare il numero dei dipendenti di Melfi: gesto salutato da Renzi come il primo, prodigioso effetto del suo Jobs Act.

Marchionne: “Renzi non si preoccupi degli insulti”

“Renzi continui a fare il suo lavoro. Ho preso parecchi insulti anch’io, non se ne preoccupi”. Così Marchionne, a Ginevra. “Vedo tanta gente che urla sul palcoscenico della politica, mi viene quasi da ridere – aggiunge – La disoccupazione sta scendendo, il Pil dicono sia positivo, lo spread è sceso. Quale altro obiettivo abbiamo?”.

La precisazione di Ferdinando Uliano (Fim Cisl)

I neoassunti che hanno deciso di rinunciare all’impiego presso lo stabilimento Fiat di Melfi sono otto e non venti, come inizialmente era stato riferito dalla Fiom e riportato nell’incipit dell’articolo. E’ Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim Cisl, a fornire il numero esatto dei dipendenti dimissionari.

L'autore: Antonio Atte

Classe '90, stabiese, vive a Roma. Laureato al DAMS con 110 e lode, si sta specializzando in Informazione, editoria e giornalismo presso l'Università degli studi Roma Tre. E' appassionato di politica, cinema, letteratura e teatro. Mail: antonio.atte@termometropolitico.it. Su Twitter è @Antonio_Atte
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