Spese pazze regione Emilia-Romagna: richiesta di rinvio a giudizio per 16 ex consiglieri Pd

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Nuove richieste di rinvio a giudizio da parte della procura di Bologna nell’ambito dell’inchiesta sulle spese indebite dei gruppi consiliari emiliani, nel periodo tra il 2010 e il 2011. Dopo gli esponenti di Lega Nord, Sel, Federazione della Sinistra e (ex) Movimento Cinque Stelle, questa volta sono stati colpiti gli ex consiglieri del Partito Democratico.

Tra le richieste anche quella per Richetti

Mentre i Pm Plazzi e Scandellari hanno chiesto l’archiviazione per Paola Marani e Antonio Mumolo a cui erano stati contestati rispettivamente 3 mila e 6 mila euro di spesa, tra gli ex membri del parlamentino di via Aldo Moro di cui è stato richiesto il rinvio a giudizio figura anche il deputato Matteo Richetti, a cui sono stati contestati circa 5 mila euro. L’ex presidente del Consiglio regionale, che era stato ascoltato a settembre dagli inquirentisi era ritirato dalla corsa per la nomination di candidato governatore dell’Emilia-Romagna del centrosinistra dopo aver appreso di esser stato indagato.

Richetti: “Per casi analoghi c’è stata l’archiviazione”

“Se c’è un politico che a livello locale ha sempre creduto e si è sempre impegnato per il risparmio dei soldi dei contribuenti, questo è Matteo Richetti” ha commentato l’avvocato del parlamentare Gino Bottiglioni, che ha aggiunto: “confidiamo che il primo giudice che incontreremo saprà accertare la correttezza del comportamento. Le accuse sono radicalmente infondate.”

“Per casi assolutamente identici è stata chiesta l’archiviazione.” ha commentato Richetti, che ha proseguito: “La mia situazione, dove non esistono spese ‘anomale’ o riguardanti tipologie non consentite, ma anzi, tutte regolarmente autorizzate e rendicontate, viene messa nel calderone generale”.

Bonaccini: “Fiducia nei magistrati”

Dalla presentazione dei Campionati nazionali universitari, anche il nuovo presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini è intervenuto sulla vicenda:”Grande e pieno rispetto del lavoro dei magistrati, dei giudici che devono fare il loro lavoro e c’è da augurarsi che lo facciano nel tempo più celere possibile, nell’interesse di tutti”. Anche Bonaccini era inizialmente finito nell’inchiesta, ma la sua posizione era stata stralciata prima della competizione elettorale del 23 novembre ed archiviata.