Della Valle contro Renzi: “Non ha esperienza, Mattarella formi nuovo governo”

“Bisogna chiarire che un governo non eletto dai cittadini sta tentando di prendere in mano il potere a tutti i livelli. Non possiamo permetterlo: metterebbe in discussione la qualità della nostra democrazia”. Ormai il bersaglio preferito di Diego Della Valle sembra proprio essere l’ex amico e Presidente del Consiglio Matteo Renzi. In una lunga intervista uscita stamane sul Fatto Quotidiano per la firma di Silvia Truzzi, infatti, il patron di Tod’s ha rincarato la dose contro il premier: “Mi preoccupa l’approssimazione con cui un presidente del Consiglio, che non ha l’esperienza necessaria, guida un Paese con problemi molto più grandi di lui. Non dimentichiamo cosa faceva fino a un anno fa. Senza nulla togliere al mestiere di chi amministra il territorio, tra decidere i sensi unici di una città e la politica economica di un Paese, ce ne passa”. Ed è lo stesso Della Valle ad assicurare che le critiche feroci a Renzi – che conosce “bene” e con cui ha “sempre avuto un comportamento rispettoso” – non contengono “nulla di personale”. Resta che l’ex sindaco di Firenze, continua Della Valle, “avrebbe fatto meglio a seguire il mio consiglio: prendersi qualche anno e prepararsi al ruolo”.

Il patron di Tod’s non attacca solo il premier ma anche il governo tutto (“i risultati sono molto pochi, le promesse sono state troppe”) non in grado, a suo avviso, di risolvere i problemi del Paese perché “straordinariamente debole” tanto che “circa un mese fa” gli italiani “hanno detto con chiarezza che questo governo gli piace molto poco” – riferendosi alla batosta elettorale del Pd alle scorse amministrative. Infatti, continua Della Valle, “il governo non ha il consenso della gente, non può imporsi agli alleati perché ne ha bisogno”. E allora, che si fa? Bisogna “mandare a casa il governo”. Ma come? Ci vuole “un segnale” o “degli alleati di governo” i cui voti sono indispensabili per Renzi o del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che dovrebbe “formare un nuovo esecutivo composto da persone che sanno le cose – perché le hanno vissute – e che accompagnino il Paese alle elezioni del 2018”. Così, conclude il numero uno di Tod’s, Renzi dovrebbe “studiare seriamente per qualche anno, farsi una squadra all’altezza. Allora potrà presentarsi al giudizio del popolo. Se verrà votato da molti avrà anche la legittimità per governare”. Ergo: dato che nessuno lo ha eletto, Renzi non è un premier legittimo. Ipse dixit.

Va detto però che il rapporto tra Renzi e Della Valle non è sempre stato così conflittuale. Il numero uno di Tod’s infatti fu uno dei primi ad appoggiare la scalata dell’allora sindaco di Firenze annunciando sempre al Fatto Quotidiano di averlo votato alle primarie del Pd nella sfida contro Cuperlo e Civati: “Ho votato per Matteo Renzi: ha detto cose condivisibili e soprattutto che si sarebbe mosso in fretta”. Qualche mese più tardi, dopo l’#enricostaisereno e la defenestrazione di Enrico Letta, arrivò un’altra dose di fiducia (l’ultima): “Quello che leggo di Renzi è che vuole cambiare questo Paese e se vuole farlo deve passare anche attraverso la discontinuità con il sottobosco della politica distinguendo tra chi è capace e chi no”. Poi, la guerra. Dal “Renzi non ha mai lavorato quindi non può parlare di lavoro come noi” al celeberrimo “Renzi e Marchionne sono due grandissimi solà, cioè due persone che non mantengono quello che dicono” fino all’intervista (sempre al Fatto Quotidiano) dell’estate scorsa in cui invitava il Presidente della Repubblica Napolitano a guardarsi “dall’ultimo arrivato” che “con un gelato in mano” (chiaro riferimento a Renzi) vuole cambiare la Costituzione “scritta da persone come Luigi Einaudi”.

Il patron della Fiorentina poi dà un giudizio, tutt’altro che benevolo, anche sulle riforme approvate dal governo Renzi e anche di quelle ancora in cantiere. Sulla “rivoluzione copernicana” annunciata dal premier lo scorso sabato all’Expo di Milano che dovrebbe portare ad una drastica riduzione delle tasse per 50 miliardi in tre anni, Della Valle è convinto che “allo stato attuale” non ci sia ancora nulla, “solo slogan da campagna elettorale”. Sul jobs act invece apre un piccolo spiraglio perché – dice – “qualcosa di buono c’è” anche se “il punto è che il jobs act serve più a regolamentare il lavoro che a crearlo”. Parere negativo anche su “sanità e sicurezza” che sono due dossier entrambi gestiti “senza strategia”, ma la stoccata più dura arriva sulle riforme istituzionali: “la riforma del Senato e l’Italicum, che ancora non ci farà scegliere buona parte dei nostri rappresentanti” dimostrano come i cittadini “contino sempre meno”. E, infine, la riforma della Rai – definita da Della Valle come la “vera battaglia del premier” – che servirà a “far passare la tv di Stato non più sotto il controllo del mondo politico allargato, ma sotto il controllo del governo”.

Lo sfrenato interventismo di Della Valle emerso negli ultimi mesi ha portato molti a pensare che possa essere proprio lui l’anti-Renzi alle prossime elezioni politiche del 2018. Tanto che, il patron marchigiano ha annunciato la presentazione di un movimento, “Noi Italiani”, per il prossimo autunno. Ma è stato lo stesso Della Valle a negare al Fatto Quotidiano una sua possibile discesa in politica: “Un cittadino che si lamenta di ciò che secondo lui non va, deve per forza voler entrare in politica? Spesso questi argomenti vengono usati da alcuni politici furbetti per delegittimare chi non è d’accordo. Faccio l’imprenditore a tempo pieno e, considerando anche il mio ruolo pubblico, ritengo doveroso, quando ce n’è motivo, prendere posizione, anche se è scomodo perché ci si fanno molti nemici”. Al massimo, ha concluso, “sono pronto a mettere a disposizione una parte del mio tempo, la conoscenza che ho di certe cose e, nei limiti delle regole, anche il supporto finanziario necessario per sostenere chiunque voglia occuparsi seriamente del futuro del Paese”. In fin dei conti, una smentita solo a metà.

 

Giacomo Salvini