Inchiesta Labirinto, Renzi ora teme l’implosione di Ncd

Ncd, Matteo Renzi, Angelino Alfano

L’inchiesta “Labirinto” partita ieri dalla Procura di Roma rischia di assestare al governo e a Matteo Renzi un colpo ben più forte dell’esito, negativo, delle amministrative. Secondo l’inner circle renziano, le intercettazioni che coinvolgerebbero il ministro Alfano sono in realtà una mossa per scardinare l’asse governativa. Il Ministro dell’Interno ha però chiarito oggi che non intende dimettersi e che non ci sarà un caso Lupi-bis. Alfano non è direttamente coinvolto nell’inchiesta ma dalle intercettazioni riportate dai pm romani nella richiesta d’arresto emergono particolari quantomeno imbarazzanti per il leader di Ncd.

Inchiesta Labirinto, le intercettazioni su padre e fratello di Alfano

In una prima intercettazione tra l’ex sottosegretario all’Istruzione del governo Berlusconi Raffaele Pizza e il collaboratore di Alfano al Ministero Davide Tedesco viene fatto il nome del fratello del leader di Ncd, Alessandro. I pm romani scrivono che “Pizza sostiene di aver facilitato l’assunzione del fratello del ministro in una società del Gruppo Poste”. L’altro casus belli è costituito da un’altra intercettazione tra la segretaria di Pizza Marzia Capaccio e tal Elisabetta C. Le due parlano di una telefonata fatta dal padre di Alfano alla segretaria di Pizza in cui le avrebbe “mandato ottanta curriculm. Ottanta! Dicendomi: non ti preoccupare, tu buttali dentro, la situazione la gestiamo noi”. Il leader di Ncd ieri si era affrettato a rispondere alle accuse di “favoritismo” nei confronti del fratello. “Siamo di fronte al riuso degli scarti di un’inchiesta giudiziaria. Ciò che i magistrato hanno studiato – ritenendolo non idoneo a coinvolgermi – viene usato per fini esclusivamente politici. Le intercettazioni non riguardano me – ha continuato il ministro dell’Interno – bensì terze e quarte persone che parlando di me, persone peraltro che non vedo e non sento da anni“. Oggi, poi il Ministro è tornato sull’argomento dopo gli ultimi sviluppi che hanno coinvolto anche il padre: “Oggi la barbarie illegale arriva a farmi scoprire, dalle intercettazioni tra due segretarie, che un uomo di ottant’anni, il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa che non lo rende pienamente autosufficiente, avrebbe fatto ‘pressioni’ presso le Poste per non so quale fantastiliardo di segnalazioni”.

Alfano, la richiesta di dimissioni delle opposizioni

Intanto oggi le opposizioni, dal Movimento 5 Stelle alla Lega Nord passando per Fratelli d’Italia e Sinistra Italiana, hanno chiesto a gran voce le dimissioni del Ministro dell’Interno. La posizione del Pd sulla vicenda invece è quella del capogruppo alla Camera Ettore Rosato che ha definito “pretestuose” le richieste di dimissioni per un ministro che “sta facendo bene il suo lavoro”. Oggi, durante l’intervento del Ministro a Montecitorio per riferire sulla protesta della comunità cinese a Sesto Fiorentino, Giorgia Meloni ha colto l’occasione per invitare Alfano a lasciare la sua poltrona al Viminale. Nei prossimi giorni, come richiesto dalle opposizioni, probabilmente il Ministro sarà costretto a tornare in aula per riferire sulla vicenda.

 

Ncd a rischio implosione

Ma non è solo l’inchiesta a far dormire sonni poco tranquilli a Renzi e Alfano. Ieri sera doveva tenersi la riunione del gruppo Ncd del Senato insieme al ministro dell’Interno. L’incontro è saltato per volere del capogruppo di Palazzo Madama, Renato Schifani. Il motivo ufficiale dello slittamento è quanto meno nobile: ieri rientravano le salme degli italiani trucidati a Dacca. Un dovere istituzionale quindi. La realtà dei fatti è però ben diversa.

La cancellazione del summit sarebbe dovuta ai contrasti interni a Ncd sempre più spaccata tra governativi e nostalgici berlusconiani. Da una parte Alfano, Cicchitto, Tancredi e Pizzolante e tutti quelli che hanno incarichi nel governo come Enrico Costa, ministro per gli Affari regionali e le autonomie, che in un’intervista al Corriere smentisce voci di “mal di pancia” centristi.

Dall’altra l’ala “populista”. Da Schifani a Lupi, passando per Formigoni, Sacconi e Azzolini, sono in tanti a voler abbandonare Renzi al suo destino. Dopo la batosta elettorale la stella del premier fiorentino si è sbiadita e la sua forza di attrazione è andata scemando.

Ncd, Renzi apre alle modifiche all’Italicum

Il presidente del Consiglio deve aver subodorato la cosa tanto è vero che ieri ha chiamato personalmente Alfano per rinnovargli la fiducia. Un’implosione di Ncd avrebbe effetti nefasti sul governo soprattutto dopo che Ala ha dimostrato di non essere fedele quanto il ministro dell’Interno. E così per evitare accordi sottobanco che lo estrometterebbero da Palazzo Chigi, il premier ordina ai suoi di mantenere basso il profilo e mandare “messaggi di pace”. E così ieri, puntuale, è arrivata l’apertura del vicesegretario Guerini alle modifiche di Ncd all’Italicum. Questione di realpolitik.