Le regole del Movimento 5 Stelle potrebbero ostacolare i sogni di gloria di Chiara Appendino

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La carriera politica di Chiara Appendino e di Virginia Raggi potrebbe concludersi prima del previsto. Secondo il regolamento del Movimento 5 Stelle, infatti, tra i “requisiti essenziali ed inderogabili per candidarsi sotto il simbolo del Movimento” c’è quello di “non aver già svolto, anche per periodi parziali, due mandati elettivi ad una o più” delle seguenti cariche: consigliere circoscrizionale, comunale, provinciale, regionale, parlamentare italiano o europeo. Sia la Sindaca di Torino che quella di Roma, prima di essere elette, facevano già parte del Consiglio Comunale della propria città dopo le Comunali del 2011 e del 2013. E così, il regolamento dei 5 Stelle potrebbe trasformarsi in una tagliola sulle aspirazioni politiche di entrambe.

Se oggi appare molto difficile che Virginia Raggi possa aspirare a cariche diverse da quella di Sindaco di Roma, il caso è diverso per Chiara Appendino di cui si fa già il nome in chiave nazionale. I primi 8 mesi della giunta Raggi, infatti, non sono stati all’altezza della situazione tra le difficoltà di formare una squadra solida di governo e le inchieste giudiziarie ancora in corso (la Sindaca è tutt’oggi indagata per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico).

Dall’altra parte, caso completamente diverso quello di Appendino: la giovane bocconiana risulta essere la Sindaca più amata d’Italia secondo il sondaggio Governance Poll di Ipr Marketing pubblicato un mese fa dal Sole 24 Ore. Il gradimento dei torinesi nei confronti della Sindaca a 5 Stelle raggiunge il 62%, più 8% rispetto al giorno della sua elezione. A dimostrazione di come alcuni settori ostili alla Appendino durante la campagna elettorale si stiano stringendo intorno a lei e ne stiano apprezzando il lavoro quotidiano.

Chiara Appendino candidata premier del M5S?

Ed è proprio per questo che nel Movimento 5 Stelle si fa sempre più spesso il suo nome per una possibile candidatura a premier da outsider. Ad oggi il nome su cui convergerà la maggior parte del Movimento è quello di Luigi Di Maio, ma prima il caso Quarto e poi le vicissitudini romane hanno aperto non poche crepe tra gli ortodossi à la Fico-Lombardi e l’istituzionale vicepresidente della Camera. Così, come ha scritto Repubblica nel dicembre scorso, all’interno del Movimento alcuni parlamentari si stanno già muovendo per aprire un dibattito sulle regole: può la tagliola dei due mandati elettivi essere un ostacolo alla costruzione di una classe dirigente?

Intanto, la Sindaca di Torino continua a ripetere che no, lei non ci pensa proprio a Palazzo Chigi. Ma i giochi si apriranno ufficialmente solo quando sarà chiara la data delle prossime elezioni politiche e di conseguenza con l’inizio della partita sui programmi e sulle candidature. A quel punto, tutto sarà possibile.