Elezioni politiche 2018: Governo e Parlamento, cosa dice la Costituzione

Elezioni politiche 2018: cosa succede adesso

Elezioni politiche 2018: Governo e Parlamento, cosa dice la Costituzione.

Si registra incertezza dopo il risultato delle elezioni politiche 2018. Nonostante due forze politiche in primis cantino vittoria, i numeri necessari per avere una maggioranza di governo non ci sono. Ciò darà ampio spazio a possibili tentativi di coalizioni per poter formare un governo compatto e unitario. Qualificazioni, queste ultime due, che non trovano però riscontro oggettivo nella realtà visto lo scenario politico attuale. L’alleanza tra PD e Forza Italia per formare il governo risulta impossibile, visto che non ci sono i numeri.

Movimento 5 Stelle e Lega avrebbero invece numeri a sufficienza per governare in tranquillità; ma la tranquillità non regnerebbe sovrana, viste le distanze tra le due parti politiche in diversi parti politiche, oltre alla volontà comune di leadership non conciliabile. Un’alleanza tra Partito Democratico (con Liberi e Uguali) e M5S sarebbe possibile: in questo caso, però, la maggioranza non sarebbe ampia. E poi, con un PD con Renzi ancora dentro (fino alla formazione del nuovo governo) l’ipotesi sembra lontana dalla realtà. Ma al di là delle alleanze e archiviata l’adrenalina del 4 marzo, cosa succede adesso?

Elezioni politiche 2018: cosa dice la Costituzione

Peschiamo direttamente dalla Costituzione Italiana per capire cosa succederà adesso, a due giorni dal voto e a poche ore dall’ufficializzazione dei risultati. Prendiamo quindi come riferimento l’articolo 61, che recita come di seguito.

Le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti. La prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni. Finché non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti.

La prima parte di quest’articolo spiega semplicemente che, a scadenza della legislatura, si avrà un determinato lasso di tempo per l’elezione delle nuove Camere e per la loro prima riunione. Entro 70 giorni il via alle nuove elezioni, avvenute il 4 marzo. Entro e non oltre 20 giorni, la prima riunione delle Camere. Questa ci sarà infatti venerdì 23 marzo, giorno in cui, previa maggioranza, Camera e Senato nomineranno i rispettivi presidenti.

Elezioni politiche 2018: il primo appuntamento del 23 marzo

A partire da questo fine settimana si partirà con le procedure necessarie per arrivare al 23 marzo. Così, i nuovi deputati e senatori potranno registrarsi in Parlamento e partecipare al primo step di questo mese caldo. Che sarà proprio venerdì 23 marzo. Proseguiamo nella lettura della Costituzione, cominciando dall’articolo 63.

Ciascuna Camera elegge fra i suoi componenti il Presidente e l’Ufficio di presidenza. Quando il Parlamento si riunisce in seduta comune, il Presidente e l’Ufficio di presidenza sono quelli della Camera dei Deputati.

E continuiamo con l’articolo 64.

Ciascuna Camera adotta il proprio regolamento a maggioranza assoluta dei suoi componenti. Le sedute sono pubbliche; tuttavia ciascuna delle due Camere e il Parlamento a Camere riunite possono deliberare di adunarsi in seduta segreta. Le deliberazioni di ciascuna Camera e del Parlamento non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti. E se non sono adottate a maggioranza dei presenti, salvo che la Costituzione prescriva una maggioranza speciale. I membri del Governo, anche se non fanno parte delle Camere, hanno diritto, e se richiesti obbligo, di assistere alle sedute. Devono essere sentiti ogni volta che lo richiedono.

Le procedure per Senato e Camera risultano comunque leggermente differenti. Infatti, si prevede per il Senato, alla quinta votazione, la scelta tra due senatori che nelle votazioni precedenti hanno ottenuto il maggior numero di voti. Ciò significa che dopo la quinta votazione, le nomine terminano. Diverso il discorso per la Camera, invece, perché qui non ci sono limiti di votazioni. In breve, si andrà a oltranza.

Elezioni politiche 2018: calendario fitto a marzo-aprile

Entro il 25 marzo i parlamentari saranno chiamati a comunicare il gruppo di appartenenza. Quindi spetterà al Presidente della Repubblica scegliere il nuovo governo tramite le consultazioni al Quirinale. A Sergio Mattarella il compito di scegliere un governo di scopo, che di fatto traghetterebbe il Paese in vista delle ulteriori elezioni con una nuova legge elettorale. Oppure un governo unitario, che nello scenario attuale prevede l’unione di più forze politiche ai fini dell’ottenimento della maggioranza necessaria.

Mattarella potrà scegliere dunque per un incarico pieno o esplorativo. In quest’ultimo caso si vedrà dunque se ci sono gli elementi necessari per la formazione di un esecutivo stabile. Dopo la decisione di Mattarella, l’esecutivo incaricato avrà il compito di presentare la lista dei ministri e giurare al Quirinale. Seguirà quindi il voto di fiducia alle Camere. Ed è in questo contesto che servirà assolutamente un’ampia maggioranza.

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