Recessione: che ne sarà di noi? Tutte le reazioni ai dati negativi del Pil

L’Italia è di nuovo in recessione. Lo stato negativo della nostra economia certificato dal dato negativo del Pil del secondo trimestre 2014 sta provocando una pioggia di reazioni. Il premier  Matteo Renzi ostenta tranquillità e annuncia un’accelerata sulle riforme. Ma l’opposizione va all’attacco e accusa l’infondatezza della “politica fatta di annunci”.

Taddei (Pd) “Accelerare sulle riforme – “Il dato dell’Istat ci dice che l’economia non si è risollevata. Che ci sono germogli di ripresa e di cambiamento. Che questo cambiamento va accompagnato e rafforzato con le riforme che devono risolvere i problemi strutturali del paese: il fisco, il lavoro, l’efficienza della pubblica amministrazione”. Per il il responsabile economico del Pd Filippo Taddei, intervistato dalla Stampa, adesso occorre “accelerare sulle riforme”. “La stagnazione non deriva dal lieve aumento dei consumi che c’è – secondo me in qualche modo legato agli 80 euro – ma soprattutto dalla frenata degli investimenti”, dice Taddei. “Sono gli investimenti il vero Convitato di pietra: nel 2008 rappresentavano il 21% del Pil, oggi soltanto il 16%. Come riusciamo a farli crescere?”. “Bisogna convincere chi investe che questo è un paese in cui i problemi strutturali verranno affrontati e risolti. Se non si crea questa fiducia, non c’è bonus che tenga” sottolinea l’esponente Pd. “Chi investe non guarda alla situazione di oggi, ma soprattutto alle prospettive di un paese. E l’unica cosa che interessa nel nostro caso è avere la certezza che il cambiamento dell’Italia proseguirà nel tempo. La sfida è riuscire a far capire che tutte le riforme realizzate o solo impostate dal governo sono permanenti”.

Morando “Servono investimenti strutturali” – “I dati sono preoccupanti e non c’è ragione per nasconderlo ma da questi numeri dobbiamo trarre la spinta per fare le riforme strutturali che servono al Paese”. Per il viceministro dell’Economia Enrico Morando, intervistato dal Messaggero, L’Italia “può tirare la testa fuori dall’acqua”. “Dobbiamo accelerare sulla strada delle riforme strutturali. Innanzitutto le riforme istituzionali che servono per cambiare la qualità della politica. E poi occorre una svolta sui temi economici” dice Morando. “Dobbiamo accelerare l’esercizio delle deleghe per attuare la riforma fiscale e rendere stabili, dal 2015 e per gli anni a venire, gli 80 euro di bonus verificando la possibilità di allargare la misura ai lavoratori dipendenti incapienti. Inoltre è necessaria una nuova riduzione dell’Irap dopo quella, già realizzata, che ha tagliato l’imposta del 10%». L’ipotesi di una manovra correttiva «non è assolutamente in campo” assicura Morando. “Secondo l’articolo 81 della Costituzione gli obiettivi annuali di finanza pubblica sono espressi al netto degli effetti sul bilancio del ciclo economico. Certo la recessione comporterà una sessione di bilancio 2015-2018 molto impegnativa e a settembre, quando faremo la nota di aggiornamento del Def, imposteremo il lavoro partendo da un quadro più negativo del previsto”.

 

Fassina “Renzi non ha colpe ma non abbiamo 1000 giorni” – Il governo Renzi non ha “colpe sostanziali” sul dato del Pil, ma “in economia non abbiamo 1.000 giorni a disposizione. Non possiamo permetterci questo lusso”. Il deputato del Pd Stefano Fassina, intervistato da Avvenire, si dice “preoccupato che Renzi insista troppo sulla politica dei due tempi: prima cambiamo l’Italia, poi l’Europa”, ma quello che serve è “una manovra espansiva, anche in deficit. Solo se cambiamo l’agenda europea arriva l’estate, o sarà autunno per tutti”. Fassina critica la lettera pubblicata ieri da Renzi sul sito del governo. “Le riforme strutturali vanno fatte, ma sono condizione necessaria ma non sufficiente per invertire la rotta. Il punto è che, nella loro fase d’avvio, hanno sempre un impatto negativo. Bisogna tenerne conto. Altrimenti anche il 2015 sarà un anno di crescita del deficit e del debito pubblico”. Per Fassina “si sarebbe dovuta impostare in modo diverso la presidenza italiana della Ue. Invece di chiedere generiche deroghe sulla flessibilità, già al Consiglio Europeo del 30 agosto bisogna porre con forza il tema dell’insostenibilità dell’euro e del debito pubblico in tanti Paesi. La Ue non può crescere sul solo perno del surplus della bilancia commerciale tedesca. Anche perchè, con l’inflazione così bassa, il debito salirà sempre di più. Bisogna invertire la rotta: ormai anche la Bundesbank ora chiedere un aumento dei salari del 3%”.

Delrio “Nessuna patrimoniale, non alzeremo le tasse” – “Questo governo si è dato come metodo che non aumenterà le tasse, siamo nati per fare il contrario: restituiremo denaro tagliando la spesa improduttiva e recuperando su efficienze e attrazione di capitali privati”. Intervistato dal Corriere della Sera, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, rassicura i sindacati: non ci sarà nessuna patrimoniale. “Non sforeremo il 3%, sostiene Delrio. Il Paese ha tutti i mezzi per rispettare i parametri Ue, per continuare a produrre un avanzo primario. Abbiamo imboccato una strada virtuosa che non abbandoneremo. Non vedo troike all’orizzonte ma la necessità di stabilità e di riforme che si approvano e si attuano”. “Noi siamo convinti che il secondo semestre del 2014 sarà diverso, risentirà degli effetti di alcune misure messe in campo. Fra i dati Istat ci sono anche delle luci. L’occupazione sta dando segnali positivi, stanno tornando gli investitori esteri«, osserva Delrio. Per il 2014 »lo 0,8 di crescita al momento sembra lontano, ma i conti si fanno alla fine”. “Fra le entrate abbiamo sottostimato la lotta all’evasione, gli impegni di spending review sono confermati. Alla fine porteremo a casa cifre superiori a quelle previste” afferma Delrio. “Tante cose stanno già dando frutti: il bonus sulle ristrutturazioni è stato molto positivo, dobbiamo continuare su questa strada, con credito di imposta anche su altri settori. I soldi non mancano, nel senso che in tanti settori ci sono enormi somme già stanziate. Lo ‘sblocca-Italià è ampiamente istruito e darà ulteriore forza all’economia”.

Allarme Italia per WSJ e Financial Times –  Allarme-Italia nelle prime pagine del Financial Times, Wall Street Journal e versione globale del New York Times, con la Penisola descritta come malato d’Europa in recessione “cronica” in grado di mettere in difficoltà il ‘bazooka’ della Bce, mentre la gelata del Pil segna “la fine della luna di miele” fra il premier Matteo Renzi e il Paese. Evocando le critiche italiane ad alcune riforme “da esporre in vetrina” come quella del Senato e la necessità di affrontare i nodi economici, il Financial Times mette l’Italia fra i principali rischi in un’Europa che fa i conti con la guerra delle sanzioni con la Russia per la crisi ucraina. “Cresce lo scetticismo per il governo” scrive il quotidiano, che secondo Wolfango Piccoli, analista del think tank Teneo, “manca di un piano originale e coerente per l’economia”. Punta sulla “pervicace recessione italiana” che “se continuasse potrebbe mettere a rischio la rete di sicurezza per l’Europa fornita dal presidente della Bce Mario Draghi” il Wsj: “la verità è che l’Italia non è mai veramente uscita dalla recessione”. Il quotidiano confronta il -0,2% dell’Italia nel secondo trimestre con il +0,6% della Spagna, concludendo che “la Spagna beneficia delle riforme”. Per il New York Times, i numeri italiani, e non solo, aumentano la pressione sulla Bce, che si riunisce oggi ma non dovrebbe prendere nuove misure”. Per il quotidiano inglese The Guardian invece, il prossimo compito dell’Ue sarà quello di “salvare l’Italia”.

Vendola “Da Renzi ottimismo inconsistente” – “Sono ammirato per l’ottimismo di Renzi. Sono disperato per quanto infondato, e inconsistente sia. Tutta colpa dell’economia che non ne vuole sapere di crescere al ritmo del benefico sortilegio della bacchetta magica di Renzi”. Così il leader di Sel, Nichi Vendola, in un’intervista a Repubblica. “Non siamo più soltanto noi illusi estremisti a urlare che l’austerity uccide. Sono ormai gli economisti di mezzo mondo. Ma il presidente del Consiglio continua a fare come Berlusconi, le stesse ricette” accusa Vendola. “Il disagio sociale, quando diventa la colonna sonora dello schianto del ceto medio, può diventare un pericolo per la democrazia”. Sul patto del Nazareno, “siamo chiamati a commentare voci, sussurri e grida. Come nelle migliori o peggiori ‘tradizionì del Patto. Ma non è tempo di misteri e segreti. Vorrei un pò di chiarezza” afferma Vendola. “Qui si sta ipotizzando una opzione politica strategica sul futuro dell’Italia, si sta parlando delle larghe intese come una cappa sui prossimi anni del nostro paese. Nel chiuso di una stanza, da cui esce solo qualche spiffero dopo tre ore di discussione. Siamo ormai al trionfo della fiction: le cose che contano – conclude – le possiamo scoprire solo col fuori onda”