La crisi dell’Agenzia delle Entrate: ecco cosa sta succedendo

La crisi dell’Agenzia delle Entrate: ecco cosa sta succedendo e perché si tratta di una emergenza da risolvere quanto prima.

La crisi dell’Agenzia delle Entrate: ecco cosa sta succedendo

Sembra ironico pensare all’Agenzia dell’Entrate come un Ente in crisi. Il braccio più importante del Ministero dell’Economia e delle Finanze vive una situazione estremamente delicata. I sindacati CGIL, CISL, UIL, CONFSAL-UNSA e FLP delle agenzie fiscali hanno fatto sentire la loro voce con la proclamazione dello stato di agitazione il 30 dicembre 2019, una giornata di assemblee negli uffici di tutta Italia il 23 gennaio (Fisco day) e una manifestazione nazionale il 6 febbraio davanti alla sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
L’obiettivo dello stato di agitazione indetto dalle OO.SS. era di ottenere interventi per risolvere le gravissime criticità che penalizzano fortemente l’attività dell’Agenzia delle Entrate e delle Dogane. La gravità della situazione è accresciuta dall’obiettivo del governo di mettere in atto un articolato dispositivo anti-evasione. Quest’ultimo, però, necessita di risorse umane e organizzative, nonché finanziarie. Risorse che, evidentemente, mancano come l’aria a uno degli Enti per eccellenza.

La necessità di ridimensionare gli obiettivi

L’Agenzia delle Entrate vive una drammatica carenza di personale (4500 unità in meno solo negli ultimi due anni) che non può essere compensata dalla previsione di alcune centinaia di assunzioni come previsto nell’ultimo concorso (assunzioni che, peraltro, non avverranno se non a fine 2020 e neanche da quelle future nei prossimi anni).

Dal punto di vista finanziario vi è il continuo taglio dei fondi del salario accessorio, nonché il ritardo nella loro erogazione (ad esempio non è stato ancora erogato il salario accessorio relativo all’anno 2018) nonostante gli obiettivi – come stabiliti con la convenzione con il Ministero – siano stati ampiamente raggiunti: obiettivi in termini sia di lotta all’evasione, tax compliance e servizi al contribuente come l’erogazione dei rimborsi.

La carenza di personale dovuta ai pensionamenti sta incidendo pesantemente sulle capacità dell’Agenzia di conseguire i suoi target. Di sicuro, 4500 persone in meno nel giro di due anni, non permette il raggiungimento degli stessi obiettivi quantitativi e qualitativi dell’ultimo biennio, ma l’ambiziosa lotta all’evasione predisposta dal Governo non prende in considerazione questa carenza di personale e tutto ciò si traduce in carichi di lavoro molto più grandi.

Carichi di lavoro accresciuti impattano negativamente sulla qualità del lavoro stesso e affinché la lotta all’evasione sia efficace, è necessario che oltre all’aspetto quantitativo ci sia particolare attenzione all’aspetto qualitativo (per evitare errori che potrebbero impattare negativamente sul contribuente e in termini di sostenibilità della pretesa erariale).

La crisi organizzativa dell’Agenzia delle Entrate

Dal punto di vista organizzativo, le agenzie fiscali vivono un momento estremamente difficile.

L’Agenzia delle Entrate è strutturata in direzioni centrali, direzioni regionali e direzioni provinciali. Le direzioni provinciali sono suddivise a loro volta in Uffici (Ufficio controlli, Uffici territoriali, Ufficio Legale,…) e ogni Ufficio è suddiviso in Aree che a loro volta sono suddivise in Team. Quest’ultima è l’unità organizzativa di base.
Dal 1° gennaio i Capi team che guidavano i team non esistono più, in quanto non è stato trovato un accordo per remunerare e prevedere l’esistenza di queste posizioni organizzative (art. 17 e 18 CCNI), pertanto chi coordinava i team e gestiva il personale assegnato al team e firmava gli atti fino a un determinato importo, dal punto di vista organizzativo non c’è più con le difficoltà e rallentamenti che ne derivano.

Il superiore gerarchico dei Capi team è la posizione organizzativa delle POER (Posizioni Organizzative di Elevata Responsabilità) con la funzione di Capi area, capi ufficio,….. Purtroppo, sulla stessa esistenza delle POER pende il giudizio della Corte Costituzionale che, nell’udienza del 25 febbraio, può dichiararle incostituzionali.

L’incostituzionalità delle POER ha come effetto la soppressione della posizione organizzativa e chi svolgeva la funzione ritorna ad essere un funzionario semplice.

In definitiva, i Team non sono guidati, le Aree e gli uffici rischiano di non esserlo a breve e, così, all’Agenzia rimarrebbero solo i dirigenti (che sono pure pochi).

Le criticità dell’Agenzia delle Entrate in 7 punti

Sulla “macchina fiscale” nel suo complesso, lamentano i sindacati, vi sarebbe stata assoluta disattenzione da parte dell’autorità politica ed assenza di visione strategica dei vertici che, negli ultimi anni, ha destrutturato l’organizzazione degli Uffici e la sua governance.
Tra le carenze organizzative evidenziate dai sindacati si segnalano:

  1. Assenza del Direttore dell’Agenzia (fino all’arrivo di Ruffini);
  2. Assenza ed inoperatività del Comitato di Gestione (con relativa paralisi delle decisioni di vertice);
  3. Almeno quattro Direzioni Regionali senza vertice (ad interim);
  4. Più del 30% degli Uffici operativi (Direzioni Provinciali) senza Direttori;
  5. Dirigenza ridotta a poche unità ed incapacità di espletare legittimamente concorsi per assumerli;
  6. Circa 1.500 P.O.E.R. appena istituite e già sotto il giudizio di legittimità della Corte Costituzionale;
  7. Risorse insufficienti per remunerare e prevedere l’esistenza delle P.O. e Incarichi di Responsabilità ex artt. 17 e 18 CCNI (capi team)
    A causa delle criticità che hanno portato i sindacati ha indire lo stato di agitazione, molti Direttori Provinciali (articolo di Italia Oggi del 23 gennaio) hanno firmato una nota di preoccupazione inviata ai loro superiori, i direttori regionali per dire che non hanno la capacità di presidiare l’attività dell’Agenzia delle entrate.

Il tutto si traduce in uno stop agli accertamenti, alle verifiche, all’assistenza, ai servizi e ai rimborsi. Non c’è personale negli uffici, non ci sono risorse, non c’è l’assunzione di responsabilità con il rischio di danni per omessa vigilanza.

4I direttori provinciali hanno fatto una richiesta di tagli per il budget 2020 fino al 50% (in media il 30%) rispetto alle richieste della direzione centrale e con la nota con tanto di firma dei vertici delle direzioni provinciali hanno espresso: «Forte è il timore», scrivono i direttori provinciali, «che ne risentano i servizi resi all’utenza in termini di quantità e qualità sia l’efficacia della lotta all’evasione posta a vantaggio dell’intera collettività».

Il campanello d’allarme lanciato dai sindacati sulla lotta all’evasione fiscale

In conclusione a causa di queste gravissime criticità – sia di personale che organizzative – le OO.SS di settore (CGIL, CISL, UIL, CONFSAL-UNSA e FLP) denunciano l’impossibilità di porre in atto un gran piano contro l’evasione fiscale, in quanto in questa situazione non vengono neanche coperti i servizi essenziali. Ci si aspetta che, in assenza di risposte politiche a stretto giro di posta, le OO.SS indicano altre manifestazioni (dopo quella del Fisco-day del 6 febbraio) fino all’indizione di un eventuale sciopero generale.

Oltre all’Agenzia delle Entrate, anche le Dogane (che fanno sempre riferimento al Mef) chiedono un immediato intervento. Qui, oltre a delle deficienze strutturali – legate prevalentemente a una carenza di organico – si inserisce la determinante congiuntura politica comunitaria: la Brexit, infatti, forza le Dogane a del lavoro extra. L’incremento dei traffici commerciali stimato dall’uscita del Regno Unito dall’UE sarà difficilmente gestibile, senza i fondi adeguati. È pur vero che l’emergenza coronavirus potrebbe “equilibrare” il flusso, ma rimane un grave problema strutturale che va risolto quanto prima.

Il governo ha fatto della lotta all’evasione fiscale e alla certezza della fiscalità un vero e proprio caposaldo. La corretta messa in pratica del piano, però, passa da un’Agenzia delle Entrate e un’Agenzia delle Dogane efficienti dal punto di vista organizzativo e con personale motivato.

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