Giornata internazionale della felicità 2020: perché si celebra e cos’è

Si celebra oggi la Giornata internazionale della felicità indetta dall’ONU allo scopo di promuovere “la felicità e il benessere di tutte le persone”.

giornata internazionale della felicità
Giornata internazionale della felicità 2020: perché si celebra e cos’è

E mentre L’Italia e l’Europa intera sono in ginocchio per colpa dell’epidemia di coronavirus, oggi nel mondo si celebra la Giornata internazionale della felicità. La ricorrenza esiste dal 2012, per volontà dell’Assemblea Generale dell’ONU che l’ha istituita per promuovere – si legge nella Risoluzione A/RES/66/281 – “lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone“.

Giornata internazionale della felicità: il rapporto dell’ONU

Come ogni anno, in occasione della giornata internazionale della felicità (che si celebra il 20 marzo), l’ONU pubblica un rapporto che rivela la classifica dei Paesi “più felici al mondo”: il World Happiness Report.

Nel 2019, il podio è stato occupato dai Paesi Scandinavi, col primato spettato alla Finlandia, seguita da Norvegia e Danimarca. L’Italia doveva accontentarsi del 36° posto, lasciando la testa alle democrazie più avanzate, quali, oltre ai Paesi Scandinavi, l’Islanda, la Svizzera e l’Olanda.

Gli indicatori utilizzati per costruire l’ “indice di felicità” alla base del ranking internazionale sono;

All’Italia è stata riconosciuta la medaglia di bronzo, dopo Giappone e Islanda, per l’aspettativa di vita, che dal 2000 al 2015 si è alzata da 70 a 72,8 anni.

Si può definire “la felicità”? Cosa è il diritto alla felicità pubblica?

Ma cos’è la felicità? Si può riassumere un sentimento così soggettivo ed astratto in parametri peraltro sociali? Questo sembrerebbe essere l’intento della giornata internazionale della felicità.

Era il 1749 quando, nel pieno dello sviluppo dell’illuminismo, Ludovico Antonio Muratori dava alle stampe Della pubblica felicità, un’operetta morale contro il machiavellismo politico.

Ma l’idea di un diritto alla felicità fu qualcosa che cominciò a serpeggiare negli ambienti intellettuali illuministici dell’epoca, tant’è che il 4 luglio 1776 fu la Dichiarazione d’indipendenza americana a riconoscere a tutti gli uomini «il diritto alla vita, alla libertà, e al perseguimento della felicità».

Peccato che, come ci ricorda ironicamente Umberto Eco, la Dichiarazione d’indipendenza avrebbe dovuto riconoscere parimenti il diritto-dovere di ridurre la quota d’infelicità nel mondo, cosicché tanti avrebbero capito che, pur di perseguire il diritto alla propria felicità fiscale, avrebbero trasgredito ad un principio di felicità pubblica essenziale, quale il diritto alle cure sanitarie gratuite per tutti.

Quest’anno la giornata internazionale della felicità cade, come si diceva, in un momento molto particolare, in cui l’Occidente (e l’Italia in primis) è coinvolto in una battaglia contro una pandemia che sembra non placarsi.

Sono molti in Italia, in questi giorni, ad aver sacrificato le proprie abitudini di vita, il lavoro e la possibilità di guadagno per rimanere a casa, dando ciascuno il proprio contributo individuale per arrestare la diffusione del contagio. Assistiamo, dunque, a un sacrificio delle singole felicità per un bene collettivo più grande (la salute di tutti). Tuttavia, sono in molti a non poter scegliere di restare a casa: operai e lavoratori delle grandi industrie che continuano, loro malgrado, a recarsi a lavoro, impiegati nella grande distribuzione alimentare, medici e personale sanitario.

Che la giornata internazionale della felicità possa ricordarci l’importanza del nostro sacrifico odierno e soprattutto di coloro che sono impegnati in prima linea nelle strutture sanitarie. Infine, a proposito di sanità e della battuta di Eco sugli americani, che sia da monito il messaggio della giornata internazionale della felicità: non esiste felicità pubblica senza difesa del diritto alla salute e accesso gratuito, per tutti, alle prestazioni sanitarie.

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