Quando si guarisce dal coronavirus e quanti giorni dura la malattia

Quanto tempo ci vuole per guarire dal Coronavirus e quanti giorni dura la malattia? Alcune domande hanno ancora risposte diverse: cerchiamo di darle.

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Quando si guarisce dal coronavirus e quanti giorni dura la malattia

Casi positivi, persone guarite, vittime, ricoverati in terapia intensiva, ricoverati con sintomi, obbligati all’isolamento domiciliare. Numeri, cifre, bollettini, informazioni che si rincorrono ogni giorno, a volte contraddittorie. Il Coronavirus sta investendo tutti i settori della società, a livello globale: inevitabile che ci sarà un prima e un dopo e in questo dopo avremo sicuramente informazioni più certe di quelle che abbiamo ora. Intanto cerchiamo di dare delle risposte ad alcune domande che ci vengono poste: quando si guarisce dal Coronavirus una volta che si contrae la malattia e quanti giorni dura il malessere?

Quando si guarisce dal Coronavirus?

Quando si guarisce dal Coronavirus e cosa succede quando questo avviene? La risposta ce la dà direttamente il Consiglio superiore di sanità, che si basa sui dati dei casi positivi guariti dal Covid-19. Innanzitutto bisogna distinguere due terminologie:

Coronavirus: quanti giorni dura la malattia?

Il periodo di incubazione è stimato in 14 giorni. Il soggetto che risulta positivo al Coronavirus deve ripetere il test dopo 14 giorni per vedere se il virus è sparito e quindi se risulta completamente guarito. Una volta sparito il virus dal corpo, non si è più contagiosi. Inoltre, alla scomparsa del virus segue la formazione di anticorpi specifici, che provocano immunità nei confronti dell’agente patogeno. Tali anticorpi, infatti, possono difendere l’organismo da nuove infezioni provocate dallo stesso virus.

Si è inoltre letto di persone che, dopo essere guarite, sono ritornate positive al Coronavirus. Il Consiglio superiore di sanità precisa che “non è escludibile che venga ricondotto a una lunga persistenza del virus nell’organismo e che alla base dell’osservazione vi possa essere o un’inadeguata gestione pre-analitica del campione o un limite di sensibilità del test”. Questo significa che è molto probabile che tra le due infezioni, la persona sia sempre stata positiva.

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