La scommessa di Putin: economia innovativa senza deficit

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DA MOSCA. Ormai Vladimir Putin ha giurato ed è presidente della Russia. Il tandem Putin-Medvedev ha dietro di sé quattro anni di potere, e all’inizio di questo nuovo periodo dopo la staffetta è interessabnte vedere che cosa i due massimi dirigenti, al Cremlino e alla ‘Casa Bianca’, hanno lasciato alla Russia. La domanda se l’è posta l’organizzazione economica moscovita FBK (Consulting di finanza e contabilità) guidata da un gruppo di specialisti della facoltà di economia delle MGU (Università statale di Mosca Lomonosov), compresi i fondatori della compagnia, Sergej Shapiguzov e Elena Proskurnja. Abbiamo visto nella prima e seconda parte come le occasioni mancate siano state tante.Vediamo ora, nella terza e ultima parte, alcune altre caratteristiche dell’economia russa lasciatasi alle spalle da Putin e Medvedev “prima versione”.

A conclusione del precedente articolo, abbiamo ricordato un fattore scoraggiante menzionato dall’analista Oleg Beklemishev a proposito del ruolo dell’intelligenza nella Russia d’oggi: nell’ultimo rating internazionale delle università nessun istituto superiore russo, neppure l’Università Statale Moscovita “M. V. Lomonosov” (un tempo orgoglio della scienza sovietica) è entrato fra i primi cento. Ora Per quanto riguarda un altro fattore che dovrebbe favorire la crescita della Russia, gli investimenti, Beklemishev ritiene che nel paese si è osservata una caduta senza precedenti durante la crisi e finora gli investimenti non sono ancora ritornati al livello pre-crisi. Parlando degli “istituti”, l’altra “i” promessa da Medvedev, Beklemishev si pone una domanda retorica: “Ma ha incominciato, per esempio, la nostra giustizia a lavorare meglio?” E “dell’”innovazione” (un’altra “i”) non è neppure il caso di parlare. Io non vedo segni positivi”, osserva l’analista.

Rileviamo che anche in Cina, che è leader per i tempi di crescita economica, recentemente sono stati sottoposti ad una dura critica i successi del “tandem” russo negli ultimi quattro anni. In Cina si è rilevato che per far progredire la modernizzazione economica della Russia occorre superare tutta una serie di gravi “sfide”. E di queste le principali passeranno a Putin “in eredità” da Medvedev che in quattro anni di presidenza non ha saputo vincere nessuna di esse. I maggiori analisti rilevano che mentre si fa più dura la concorrenza globale, si riduce la concorrenzialità della Russia. Personale altamente qualificato “fugge” all’estero, cosicché si sta creando una situazione non facile con il capitale umano in Russia. Infine, l’estrazione delle materie prime e del combustibile in Russia, secondo i cinesi, ha già raggiunto il suo picco.

Intanto Vladimir Putin, ormai tornato sullo scranno presidenziale, sta elaborando piani per lo sviluppo dell’economia russa. Il paese ha bisogno di attenersi scrupolosamente alla linea di riduzione del deficit di bilancio a zero per il 2015, ha dichiarato l’ex premier quando non era ancora tornato al Cremlino, in un discorso ai dirigenti del ministero delle finanze. Ma per ora Putin ha indicato come suo obiettivo principale la liquidazione del cosiddetto deficit “petrolio-gas”, vale a dire l’eliminazione del deficit senza tener conto delle instabili entrate provenienti dall’esportazione di petrolio e gas. Il ministro delle finanze Anton Siluanov non ha potuto accontentare l’allora premier. Secondo il suo giudizio, espresso sull’autorevole quotidiano “Nezavisimaja gazeta” nella prospettiva a medio termine si riuscirà a ridurre il deficit “petrolio-gas”, nel migliore dei casi, dell’8% del PIL.

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Putin si è posto un obiettivo non realistico: creare un’economia innovativa in presenza di un bilancio libero da deficit, scrive il giornale economico “Vedomosti”. Ma alla fine dovrà scegliere. Esaminando il pronostico di sviluppo socio-economico fino al 2030, il ministero per lo sviluppo propone di scegliere fra un’economia „basata sulle materie prime” e un’economia veramente “innovativa”. La prima variante presuppone un bilancio privo di deficit dal 2015, ma in questo caso le promesse preelettorali di Putin possono esser messe in pratica solo nei confronti della metà dei dipendenti pubblici; il compenso in denaro dei militari entro il 2030 dovrà tornare al livello precedente la riforma delle forze armate, il programma di Stato per la modernizzazione degli armamenti, per un costo di 22 trilioni di rubli, dovrà essere ridotto e sarà giocoforza anche accettare la crescita della disuguaglianza dei redditi fra la capitale e le regioni. In uno scenario innovativo il deficit di bilancio fino al 2030 sarà di 1,5-2% del PIL ed il debito pubblico salirà al 25% del PIL.

Si diversificherebbe anche la traiettoria della crescita: in media del 4,4% in caso di sviluppo innovativo e del 3,5-3,6% in caso di sviluppo conservativo. Nel primo caso la Russia aumenterebbe il suo peso nel PIL mondiale dal 3 до 3,7% entro il 2030, nel secondo caso i suoi tempi di crescita coinciderebbero praticamente con quelli mondiali. Diversi economisti rilevano che lo scenario innovativo è possibile anche senza deficit, tuttavia a condizione che vengano raggiunti più alti ritmi di crescita del PIL nel suo complesso, accompagnato da un miglioramento molto rapido del clima favorevole agli investimenti e da una marcia a tappe forzate per quanto riguarda le riforme strutturali. Gli esperti sono convinti che la nuova economia è impossibile senza la riforma degli istituti, della giustizia e degli organi di controllo sul business. Inoltre è necessario cambiare l’ambiente istituzionale. Nel 2008 con l’avvento di Medvedev fu imboccata la rotta verso la seconda variante di sviluppo economico, quella innovativa. Ma è venuta la crisi a rovinare le cose. “Vedomosti” ritiene che ora sia più probabile la realizzazione dello scenario che fa perno sulle materie prime. La decisione su quale cammino seguire non è ancora stata presa dai vertici della Russia. Per adesso si aspetta.

Da EastJournal

di Giovanni Bensi

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