Si scrive Sicilia, si legge Italia: Grillo, Crocetta e l’astensionismo

elezioni in sicilia

La Sicilia ha stupito di nuovo tutti. Nessuno si aspettava quello che è accaduto: un’astensione maggiore del 50%, il Movimento 5 stelle primo partito in Sicilia e Crocetta presidente della Regione.

L’Isola,come al solito, ha lasciato tutti a bocca aperta.

L’astensionismo l’ha fatta da padrone: oltre il 52% degli aventi diritto non si è recato al voto, sintomo e sinonimo di una stanchezza e di un odio verso la politica che ha raggiunto livelli mai visti prima. Gad Lerner, durante la trasmissione di La7 “L’Infedele”, giustamente ha parlato di “schiaffone che la Sicilia ha rifilato alla politica” ed in effetti è vero: i cittadini hanno voluto mostrare il loro dissenso nel modo più forte, ma forse anche meno indicato, alla propria classe dirigente. O ci ascoltate o non vi votiamo. Ebbene, l’astensionismo, però non è il modo giusto, a parere di chi scrive, per mostrare il proprio dissenso: infatti, in questo modo, si avvantaggiano i potentati di potere, anche mafiosi, che gestiscono i c.d. pacchetti di voti e quindi chi vuole farsi eleggere a consigliere regionale, invece che prendere, ad esempio, 10 mila voti, con questa astensione è riuscito a farsi eleggere con 5 mila. Quindi, se dal punto di vista mediatico l’Isola ha mostrato a tutto il Paese tutto il suo malessere, dall’altra parte non pochi speravano in questo risultato e alcuni, stanotte, avranno sicuramente esultato per aver raggiunto un’elezione insperata.

Il Movimento 5 stelle conquista la Sicilia. E, se continua così, conquisterà anche l’Italia. I grillini, trainati dal loro guru, hanno portato il candidato alla presidenza Cancelleri al 18% dei consensi e al terzo posto tra i più votati dopo Crocetta e Musumeci e prima del ben più navigato Miccichè rimasto fermo a poco più del 15%.  Il Movimento risulta il primo partito in Sicilia ma già si notano alcuni errori di comunicazione: il fatto che Cancelleri abbia detto “noi siamo come zitelle acide non andiamo con nessuno” tradisce forse un po’ di arroganza visto che, con l’attuale legge elettorale, nessuna coalizione avrà la maggioranza e quindi per portare le istanze di tutti, anche quelle del 5 stelle, accordi, seppur programmatici, dovranno farsi. Oltretutto Cancelleri e il Movimento sanno che è grazie a Grillo se il loro successo è stato così plateale: in molte sezioni elettorali dell’Isola il Movimento è stato il primo partito, ma pochi votanti, in proporzione, hanno messo accanto alla croce sul simbolo anche il nome del loro deputato scelto, segno che si è voluto dare un mandato in bianco perché Beppe Grillo è stato talmente protagonista da non far capire, o ricordare, ai suoi elettori i nomi di coloro che concorrevano come deputati. La protesta maggiore, che deve far riflettere i “vecchi” politici, più dell’astensione, è questa. Ma, ammesso che essi la capiscano, forse siamo già andati troppo oltre per poter tornare indietro.

E’ ovvio che se la politica continuerà su questa china, pericolosissima, avremo molti grillini al Parlamento e questo di per se può essere l’occasione di vedere facce nuove, e si spera pulite, nei palazzi di governo.

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Crocetta ha battuto Musumeci: da circa un mese ci si era resi conto che la lotta per il vertice della regione sarebbe stata tra loro due ma, questa volta, i sondaggi non sono stati del tutto veritieri: quasi tutti i sondaggisti davano Musumeci in testa. Nessuno si aspettava un distacco di quasi 6 punti percentuali tra i due competitor. Di sicuro non avranno fatto bene al candidato del centro destra le parole di Berlusconi pronunciate qualche giorno prima del voto, né i vari scandali delle regioni Lazio e Lombardia. Musumeci, d’altronde, aveva capito che il Cavaliere avrebbe potuto nuocere più che aiutare la sua candidatura, ed è stato per questo che in Sicilia è arrivato Alfano, e non Berlusconi, a sostegno suo  e dei candidati del PDL. PDL che ha avuto un forte ridimensionamento: sono lontani i tempi del 61 a 0 che vide Miccichè come demiurgo.

Il lavoro di Crocetta sarà difficile: cercare di risollevare una regione quasi in fallimento, una regione con un numero di dipendenti quattro volte superiore alla Lombardia, una regione dalla quale i giovani continuano ad andare via e che si sentono persi dietro a contratti a progetto e, spesso, in nero.

La coalizione che lo ha sostenuto mette insieme PD ed UDC, più altri vari movimenti territoriali che hanno inciso non poco nella sua elezione, e questa coalizione si pensa possa essere ripetuta anche a livello nazionale. D’altronde Casini non ha nascosto questa volontà ma le ritrosie maggiori provengono dall’area sinistra del PD che, all’alleanza con lo scudo crociato, preferirebbe quella con SEL.

Indipendentemente dai colori politici la Sicilia ha dato prova di sperare in un cambiamento: un presidente antimafia, sotto scorta da 10 anni per essersi messo di traverso contro le famiglie mafiose di Gela, e in più gay, è una prova di apertura dei siciliani a questo governo. Lontano dalla figura del siciliano classico, omofobo e mafioso con coppola e lupara, i siciliani sperano in vero cambiamento.

Certo, governare per Crocetta non sarà facile : secondo i calcoli avrà a disposizione 39 deputati su 90. Questo significa che l’instabilità politica potrebbe farla da padrone a meno che non si arrivi a compromessi.
Ma, di compromessi, i siciliani appaiono stufi…