“Si riparte dallo zero a zero” e di altri falsi miti delle primarie

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Le elezioni, per quanto primarie, sono sempre una robusta iniezione di realtà che fa seguito spesso e volentieri a settimane di inesattezze, di fatti deformati con gli occhi della propaganda e, talvolta, di notizie edulcorate per trasmettere un’idea di competitività anche laddove i numeri fotografano un distacco soverchiante. Il primo turno delle primarie per la premiership del centrosinistra si è inserito in questo solco e sul piano intellettuale ha rimesso l’analisi politica finalmente su un piano di sincerità. Ma solo una volta ottenuti ufficialmente i dati definitivi, perché da ieri notte e fino a questo pomeriggio si è creato uno strano – e inspiegabile – thrilling sul vantaggio di Pierluigi Bersani: secondo il comitato organizzatore delle primarie il segretario Pd avrebbe avuto un vantaggio fra gli 8 e i 10 punti percentuali sul suo diretto inseguitore, Matteo Renzi; per il comitato del rottamatore il gap sarebbe stato di 5, 6 punti al massimo. I dati dello scrutinio hanno dato pienamente ragione allo staff di Italia Bene Comune e qualcuno avrà pensato – a ragione – che dalla parte dei renziani sia stata covata per ore una sciocchezza senza capo né coda.

Sì, verrebbe da chiosare, ma non l’unica. E non ha riguardato soltanto il fronte del sindaco di Firenze, per quanto quest’ultimo abbia prodotto lo stand più di successo della sagra in queste primarie. Cerchiamo di analizzarle nel dettaglio:

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Dunque l’esito del ballottaggio è già scritto? Non necessariamente, sebbene una rilevazione dell’istiuto Piepoli dia Bersani vincente al 59% con Renzi fermo al 41%. Ma quello che dovrebbe premere di offrire all’informazione politica è uno sguardo scientifico. E i numeri ci consegnano una prospettiva più rosea per il segretario del Pd. Sempre che per assecondare le ragioni ineffabili della propaganda non si voglia ignorare la realtà e dar ragione all’aforisma ironico e paradossale del filosofo russo Lunacarskij, che per riaffermare il primato dell’ideologia su tutto amava dire: “Se i fatti non ci daranno ragione, tanto peggio per i fatti”.