Georgia, il nuovo match (energetico) di Kakha Kaladze

Esiste un compito più arduo di marcare Messi e Cristiano Ronaldo? Questa l’ingannevole domanda  accomiatante le insonni notti pre-elettorali delle ex-stella calcistica georgiana Kakhaber Kaladze. Spinto da una grossolana  concezione della politica, riassumibile nella dichiarazione successiva alla guerra osseta – “Berlusconi è da sempre molto vicino al Primo Ministro russo Putin, sono molti amici ed è stato proprio il suo intervento a fermare il conflitto tra Georgia e Russia” – e convintamente determinato a ricoprire un ruolo da titolare nel nuovo assetto nazionale targato Ivanishvili, il neo Ministro dell’Energia georgiano, oltre che Vice Primo Ministro, si è immediatamente dovuto ricredere.

Appesi gli scarpini al chiodo e indossati i più consoni abiti istituzionali, abbandonate le tabelle-scudetto ed intrapreso lo sfoglio delle carte ministeriali, la situazione presentatasi lo ha infatti ben presto indotto a dimenticare le fatiche calcistiche europee e i temibili avversari internazionali. Le competenze del Ministero capeggiato, abbandonati i binari laterali dei terreni di gioco, hanno imposto alla sua attenzione le ben più redditizie tratte dei gasdotti. La Georgia, infatti, data la sua collocazione geografica ricopre oggi il ruolo di crocevia nella pianificazione degli innumerevoli progetti che multi-lateralmente le compagnie energetiche e gli Stati si apprestano a ratificare. La dichiarata volontà europea di ridurre la propria dipendenza da Gazprom ha infatti indotto le diplomazie energetiche ad individuare nuove rotte capaci di diversificare l’approvvigionamento, divenendo meno esposte ai ricatti geo-politici del Cremlino. Il bacino caspico è diventato così la nuova frontiera di investimento. I giacimenti di Kashagan e Kuryk, in Kazakistan, di Dauletabad e Yolotan, in Turkmenistan, e di Shah Deniz e Sangachal, in Azerbaijan, hanno trovato la Georgia come porta di ingresso energetico (considerate le tensioni politiche tra Baku e Yerevan) attraverso la quale veicolare le risorse verso i  lidi europei. Quattro i principali progetti coinvolgenti Tbilisi. Il primo, il gasdotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, finanziato congiuntamente dalla World Bank’s International Finance Corporation e dalla European Bank for Reconstruction and Development, in funzione dal giugno 2006, si è affermato come cruciale hub nel trasporto marittimo del gas nei Paesi dell’Europa mediterranea. Il secondo, costituito dalla parallela infrastruttura South Caucasus Pipeline (BTE), finanziata dai principali players del mercato energetico internazionale ed operante dal settembre 2006, replica la tratta Baku-Tbilisi ma prevede come capolinea infrastrutturale la città turca di Erzurum. Questa, situata nella zona centro-orientale del Paese, costituisce lo snodo fondamentale nel crocevia dei gasdotti mediterranei. Infatti, da Erzurum, dovrebbe partire la Turkey-Greece Pipeline, la cui costruzione è incominciata nel 2005 e il cui collegamento assicurerà una rete infrastrutturale tra la città turca di Karacabey e la città greca di Komotini. Da Komotini, prenderà poi vita un’ulteriore infrastruttura energetica che, o attraverso l’Albania (Trans Adriatic Pipeline) o direttamente attraverso il Mar Ionio (Greece-Italy Pipeline), condurrà il gas sino alle coste italiane (Otranto o Brindisi). Erzurum dovrebbe inoltre congiungere l’approvvigionamento energetico caspico a quello iracheno, fungendo da snodo di partenza del progetto rinominato Nabucco Pipeline, il quale, veicolando le risorse energetiche attraverso Bulgaria, Romania, Ungheria ed Austria, permetterà un importante rifornimento sia all’Europa Meridionale (via Italia) sia all’Europa Continentale (via Germania).

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Il terzo progetto coinvolgente Tbilisi è il White Stream. Esso, atteso per il 2016, permetterà il trasporto del gas caspico attraverso il Mar Nero, congiungendo la cittadina georgiana di Supsa sia alla regione ucraina della Crimea (Feodosiya) sia alla località costiera rumena di Costanza. Il duplice delinearsi del progetto garantirà così forniture energetiche sia al mercato polacco, lituano e slovacco (via Ucraina) sia al mercato balcanico (via Romania). Infine, l’ultima frontiera energetica di Tbilisi (Azerbaijan-Georgia-Romania Interconnector), parzialmente replicante la tratta del White Stream, assicurerà il trasporto delle risorse azere, collegando la cittadina costiera georgiana di Kulevi alla località rumena di Costanza, garantendo così approvvigionamento al mercato centro-europeo.

A complicare lo scenario, vi sono inoltre le ripetute pressioni russe volte ad influenzare gli approvvigionamenti caspici e la diversificazione energetica europea. L’ostruzionismo del Cremlino ha assunto una duplice forma. Da una parte, si è fermamente opposto alla costruzione del Trans-Caspian Oil Transport System e della Trans-Caspian Gas Pipeline garantenti, in caso di loro implementazione, un più semplice ed efficiente trasporto di risorse dalle coste kazake e turkmene alle coste azere e, di lì, ai bacini mediterranei ed europei. Dall’altra, ha pianificato l’edificazione di due progetti concorrenti, ai molteplici esposti poco sopra, al fine di perpetrare il proprio monopolio nel rifornimento energetico europeo e contemporaneamente evitare l’instabilità politica di molte ex-repubbliche sovietiche. Il primo, Blue Stream, operante dal novembre 2005, garantisce un collegamento infrastrutturale tra il giacimento russo di Izobilnoye (Nord Caucaso) e la capitale turca Ankara, attraverso il Durusu Terminal sulle sponde del Mar Nero. Il secondo, atteso per il 2015, conosciuto con il nome di South Stream e risultato delle volontà congiunte di Gazprom ed Eni, assicurerà, attraversando il Mar Nero, il trasporto di gas dalla città costiera russa di Beregovaya alla città bulgara di Varna, proseguendo sui territori serbo ed ungherese e arrivando all’hub austriaco di Baumgarten, rifornendo così diverse nazioni europee.

La molteplicità di soggetti coinvolti, e i delicati interessi in campo, impongono una necessaria attenzione nell’intraprendere iniziative che, se frettolosamente condotte, potrebbero avere importanti ricadute geo-politiche. Che Kaladze, nonostante il recente insediamento, stia già rimpiangendo i faticosamente allegri momenti in cui doveva, semplicemente, occuparsi di Messi e Ronaldo?