Perché Berlusconi non può ripetere l’impresa del 2006

Berlusconi

L’ennesimo ritorno in campo di Silvio Berlusconi ha, come era prevedibile, sconquassato il già destabilizzato quadro politico italiano. La sua autocandidatura ha scatenato ironie, dubbi, paure sia in Italia che in Europa. Obiettivamente il Cav ha tutto il diritto di giocarsela, siamo pur sempre in un regime di democrazia. Certo Berlusconi ha un ego ben noto, che spesso lo ha portato a fare scelte che non contemplano ragionevolezza e senso dello Stato, tutte doti insite in qualsiasi politico pronto a guidare un Paese. Eppure, ciò che stona in tutto questo calderone di dichiarazioni ed emozioni suscitate dal ritorno del Cav sono proprio le intenzioni di quest’ultimo.

 

Si è candidato per vincere? Berlusconi sarà pur ammaliato dai suoi super poteri quando si tratta di dar battaglia in campagna elettorale ma sa discernere la realtà dei fatti dai voli di fantasia. Dai sondaggi riservatigli spasmodicamente ogni settimana, Berlusconi è consapevole di non aver alcuna possibilità di vittoria ma spera in un “effetto 2006”. Ovvero ridurre fortemente la forbice che lo vede distaccato dal Pd di 14 punti, (ora il Pdl naviga attorno al 15 – 17%) in modo tale che al Senato i democratici non abbiano una maggioranza solida. Una strategia adatta per tenere in scacco il futuribile governo Bersani (strategia risultata vincente con il governo Prodi). Ma un’eventualità del genere può ancora ripetersi? Molti fattori dicono di no e ora ne elencherò alcuni qui di seguito.

–          Nel 2006, l’Italia e l’Europa non erano investite dall’attuale crisi economica che sta sconvolgendo le economie dei Paesi occidentali. La campagna elettorale ha sullo sfondo un diverso scenario da quello di sei anni fa. L’interprete non è cambiato ma il mondo intorno a lui sì.

–          La Casa delle Libertà che corse per le elezioni del 2006 non esiste da tempo. E i suoi interpreti hanno preso strade differenti. Il cofondatore del Pdl, Gianfranco Fini, ha abbandonato Berlusconi. Bossi non è più padrone della Lega e il nuovo corso di Maroni ha sempre malvisto un’alleanza con un redivivo Cav, e lo ha ripetuto anche di persona (“serve un rinnovamento, non ci alleeremo con il Pdl se insisti a volerti candidare“). Un eventuale accordo con il Pdl infatti non piace a gran parte dell’elettorato leghista che considera il partito guidato da Alfano un porto di mare per indagati e corrotti. Casini invece ha tagliato da tempo i ponti con il Pdl. Poteva esserci un riavvicinamento a patto che Alfano prendesse le redini del partito e adottasse l’agenda Monti. Entrambe le cose però non si sono verificate.

–          Il Pdl non può più contare sull’appoggio del Vaticano e della Cei. Berlusconi con lo scandalo Ruby e il famoso Bunga Bunga ha perso di credibilità dall’altra parte del Tevere. Per lui ha avuto parole sprezzanti il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. “Non si può mandare alla malora i sacrifici di un anno, che sono ricaduti spesso sulle fasce più fragili. Ciò che lascia sbigottiti è l’irresponsabilità di quanti pensano a sistemarsi mentre la casa sta ancora bruciando”.

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-          A quanto sembra la campagna elettorale del Pdl sarà incentrata su una politica anti europea contro la Germania egemone e le politiche di austerity richieste dalla Bce. Bordate e critiche alle riforme effettuate dal governo Monti. Tutti propositi che però hanno già diversi padri, da Grillo a Di Pietro, da Vendola alla Lega Nord. Il rischio è infatti di non colmare nessun vuoto, perché il campo della protesta è già saturo.

–          In ultimo, ma non per questo meno importante, è il sostanziale discredito internazionale di cui gode Berlusconi all’estero. Non è una cosa da poco conto considerato il fatto che il Cav corre per diventare premier e quindi (nell’eventualità che vincesse le elezioni) dovrà in futuro interfacciarsi con gli altri leader europei e non solo. La sua ridiscesa in campo è stata accolta con sbigottimento oltralpe. La stampa estera (Financial Times, Libération) considera Berlusconi un male per l’Italia. Dello stesso avviso sono le istituzioni europee. Alle dichiarazioni del presidente del Parlamento europeo, Schulz (“Berlusconi è una minaccia per la stabilità”) si aggiungono quelle di tanti altri leader europei a partire dalla Merkel su quella che sarà la campagna elettorale del Cavaliere.

Anzi per allontanare lo spettro di un suo ritorno elogiano l’operato del premier Monti. Da Hollande a Merkel, da Barroso a Obama è tutto un coro di vicinanza e stima al Professore. Parole che hanno infatti irritato il Cavaliere: “Dall’Ue reazioni offensive. Vogliono indebolire le nostre aziende”.