Epifani: “Segretario non sia per forza candidato premier”

Cala il sipario sulla Festa democratica nazionale (mentre in giro per l’Italia eventi simili si sono già svolti o continuano) e a marcare l’ultimo giorno della kermesse è l’intervista di Lucia Annunziata al segretario del Pd Guglielmo Epifani.

Non è il momento più tranquillo per chi è chiamato a guidare il partito, con il rischio concreto che il governo presieduto da Enrico Letta cada nei prossimi giorni sulla discussione, in Giunta al Senato, sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore in base alla legge Severino.

Al segretario, dunque, tocca intervenire innanzitutto su questo: “Credo che il Governo debba esser messo in condizione di andare avanti, perché serve al paese. Se qualcuno decidesse di staccare la spina, credo se ne assumerà la responsabilità di fronte a tutto il paese e anche alla comunità internazionale”. Epifani fa i complimenti a Letta, ma per lui una cosa è certa: “Non possiamo andare avanti a lungo con questa fibrillazione per cui un giorno sembra che il Governo debba cadere e il giorno dopo che debba andare avanti, non si può farlo stare sulla graticola tutti i giorni”.

Nel caso malaugurato che Letta sia costretto alle dimissioni, per il segretario dem c’è un altro punto fermo: “Non si può tornare al voto con questa legge elettorale, anche perché rischiamo di ritrovarci magari di nuovo in una situazione di pareggio al Senato che impedirebbe quel Governo di cambiamento di cui avvertiamo la necessità”.

Esaurito l’argomento del governo, il fronte successivo è anche più spinoso, se possibile. Tocca infatti parlare del congresso e Epifani prova a dire la sua: “Io penso che servano due o tre cambiamenti delle nostre regole: il primo riguarda la figura del segretario, se debba essere automaticamente anche il candidato alla guida del Governo. Io penso che a noi convenga avere un segretario di alto profilo e livello che segue il partito e che può essere candidato alle primarie ma senza automatismi, che ci danno un problema in più e una flessibilità in meno”.

Un altro cambiamento, stavolta più radicale, dovrebbe portare all’inversione del percorso congressuale, facendo precedere il voto sul segretario dai voti sulle articolazioni locali: “Dobbiamo invertire il percorso – spiega Epifani, andando incontro a esigenze manifestate da vari dirigenti locali – non solo perché il 70% del Comuni vota in primavera ma anche perché penso che i congressi debbano avere uno svolgimento dal basso verso l’alto. A me non piace il contrario”.

Tutto questo, però, dovrà essere deciso all’assemblea nazionale dal 20 al 22 settembre e qui c’è il nodo della data, che interessa particolarmente Matteo Renzi e altri. “E’ giusto che l’assemblea nazionale, oltre che fissare le regole, fissi anche la data e il percorso congressuale – dichiara Epifani -. Spero che l’assemblea sia in condizione di chiudere l’accordo sulle regole, di fissare i tempi e il percorso del nostro congresso perché abbiamo bisogno di certezze”.

Per Epifani, il risultato finale da auspicare sarebbe “avere un partito che insieme, dentro una discussione in cui non contano solo le persone ma anche i progetti che si presentano, resta unito, plurale e con un segretario che alla fine sarà il segretario di tutti i democratici e le democratiche italiane”.

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Nell’intervista si parla anche della Siria (“Non basta rivolgersi all’Onu, il grande assente è l’Unione Europea, è incredibile che non ci sia uno straccio di politica estera comune e non può esserci solo un baricentro pangermanico”) e dell’eventuale grazia a Berlusconi (“Una prerogativa che spetta al Capo dello Stato, ho fiducia in quello che ha fatto e sta facendo”).

C’è però tempo anche per una stoccata al MoVimento 5 Stelle. “Penso che quella del M5S non sia vera democrazia – mette in guardia Epifani – se tu contrapponi alla democrazia parlamentare la democrazia diretta, ogni qualvolta nella storia si è fatta questa contrapposizione, si è partiti reclamando più democrazia e si è finiti sempre da una parte e dall’altra con la cancellazione della democrazia. Sempre”.

Il collante di tutte le democrazie, secondo il segretario Pd, è il sistema dei partiti, che si possono criticare, ma non cancellare: “Non conosco processi che partendo dalla democrazia diretta contrapposta a quella delegata abbiano portato più democrazia. Io però non conosco neanche democrazia senza i partiti e bisognerà che Grillo e non solo se ne faccia una ragione”.

Gabriele Maestri