Riforme, è bagarre M5S-Boldrini a Montecitorio

“Quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dai tetti”. Magari i deputati del MoVimento 5 Stelle non si saranno ispirati al Vangelo di Matteo, ma loro sul tetto di Montecitorio ci sono stati (e ci hanno pure dormito), per far conoscere a un’ampia platea la forzatura della Costituzione che, a loro dire, starebbe nel disegno di legge costituzionale in esame alla Camera.

Illudersi che, una volta scesi loro dal tetto, tutto sarebbe tornato normale era una pia illusione, dovendo invece essere pronti a nuovi e più ordinari colpi di teatro.

E dire che la seduta pomeridiana di oggi alla Camera prometteva bene fin dall’inizio. Da quando, cioè, i deputati del M5S hanno atteso che si arrivasse vicini al voto finale sul disegno di legge in questione, per far materializzare in un attimo manifestini tricolori, con tanto di scritta “No deroga art. 138”: una scena già vista tante altre volte, specie da Tangentopoli in poi (cambia solo il contenuto dei fogli, ma di carta se ne usa sempre tanta), ma di sicuro impatto visivo.

Non poteva non notare lo spettacolo la presidente Laura Boldrini, che difatti è intervenuta subito: “Avete già dimostrato il vostro dissenso” ha detto nel richiamare i deputati, mentre ha chiesto ai questori e ai commessi di intervenire per far rimuovere quegli insoliti tocchi di colore per l’aula. I commessi hanno prontamente eseguito, senza poter ottenere però che le mani dei cittadini parlamentari si abbassassero.

A Dio piacendo, il voto si è compiuto, ma di micce pronte a esplodere ce n’era almeno un’altra, a forma di maglietta. Quella t-shirt con lo slogan “La Costituzione è di tutti” con cui i deputati stellati hanno occupato il tetto di Montecitorio e che hanno indossato anche ieri, sotto gli sguardi perplessi e rassegnati dei commessi, celandola parzialmente sotto le giacche (obbligatorie per gli uomini).

Il problema è che quella maglietta la indossava una donna che cercava di assistere alla seduta dalle tribune, ma i commessi sono stati inflessibili, probabilmente dicendole che quell’indumento costituiva un “segno di approvazione” o una potenziale fonte di turbamento dell’ordine, comportamenti vietati dall’art. 64 del Regolamento della Camera. La notizia, magari attraverso un “pizzino” o un assistente solerte, è arrivata in aula al deputato stellato Giuseppe D’Ambrosio che ha subito chiesto conto alla presidente.

“La Costituzione è forse il simbolo di un gruppo?” ha domandato il cittadino, ricevendo pronta risposta: “Quello slogan è stato fatto proprio da un gruppo parlamentare”, parole con cui Laura Boldrini ha approvato il comportamento dei commessi.

(Per continuare a leggere, clicca su “2”)

Apriti cielo, anche se per dare fuoco alle polveri è bastato aprire il microfono. “Pd e Pdl sono due partiti surreali” ha gridato convinto il M5S Alessio Villarosa. Chiaro che ai surreali la cosa non sia piaciuta per niente.

Così il dem Ettore Rosato si è scagliato contro “insulti e provocazioni inaccettabili”, chiedendo ai cittadini stellati “senso di responsabilità e rispetto delle regole di convivenza invece di sollecitare i mal di pancia più profondi della gente”.

Non era certo un’offerta di pace, la sua, ma ci ha pensato Alessandro Di Battista a gettare fiotti di benzina sul fuoco, anche perché l’idea che l’esposizione dello striscione sul tetto della Camera possa essere in qualche modo punita da una prossima riunione dell’ufficio di presidenza, non gli va proprio giù. “Puniteci, sanzionateci a cinque stelle, tanto lo rifaremo mille volte – ha proclamato con potenza a tutta l’aula -. Il Pd è peggio del Pdl. Puniteci ma prima sbattete fuori i ladri“, guarnendo le parole col gesto delle manette.

Laura Boldrini, presidente della Camera

Al suo segnale, scatenate l’inferno. O, se non altro, le urla di sdegno che da ogni parte dell’aula si sono avvertite con chiarezza. E al Pdl Simone Baldelli non è bastato il nuovo richiamo della Boldrini: “Qui non e’ un asilo infantile. Quest’Aula va presieduta con fermezza e serietà”. Non deve averlo ascoltato il collega dell’Udc Angelo Cera, che poco dopo è sbottato del tutto e sarebbe partito come un treno verso i banchi dei 5 Stelle, se solo i commessi trafelati non lo avessero fermato.

Unica soluzione, sospendere la seduta e convocare i capigruppo. Tutti, non solo quello del M5S, perché il giochino era davvero sfuggito di mano a tutti o quasi. I lavori alla Camera riprenderanno domani (“Non è dando questo spettacolo che si rinsalda il prestigio delle Istituzioni: l’aula non è né un ring né un Colosseo” ha detto la presidente Boldrini), ma intanto ci ha pensato il 5 Stelle Danilo Toninelli a postare su Twitter un video ripreso da uno smartphone subito dopo la sospensione, che mostrerebbe il il placcaggio di un gruppo di deputati verso i banchi del M5s ad opera dei commessi trasformati in arbitri di wrestling.

“Pidiellini, probabili professionisti a libro paga di Berlusconi – cinguetta Toninelli a commento del video  – aggrediscono il M5S”. “Siamo stai accerchiati da tutti i deputati di Pdl e Pd – rincara il collega Sergio Battelli su Facebook – moltissimi i commessi hanno cercato di mantenere la calma. E’ bello vedere come si scalda il Pdl quando gli si mette davanti la verità, coda di paglia!?!”

Viene quasi da rimpiangere i tempi del ’49, quando si votava per l’adesione dell’Italia alla Nato e bisognava aspettare i resoconti parlamentari per sapere che il Pci Giuliano Pajetta si era lanciato “a catapulta” contro un altro deputato, poco prima che in una rissa volasse persino un cassetto. Allora si doveva immaginare la scena, ora basta un cellulare e le immagini delle risse, dovutamente squadrettate, arrivano ovunque. E di solito sono molto più becere di quelle immaginate.