Quelle larghe intese (telefoniche) tra Monte dei Paschi e la politica nazionale

rassegna stampa

Quelle larghe intese (telefoniche) tra Monte dei Paschi e la politica nazionale

Il 14 febbraio scorso, alla vigilia delle elezioni politiche, il leader del Pdl Silvio Berlusconi pronunciò – in un’intervista a Studio Aperto – le seguenti parole a proposito dell’affaire Montepaschi: “La magistratura di Siena si sta comportando bene, perchè non c’è nessuna notizia che viene fuori dagli interrogatori e non ci sono intercettazioni, mentre negli altri casi, lo penso da birichino, quelli che riguardavano me, ci sono state centinaia di migliaia di notizie uscite fuori dagli interrogatori e dalle intercettazioni”.

Ora, l’attesa del Cavaliere è finita. Stamattina, Guido Ruotolo – penna di punta de La Stampa – ha rivelato il contenuto delle intercettazioni effettuate sul telefono dell’ex presidente della banca senese Giuseppe Mussari. Dalle conversazioni catturate dagli inquirenti si è scoperto che la rubrica del cellulare dell’ex numero uno di Mps conteneva improbabili contatti “trasversali” del panorama politico nazionale. Infatti, la rete tessuta da Mussari coinvolgeva non solo nomi di spicco del Partito Democratico, ma anche esponenti ben in vista del partito del Cavaliere.

Ma andiamo per ordine: le intercettazioni telefoniche registrate fanno riferimento al 2010, ovvero tre anni prima dell’esplosione dello scandalo. I nomi che appaiono nei documenti processuali potrebbero formare un vero e proprio governo di “larghe intese”: Matteo Renzi, Massimo D’Alema, Romano Prodi, Giuliano Amato, Enrico Letta, Nicola Latorre, Pierluigi Bersani, Piero Fassino (non nuovo ai rapporti con i banchieri) e uomini del centrodestra come Gianni Letta, Daniela Santanché, Guido Crosetto e lo stesso Silvio Berlusconi. Quest’ultima lista sorprendente particolarmente, dal momento che la coalizione berlusconiana ha cavalcato lo scandalo senese in maniera ossessiva.

Certamente le conversazioni telefoniche prese in esame non hanno alcuna rilevanza penale, come quella tra l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi e l’intercettato speciale Mussari. Il Professore rivela al suo interlocutore: “Non ho nessuna intenzione di rientrare in politica” e chiede d’incontrarlo per “parlare del pericolo futuro della speculazione internazionale”. Era il 4 marzo del 2010, anno dell’inizio della crisi.

Forse è decisamente più affaristica la conversazione con il neo giudice della Corte Costituzionale Giuliano Amato. Il 1 aprile 2010, il Dottor Sottile chiama l’ex presidente dell’ABI per sottoporgli la sua particolare richiesta: “Mi vergogno a chiedertelo – ammette Amato – ma è per il nostro torneo ad Orbetello. È importante perché noi siamo ormai sull’uso che rimanga immutata la cifra della sponsorizzazione. Ciullini ha fatto sapere che insomma il Monte vorrebbe scendere da 150 a 125”. Mussari lo tranquillizza: “Va bene. Ma la compensiamo in un altro modo”. Amato conclude: “Guarda un po’ se ci riesci. Sennò io non saprei come fare. Trova un gruppo”. Allora Mussari si congeda: “Lo trovo. Contaci”.

Dalle intercettazioni risulta anche che il 12 marzo Mussari è stato ospite di Berlusconi a Palazzo Grazioli, mentre cinque giorni dopo Gianni Letta – allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – chiama il banchiere per chiedergli se fosse “possibile concedere al Teatro Biondo di Palermo un extrafido di 1.5 miliardi di euro garantito da finanziamenti assicurati dalla Regione e dal Comune”. Mussari risponde che se ne occuperà “immediatamente”.

Ma non finisce qui, perché l’ex presidente di Mps ha fatto da mediatore tra il Pd nazionale e quello senese per la scelta del candidato sindaco, poi ricaduta su Franco Ceccuzzi, eletto nel 2011 e dimessosi a causa dello strappo della maggioranza di centrosinistra in Consiglio comunale, in disaccordo sulla nomina dei nuovi membri della Fondazione Monte Paschi nel CdA dell’istituto di credito. Mussari dice a Ceccuzzi di aver parlato della sua candidatura con D’Alema, ma quest’ultimo “ha detto di voler prima sentire Casini”, probabilmente per concordare una possibile alleanza elettorale a livello locale. In una successiva telefonata a Fabio Borghi (dirigente Mps), Mussari ha confermato “di essere stato dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che aspetta che lo contatti telefonicamente per fissare un appuntamento”.

È probabile che nessuna delle intercettazioni trascritte avrà ripercussioni giudiziarie influenti. Tuttavia, attraverso la lettura dei brogliacci contenenti le conversazioni telefoniche, abbiamo visto come Giuseppe Mussari si sia rivelato un abile mediatore (e manovratore?) tra le due parti avverse della politica italiana. Quando si parla di affari, le inimicizie e i rancori si mettono da parte. Per il bene della propria banca.

 

Fabrizio Neironi